6 maggio 2012

Italians

21 marzo 2012, Etihad Stadium, Manchester
I due Roberti per la prima volta contro da managers
Il weekend pedatorio europeo proponeva tre partite di rilievo: la finale della FA Cup e l'insidiosa trasferta del City a Newcastle in Inghilterra, il derby della Madunina in Italia. A farla da padrone sono stati gli italiani d'Oltre Manica. Roberto Di Matteo ha vinto con merito il torneo che gli inglesi reputano di maggior blasone su un Liverpool dimesso, in drammatico declino dopo gli anni d'oro di Benitez. Solo l'entrata di Carroll dopo un'ora ha dato peso a un attacco anemico affidato al sopravvalutato (nonché razzista) Suarez. Ai Blues è bastata l'esperienza dei suoi bucanieri per averla vinta: gol (largamente evitabile dall'impreparata difesa dei Reds) all'avvio, poi noiosa gestione e contropiede alla ripresa. Una palla mezza dentro / mezza fuori di Carroll all'80° (sempre nella porta orientale del Wembley Stadium, quella di Hurst per intendersi) avrebbe premiato oltre modo l'eretismo agonistico dell'ultima mezzora del Liverpool. Qualche protesta sul momento, una rapida moviola d'ufficio a fine gara su ESPN e poi silenzio su tutti i media: Galliani l'avrebbe messa subito sul telefonino, Allegri e Conte l'avrebbero continuata a raccontare ai nipotini e il blob mediatico italiota l'avrebbe macinata per anni ... Strette di mano alla fine tra tutti i contendenti e al massimo un "We were unlucky" da parte dei Reds. RDM è il primo italiano a vincere la FA Cup sia da giocatore sia da manager: ora l'attendono i Roten di München in questo suo strabiliante finale di stagione. A naso non è finita qui.

Roberto Mancini ha espugnato invece Newcastle con la sua armata (anch'essa sopravvalutata) grazie a un sagace attendismo tattico. Dopo un'ora di inane fraseggio dei piccoletti davanti (non ho contato un cross dalle fasce) fuori Tevez e dentro De Jong con l'avanzata di Touré a trequartista dietro ad Aguero e poi a Dzeko. Risultato: due gol molto belli di Yaya negli ulimi venti minuti. Il Mancio sta per coronare il suo capolavoro: una clamorosa rimonta sulla corazzata in panne dei cugini nelle ultime quattro partite. Sia detto ex ante: sarebbe pienamente meritato. I nesci osserverebbero che è facile vincere con i campioni. Balle: con una rosa valutata 590 milioni The Special One ha portato a casa una Liga (spagnola, scozzese o "de mierda" a seconda dei punti di vista) e una super coppetta in due anni (due soli tituli su sette trofei in palio). Non bastano i giocatori. Occorre anche il gioco: e il Mancio lo insegue da sempre, sia in campo sia in panchina, con duttilità e adattandosi ai giocatori (rombo all'Inter, 231 al City) e puntando sempre, alla fine, sulla qualità dei singoli. Dovesse vincere la Premier completerebbe una clamorosa quanto inedita doppietta italica in terra d'Albione.

La combinazione mette in rilievo la grandezza e insieme la debolezza del calcio inglese. Capace di accogliere i sudditi dell'impero e chiunque dimostri di meritare di entrare a far parte della sua élite, e di ospitare i tornei più cosmopoliti del pianeta eupallico. Gli inglesi in campo a Wembley ieri erano solo 9 su 26 [vedi tabellino] e oggi a Newcastle solo 9 su 28 [vedi]. E questo è il controvalore della proiezione mondiale: l'ultimo manager inglese ad aver vinto il campionato è stato Howard Wilkinson (sic!) nel 1992 con il Leeds, mentre l'ultimo a vincere una coppa internazionale è stato Howard Kendall nel 1985 con l'Everton (a meno di non contare Bobby Robson con il Barcellona nel 1997). La nazionale è perenne fonte di delusione per i sudditi di sua Maestà, che sono costretti a ricordare solo i due terzi posti del 1990 e 1996 dopo il non limpido trionfo casalingo del 1966. In un rigurgito di nazionalismo, dopo il mercenariato svedese e italico, la panca è stata ora affidata a quel buon uomo di Roy Hodgson. Sfido chiunque a dimostrare che sia un allenatore migliore di Fabio Capello: un altro Italian, nonostante il suo bad english. Senza dire dei manzi in campo: solo Rooney si erge a valore assoluto.

Azor