21 dicembre 2012

Vent'anni dopo: rassegna stampa

A Gioanncarlo saranno di certo fischiate le orecchie, e forse anche girate le scatole. Però il ventennale è stato una festa. Repubblica ha stampato una selezione (ottima) di (propri) articoli (Parola di Brera); Maietti ha ri-pubblicato Il calciolinguaggio di Brera (uscì nel '76, ma era già stato riproposto dal medesimo anche in Com'era bello con Gianni Brera, del 2002). Altre ristampe di opere breriane sono sicuramente in cantiere. Purtroppo, pare abbandonato a se stesso El sitt del Gioânn Brera (fu Carlo): non più aggiornato dal 2001, contiene ormai troppi rimandi a materiali indisponibili. E lo stesso pare potersi dire per il sito dell'Associazione Amici di Gianni Brera, fondata nel 1995. Le carte depositate presso la Fondazione Mondadori nel 2011 sono "in corso di riordino" (vedi anche il video dell'annuncio). Una mostra è in programma a Pavia.

Anni '50: Gianni Brera palleggia sul prato dell'Arena Civica
di Milano, che a lui verrà intitolata nel 2002

Va rilevato come molti di coloro cui i vari quotidiani affidarono la stesura di un ricordo nel '92 sono a loro volta e nel frattempo passati a miglior vita: Giorgio Bocca, Beniamino Placido, Antonio Ghirelli, Oreste Del Buono, Giuseppe Signori, Enzo Bearzot, giusto per ricordarne alcuni.

Ecco una rassegna (non completa) di voci: raccolte ovviamente sul web, destinate ai quotidiani e non solo degli ultimi giorni.

Gigi Garanzini, Gianni Brera vent'anni dopo, video (Mediacenter de Il Sole 24 Ore): "Di Brera non si butta via davvero niente e non credo niente verrà mai buttato via" (come del maiale).

Dario Ceccarelli,  Vent'anni fa moriva Gianni Brera: grande polemista, reinventò il gergo calcistico (ma non capì il Milan di Sacchi)Il Sole 24Ore: "...e quella sua idea, un po' compiaciuta, che nulla cambia o cambierà. Abatini siamo e abatini restemo, secula secolorum, come direbbe il Maestro dando la benedizione agli adoranti seduti al desco".

Paolo Pagani, Gianni Brera, ricordando l'Ariosto plebeo della bassa, Sky.it: "Brera il Bassaiolo scriveva sprigionando afrori di strutto, fagioli lessi, pane grosso, sabbioni dell’Olona".

Sergio Meda, Un paio di mesi con Gianni Brera, Panorama: "L’arrivo, a fine ottobre 1976, di Gino Palumbo chiamato a dirigere La Gazzetta, impose l’uscita – lui diceva la buon’uscita – immediata di Brera che definiva il giornalista napoletano 'troppo per i miei gusti'. Com’è noto si erano presi a pugni (cominciò Palumbo) in tribuna stampa a Brescia. Di Palumbo, per altri un genio del giornalismo, aveva questa 'alta considerazione', reputandolo didascalico in eccesso. Chiarisco: ogni volta che c’era il derby di Milano scriveva sul Corriere e poi sul Corriere d’Informazione, il giornale della sera, le indicazioni per raggiungere lo stadio di San Siro. Brera diceva allora serio serio: 'prima o poi ripubblicherà l’alfabeto'.

Gianni Brera, 20 anni fa il calcio perdeva il suo cantore più grande, Il Messaggero, articolo non firmato: "... trasformò leggende di provincia in categorie universali. Come quando teorizzava l'atavica inferiorità fisica del popolo italico come fondamento di un unico, possibile gioco: il difensivismo, per uccellare l'avversario atleticamente più forte".

Gianni Mura e Giuseppe Smorto, C'è un campione in redazioneRepubblica.it, 'Punto e svirgola': "Ricordo una stupenda sfuriata di Scalfari in riunione. Forse non leggeva spesso Brera. Fatto sta che cominciò a declamare un pezzo di Gianni, pieno di Cippirimerlo e citazioni in latino. 'Ma questo è sport?' domandò. Gianni Rocca, il vicedirettore, cercava inutilmente di placarlo: 'Brera scrive sempre così'.

Gianni Clerici, La Repubblica, supplemento La domenica del 16 dicembre 2012 ("I taccuini di Brera"): "El Brera, mi el legi semper', mi dissero un numero di persone che, per l’umiltà economica degli italiani degli anni Cinquanta e seguenti, mai si erano potuti permettere altro che il giornale".

Tony Damascelli, molto polemico: Gianni Brera e la memoria cancellata, Il Giornale: "Leggendo in queste ore l'ennesimo ricordo di Brera mi è sembrato, come da tempo, che il grande maestro abbia esercitato il suo mestiere in esclusiva per la Repubblica, non avendo frequentato altri fogli, se non marginali, come la Gazzetta dello Sport, il Giorno, il Guerin Sportivo e, fra gli altri, quella specie di giornale che è appunto Il Giornale, ai giorni di Brera Il Giornale Nuovo, dove lo volle Indro Montanelli".

Stefano Olivari, Cosa rimane di BreraGuerin Sportivo: "Fra gli aspetti positivi del brerismo, quelli che sicuramente non sono rimasti sono lo studio della materia trattata (il Brera dell’atletica leggera è in questo senso esemplare) e soprattutto il senso critico".

Mans