9 maggio 2012

Bianco e nero

Dunque dobbiamo celebrare il ritorno dello scudetto sulle maglie bianconere dopo nove anni di attesa del suo popolo rancoroso. Uno scudetto meritato quanto buttato via dal Milan che possedeva un organico di qualità migliore. La differenza l'ha fatta la ricerca del gioco e il merito è tutto di Antonio Conte e della sua duttilità tattica, capace di valorizzare le qualità dei singoli e di mascherarne le lacune: l'assestamento del centrocampo intorno a Pirlo, Vidal e Marchisio è stata la chiave vincente, che ha blindato la difesa con la qualità (e senza bisogno dei Melo e dei Sissoko) e ha supplito con le incursioni da dietro all'incapacità dei suoi attaccanti (abituati per indole a ricevere la palla sul piede) di lanciarsi negli spazi, dove hanno invece giganteggiato gli esterni e i mediani, a cominciare da Lichtsteiner. La sostituzione di Pirlo con Van Bommel da parte di Allegri dice tutto sull'idea di gioco perseguita invece dal Milan attraverso le individualità: non solo il fagocitatore Ibra (mai come quest'anno è emersa, con l'età, la sua vocazione a spegnere l'azione anziché ad aprirla), ma anche le incursioni di Boateng e Nocerino. Nelle 36 partite disputate (suo record assoluto, segno della ritrovata giovinezza agonistica) Pirlo ha passato 326 palloni a Marchisio, 314 a Vidal e a Chiellini, 240 a Lichtsteiner e 220 a Bonucci [fonte "Gazzetta dello sport"]: non un playmaker, ma un vero kingmaker.

Conte e i suoi hanno mostrato il calcio migliore possibile in Italia in questo momento. Anche favorita dalle settimane passate nell'umidità di Vinovo anziché in giro per l'Europa, la squadra ha fatto molto didattica e i risultati si sono visti. Soprattutto, è l'unica squadra italiana che ha mostrato di saper correre per 90 minuti come accade nelle coppe, dove in genere le nostre pagano dazio sul ritmo e sulla tenuta (un gap che anche nella palla ovale è lampante nella nostra nazionale che regge per la sola prima ora). Mi auguro che non venga fuori che come ai tempi di Lippi e Guariniello la farmacia ha dato anche questa volta una mano (per la storia: "è stata ritenuta provata l'illecita somministrazione di farmaci ai calciatori della Juve, eccetto l'epo, la famigerata eritropoietina. Cala così un'ombra pesante sui più bei trionfi bianconeri della gestione Moggi-Giraudo: tre scudetti, una Champions League, due Supercoppe italiane, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale": vedi qui). La storia della Juventus non è immacolata purtroppo e i sospetti fanno parte della sua identità, quanto l'arroganza: il tormentone della terza stella ne è solo il sigillo.

Ma stiamo al bel gioco che la Juventus ha saputo mostrare. Ora si tratterà di confermarlo in Italia e in Europa la prossima stagione: le premesse per l'apertura di un ciclo (che sarebbe il quarto dopo quelli di Carcano, Trapattoni e Lippi) sembrano esserci, grazie anche all'assenza di risorse (economiche ma anche morali) delle avversarie italiche. Dopo anni di errori, commessi anche dagli stessi Marotta e Agnelli (basterebbe pensare alla volontà di confermare Del Neri e all'acquisto di Ziegler nemmeno 12 mesi fa), il mercato estivo 2011 e quello invernale 2012 si sono rivelati azzeccati in entrata e in uscita (con qualche tara, ma ininfluente, come Esti, Elia, Pazienza, Padoin). La differenza in Europa potrà farla solo un attaccante di qualità: che è la necessità primaria. Staremo a vedere. Intanto grazie per il bel gioco mostrato in molte partite (con il Milan e l'Inter a San Siro, con la Roma, etc.): qualche lampo nella tenebra del calcio italico di questi anni.

Azor