21 marzo 2012

Maxi (quasi) salva Max

Se a nessuno, diceva quel mattacchione di Andy Warhol, si negano 15 minuti di notorietà nell'arco di una vita intera, forse per una volta si potrà concedere all'Allegri Max un (parziale) onore delle armi.

Iersera, ai bordi dello Juventus Stadium (nome insopportabile ma struttura meravigliosa), lo vedevi più insofferente che mai. Di tanto in tanto sbraitava, spesso ciondolava, sbuffando o sussurrando chissà cosa al buon Tassotti e al redivivo Gattuso. Ognor guatava, triste e pensoso, il febbricitante spilungone dal passaporto svedese che infinite addusse vittorie (d'italico campionato) al Diavolo, ma che iersera, come da copione di partita decisiva, atono e afono si rivelava. L'Allegri attende e spera, spera e attende, ma dopo 45 minuti decide che l'Ibra col codino può prendere una bella doccia calda. O perché così si fa - gli avran detto - se la bua aumenta, o perché in una delle sue passeggiate davanti alla panchina Max deve avere incrociato lo sguardo (anzi l'improbabile chioma ossigenata) di Maxi: non certo un fenomeno, ma di ruolo (e di vocazione) facitore di goals, bravo a proteggere il pallone negli spazi stretti e concreto assai.

20 marzo 2012, Juventus Stadium, Torino
Maxi López si destreggia tra i difensori della Juventus prima di scoccare
il gran tiro del vantaggio provvisorio del Milan nella semifinale di Coppa Italia 2012

Anche iersera Lopez preparato e diligente si dimostra senz'altro, e (complice anche il solito ronziname di due italici defenders) per poco non salva Allegri (cioè la sua fama di vincente in patria): uno che rimarrà sempre di fascia B, ma che per una sera, per un motivo almeno, si è scrollata di dosso la suppletiva pesante G.

Mans