11 giugno 2012

English Revolution

11 giugno 2012, Donbass Arena, Donetsk
Charles Joseph John Hart riceve la telefonata di سمير نصري‎
ma non è in grado di rispondere
Nella vecchia e conservatrice Inghilterra è in atto un'autentica rivoluzione culturale. Il primo ad accorgersene e a dirlo con poche e chiare parole, durante la solita deprimente telecronaca RAI, è stato Emiliano Mondonico nello spazio riservato ai commenti dallo studio durante l'intervallo. Mondo sa benissimo cosa sia il calcio pratico e difensivista della provincia italiana, e non ci voleva poi molto a capire che l'assetto albionico era proprio quello del Chelsea, quello rispolverato da Di Matteo: due trincee scavate al limite dell'area e poco più avanti, contenimento e contropiede. Hodgson ha, se non altro, compreso che si trattava della cosa più semplice da organizzare nel poco tempo disponibile; e gli manca per le prime due del girone l'uomo migliore, costretto ai margini dalle proprie intemperanze agonistiche. Così, il possesso inerziale dei francesi non ha prodotto davvero nulla, e solo la patologica assenza di un goalkeeper con passaporto inglese capace di rinverdire la tradizione perlomeno di Shilton (non dico di Banks) ha loro consentito di artigliare il pari con una telefonata interurbana di Nasri cui Hart non ha fatto in tempo a rispondere. Incapaci di verticalizzare, i blues si affidano sistematicamente a Ribery e a Nasri per la costruzione delle trame d'attacco; i due, però, sono abituati a portar palla più che a rapide combinazioni, e Benzema non è mai stato seriamente liberato a distanze accettabili dalla porta. Molto più veloci e potenzialmente pericolose le folate inglesi, che si spegnevano troppo spesso tra i piedi dei due insipienti esterni di serata (Milner e Chamberlain). Così ne è sortito un pari piuttosto soporifero, favorito a quanto pare dall'alto tasso di umidità (le telecamere hanno colto, per un istante, la folkloristica ronfata di un anziano e sovrappeso follower dei galletti); resta l'impressione che i francesi siano peggio di quel che si prevedeva, e gli inglesi meglio di quel che si temeva. Forse perché, per la prima volta, affrontano la competizione senza spocchia e superiority complex; e qui sta, appunto, il senso della loro rivoluzione culturale.

Azor