19 maggio 2012, Fußball Arena, München La splendida incornata di Didier Drogba, uno degli eroi della finale |
Non si arriva per caso in finale di Champions. Ci si può arrivare con l'aiuto della fortuna, ma non perché non si meriti. Certo, tutto il Barça sogna ancora i pali, le traverse e le occasioni stregate che gli hanno precluso la finale, che per qualità di gioco avrebbe meritato anche quest'anno (come nel 2010) nonostante gli appannamenti armonici. Ma il Chelsea ha segnato 3 reti ai catalani, di cui due nella tana del lupo. Così come il Bayern aveva meritato ampiamente di prevalere sul Real, proprio per la qualità del gioco e al di là dei 3 gol messi comunque nel sacco a Casillas.
Il disegno di Eupalla in realtà è chiaro se lo si vuole leggere. Perplessa anche lei (e noi con lei) dell'andazzo finanziario che sta trasformando il gioco più bello del mondo, ha tenuto sulla corda il petromagnate fino a quando poteva senza danneggiare il gruppo di buoni giocatori che meritavano l'alloro da tempo: in questo modo il figlio di Abramo è stato costretto a sborsare la bazzecola di 2.500 milioni (5 miliardi di lire del vecchio conio) per mettersi in bacheca la coppa, i giocatori hanno avuto il loro riconoscimento, e - come plus (pronunciasi plus e non plas: la lingua è il latino) - ha accolto in grembo l'allenatore più estemporaneo della gestione russa. Ai suoi occhi non meritava Mourinho e nemmeno Ancelotti, tantomeno Scolari o Villa Boas. Un segnale era già stato il bonus dato a Grant, finalista non premiato insieme a Terry e alla sua zolla nel 2008. Insieme a Drogba e a Cech (che aveva studiato tutti i rigoristi: si è buttato sempre dalla parte del tiro, si noti), e allo spirito del gruppo, l'eroe della cavalcata finale è stato infatti Roberto Di Matteo.
Jonathan Wilson [qui] gli riconosce giustamente tutti i meriti tattici, notando sottilmente come non si tratti affatto del catenaccio predicato da Gioanbrerafucarlo (perché quello prevedeva il "libero", lo sweeper [questa invece è lingua inglese, si pronuncia suuiper e significa "spazzino"], alle spalle della linea dei difensori) ma dello spirito migliore del catenaccio. Col Barça RDM era stato costretto a parcheggiare l'autobus a due piani in area: ieri no, non s'è visto nulla di tutto ciò (anche perché gli interpreti erano seconde scelte), ma un'attenta e magistrale gestione del gioco e del tempo. Mano a mano che i manzi tedeschi si sfiancavano sono usciti dalla propria metà campo i Blues, che hanno tenuto in mano il gioco dall'80° al 110° circa. Non a caso è stato proprio allora che hanno beccato il gol di Muller perché appena un po' scoperti.
"Das ist ein absoluter Albtraum" |
Una considerazione conclusiva la merita Roberto Di Matteo: è grazie al suo magistrale gioco all'italiana che il Chelsea ha vinto, quasi fuori tempo massimo, la Champions'. E' il settimo allenatore italiano a vincerla (dopo Rocco, Trapattoni, Sacchi, Capello, Lippi e Ancelotti, e scusate se è poco), il primo con una squadra non italiana. Non credo debba dare prova ulteriore del suo talento per essere ritenuto un ottimo allenatore. Non ha vinto per caso, ma con merito: alla fine, vince sempre il migliore.
Azor