12 aprile 2012

Classici ma anacronistici

Il weekend pasquale dell'anno del signore 2012 ha offerto, a chi se li voleva gustare, due derby internazionali di lunga tradizione: Boca Juniors - Argentinos Juniors, e Paris Saint Germain - Olympique Marseille. Me li sono visti entrambi, più per curiosità che per altro. Ho potuto assistere così a due anacronismi.

Julio César Falcioni, entrenador del Boca Juniors
(VQA: fascia D | Coefficiente eupallometrico: 5)
Da un lato il derby di Buenos Aires nella mitica Bombonera stipata e agghindata come sempre (festoni a lista che scendono sugli spalti in verticale, coriandoli e carta al vento del campo, procaci falene sugli spalti, etc.). Un match del secolo scorso: teso e maschio come tradizione, virile nei duelli uno contro uno, autarchico nei protagonisti (due soli paraguagi tra i titolari), senza giocatori africani o neri in campo, discreto tatticamente (ormai le difese sono a quattro a zona, coperte da una linea di tre, anche sul Río de la Plata) e modesto tecnicamente (l'unica Valida in campo era il vecchio Juan Román Riquelme, mentre il ruolo di bomber era interpretato dal Tanque chiamato dal Corvo in riva all'Arno a vagare in bianco per un semestre), giocatori scortati negli spogliatoi da poliziotti in tenuta antisommossa a proteggerli con gli scudi dai lanci di oggettistica variamente contundente dagli spalti, e così via. Volti che portano ancora i segni delle generazioni che hanno sofferto la fame. Un calcio costretto a giocare nel pomeriggio per offrirsi al prime time europeo, ma che rivendica orgogliosamente, ai suoi compatrioti, di essere "fútbol para todos". Un calcio ancora fascinoso nel suo anacronismo.

7 aprile 2012, Estadio Alberto Jacinto Armando, Ciudad de Buenos Aires
Boca Juniors - Argentinos Juniors 2:1
Tabellino | HL [10:02] | Galleria fotografica

Carlo Ancelotti, entraîneur del Paris Saint Germain
(VQA: fascia A1 | Coefficiente eupallometrico: 27,5)
Totalmente diverso il derby andato in scena al Parc des Princes. Stadio ricolmo anche qui, ma pieno di pubblicità, steward, hostess, VIP in tribuna, musicaccia sparata a tutto volume, l'occhio di bue a zigzagare su una folla (assunta, essa, a protagonista dello spettacolo) di sedentari sovrappeso. Un contesto pop, vale a dire, ontologicamente deprimente. Anche la tecnologia era mortificante: telecamere telemetriche ai bordi del campo e a sorvolarlo (vista in stile play-station una punizione di Alex in cui l'occhio ha seguito in soggettiva la posizione del pallone e non la geometria degli spazi), un pallone rosa che sembrava una bubble-gum, spreco di replay da tutte le posizioni per azioni di mestissimo calcio. Si aggiunga la sigla televisiva del prodotto Ligue 1 dove i giocatori sono definitivamente sostituiti dai loro avatar virtuali. Qui i giocatorini di qualche valore erano Menez (in giornata sì) e Pastore (emigrato dalla Pampa per riscattare gli eredi dalla fame, in giornata no): gli altri, a parte il rimpianto Thiago Motta, solo una manica di ronzini e onesti pedatori, appesantiti dal muscolarismo senza tecnica di tanti armadi neri. L'anacronismo è inquietante perché illustra il calcio che sta per arrivare, quello in mano agli sceicchi e ai flying emirates, eminentemente "spettacolare" quanto irreale. Alla fine l'unica nota rassicurante era il sopracciglio arcuato con cui Carletto nostro è uscito dal campo: vincitore di un modestissimo Classique sull'attendente di campo di Napoleone.

8 aprile 2012, Parc des Princes, Paris
Paris Saint Germain - Olympique Marseille 2:1
Tabellino | HL [3:06]