17 giugno 2012

Anime morte ed opliti imperituri

Che serata! Altro che pasticceria. Qui ci vorrebbero Ivan Aleksàndrovič Gončaròv e Nikolaj Vasil'evič Gogol' per cercare di perscrutare nell'anima dei giocatori russi, in quel senso di apatia, di torpore e di mollezza che li ha inaspettatamente avvinti nel secondo tempo contro i greci, assatanati opliti alle Termopili. Anime morte, afflitte da oblomovismo, incapaci di reagire al gol regalato a quella volpe astuta di Giorgos Karagounis da un erroraccio di Sergei Ignashevich negli ultimi secondi del primo tempo. Solo Dick Advocaat ha intuito il dramma che stava per compiersi, ancor prima che da Wroclaw giungesse la notizia del gol di Petr Jiráček alla metà della ripresa che condannava la Russia all'eliminazione: ma l'allenatore olandese ha dovuto assistere, tra l'incredulo e l'incazzato assai, al black out ancestrale di una cultura a lui, in definitiva, estranea. Non credo ci sia altra spiegazione possibile alla non pronosticata débâcle di una squadra che ha perso sicurezza di sé partita dopo partita, dopo un inizio tatticamente e tecnicamente impeccabile proprio contro quei cechi che poi sarebbero arrivati primi nel girone. Anime morte.

Gli opliti greci paiono ormai pronti a opporsi all'esercito dei barbari teutonici
Di contro è l'impresa greca, che rievoca i fasti del 2004. Una squadra che sembrava spacciata come il proprio paese, e che invece in ogni partita ha combattuto su ogni pallone ed è salita all'Olimpo giusto all'ultimo stadio, dopo aver pagato il solito dazio ambientale ai padroni di casa nell'incontro inaugurale ed essersi arresa ai cechi di strettissima misura. A meno di altri impronosticati rovesciamenti nelle partite di domani sera, ci attende il 22 giugno 2012, all'Arena di Gdansk, il quarto di finale che auspicavo per motivi storici e politici.

A esacerbarlo potrebbe essere anche l'esito delle elezioni di domani in Grecia e le prospettiva di uscita del paese dal sistema monetario europeo. Comunque la si giri, la Grecia - che ha le sue colpe, le sue scaltrezze e le sue ignavie mediterranee - è stata vittima di un'oscena politica guidata dalla Germania e dai "paesi seri" del nord Europa, che ha costretto il suo popolo a un repentino e dolorosissimo ritorno a un passato povero e petroso. Sulla pelle, sulle emozioni e sull'immaginario dei greci si è consumata una delle pagine più vergognose dell'Unione europea e probabilmente il suo fallimento. Anche per questo, la partita di venerdì prossimo non sarà solo una partita di calcio, ma come spesso accade - ed è giusto che accada per il valore universale e culturale del gioco più bello del mondo - avrà significati che trascenderanno le gesta sul campo. La grande Germania sarà sola contro l'Europa, i greci avranno con loro tutti i popoli che stanno soffrendo gli errori di una classe dirigente eurocratica inadeguata e corrotta, da combattere e sconfiggere non solo nei nostri amati santuari ma anche nelle piazze, nelle cabine elettorali e nell'elaborazione di un pensiero che opponga alla drammatica ignoranza dei tecnici e degli economisti che ci hanno condotto a questa morta gora il senso profondo dei valori storici e umanistici dell'Occidente. Di cui le città greche sono state la culla 2.500 anni fa e grazie alle quali siamo ancora qui a poterne parlare in libertà e in democrazia.

Azor