19 febbraio 2013

Salviamo il soldato Strama

Andrea Stramaccioni è sulla graticola e sarà probabilmente esonerato entro l'estate. E' un copione scontato: l'allenatore è l'anello debole della catena, il vasetto di coccio. I presidenti non possono esonerare se stessi, e nemmeno i giocatori, costosissimi all'acquisto e prebendati oltre il comune senso del pudore. Dunque siamo nel già noto e nello stravisto. Nondimeno, come già feci lo scorso anno con Claudio Regolo [vedi], desidero ringraziare sinceramente anche Andrea Stramaccioni per aver garantito alla Beneamata i 40 punti salvezza con largo anticipo. Mi fa sorridere che un giornalista di qualità come Mario Sconcerti scriva il 18 febbraio anno Domini 2013: "la squadra, non c'è, non può esserci, mancano gli ingredienti. Molti giocatori sono costruiti dalla stampa, giocassero nel Catania non ne parlerebbe nessuno. Altri sono chiaramente sopravvalutati. L'Inter ha bisogno di grandi giocatori subito e di un grande progetto di squadra. La crisi viene da lontano, forse c'è sempre stata" [fonte].

Andrea Stramaccioni nella fossa dei leoni
OK, ma Sconcerti dov'era nel settembre del 2010? E in quello del 2011? O nel più recente? Intendo, dopo i mercatini che hanno smantellato la squadra del grande ciclo 2005-2011 [vedi]. Eppure, tutto era profilato sin dal 1° settembre 2010, al termine della campagna acquisti e cessioni successiva al Triplete: Benitez, che aveva chiara in mente la necessità di rinnovare ampiamente un organico spremuto, aveva suggerito l'acquisto di Mascherano, Kuyt, Evra e Jovetic, ed ebbe Biabiany, Coutinho, Obi, Castellazzi e ceduto Balotelli. Risultato: il 26 settembre successivo l'Inter fu per l'ultima volta (a tutt'oggi) capolista ...

Di cosa stiamo parlando, allora? Ho la fortuna di avere un amico nerazzurro, persona di raffinata cultura letteraria, che sragiona come un tifoso e vive sull'onda emozionale del momento. Dico: è una fortuna, perché mi consente di misurare "live" il polso del popolo nerazzurro  perennemente orfano di qualche mito. Il de cuius vive come moltissimi altri nell'inconsolabile vedovanza di José Mourinho, di cui celebra quotidianamente il culto della personalità, e di solidi luoghi comuni: ora il ritornello di fondo è il mantra pavloviano "non è da Inter", rivolto un po' a tutti a 360 gradi a seconda dell'ora del dì.

Nel 2010 il mantra era invece "squadra che vince non si tocca". Ma davvero continuò poi a vincere? L'unica sciagurata cessione di quell'estate fu quella di Balotelli, salutata sempre dal de cuius come una salutare epurazione di "uno neurone", come dettava lo slogan salazarista. La squadra da allora non ha più vinto né lo scudetto né la Champions: per inerzia agguantò una supercoppa e una coppa italica grazie agli ultimi estri futbolistici dell'unico grande campione di quella rosa, Samuel Eto'o, e un mondiale per club, spezzando le reni al Seongnam e al Mazembe. Dal 29 maggio 2011, per la "squadra che vince non si tocca" è notte fonda. Forse era meglio (ri)toccarla per tempo ... [approfondimenti].

Un altro dato interessante è rilevare il valore dei campioni della "squadra che vince non si tocca". Prendiamo il tabellino della finale di CL del 22 maggio 2010: Júlio César (che allora raggiunse il valore di mercato di 24 mln) è stato svincolato a parametro zero; Lúcio (16,5) idem; Samuel (13,5) è ancora in rosa; Maicon (32) è stato ceduto per 3,75 mln; Chivu (15,5) è ancora in rosa; Cambiasso (31) è ancora in rosa; Zanetti (7) è ancora in rosa; Sneijder (45) è stato ceduto per 7,5; Pandev (18) per 9; Eto'o (37,5) per 27; Milito (28) è ancora in rosa; Toldo (0), Córdoba (4) e Materazzi (1,5) si sono ritirati; Stankovic (16) è ancora in rosa; Muntari (13) si è svincolato a parametro zero; Mariga (8) è riandato in prestito fuori; Balotelli fu liquidato subito per 29,5. Per dovere di completezza aggiungiamo Thiago Motta (16), quella sera squalificato: venduto per 11,5 [fonte dei dati].

Ezequiel Matías Schelotto, eroe eponimo del mercato invernale 2013:
3,5 miloni più il cartellino di Marko Livaja, per sostituire Jonathan
Tutti coloro che hanno acquistato o venduto una casa sanno bene che il valore di mercato non è quello di vendita. Ma anche i bambini sanno che occorre essere anticiclici: quando il valore è alto occorre vendere, e acquistare quando il valore è basso. Credo che i dati nerazzurri parlino da soli: in un'epoca di costrizione al fair play finanziario dell'UEFA, il patrimonio è stato svalutato maldestramente (esemplare la svendita di Maicon a 1/10 del valore potenziale ...). Eppure la società ha giustificato proprio alla luce del fair play le cessioni degli unici due giocatori che, per classe e anagrafe, non andavano ceduti: Eto'o e Balotelli. Al contrario, si è mancata l'occasione di vendere giocatori che per anagrafe (e successivo, pronosticabilissimo, declino) potevano essere venduti al top: Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Sneijder, Milito, e gli stessi Pandev, Lucio, Chivu, Stankovic, per limitarci ai giocatori con valore superiore ai 15 milioni. Bastava venderne la metà al momento giusto (tra l'estate del 2010 e quella del 2011) per portare a casa minimo minimo 100 milioni.

Dicono i Nesci: ma come si fa? Come si può sapere cosa accadrà nell'immediato futuro? Ci sono vari esempi recenti di come si fa, se si è capaci e competenti. Il Manchester United vince la Champions League e il Mondiale per club nel 2008, anche grazie ai gol di Cristiano Ronaldo, e l'estate successiva Ferguson lo cede al Real Madrid per la cifra di 180 miliardi di lire del vecchio conio: da allora il Manchester è sempre ai vertici del calcio europeo. La Juventus vende Zidane al Real nell'estate del 2001 per la cifra di 150 miliardi (sempre di lire) e vince due campionati di fila e finisce in finale di CL nel 2003. Il Milan vende Kakà (sempre al Real ...) nel 2009 per 65 milioni (di euro) e da allora gioca sempre i turni finali a eliminazione diretta di CL e vince un campionato. E mi fermo qui con gli esempi.

Certo, non basta vendere bene. Bisogna essere capaci di acquistare altrettanto bene. Vediamo quanto ha speso l'Inter nelle tre stagioni successive al Triplete: 46,685 milioni nel 2010-2011, 39,700 nel 2011-2012 e 64,550 questa stagione. Totale? 150,935 milioni: sì, 300 miliardi di lire del vecchio conio. I nuovi titolari sono (tra i primi 11 per minuti giocati nelle 25 partite dell'attuale campionato) Handanovic, Ranocchia, Juan, Nagatomo, Gargano, Cassano, Palacio e Guarin. Dunque il ricambio c'è stato: gli unici tre reduci sono Zanetti, Cambiasso e Milito. Non vedo campioni, però, tra i nuovi, ma solo qualche ottimo giocatore (Handanovic, Juan, Cassano, Guarin), cui speriamo di poter aggiungere Kovacic. Tutti gli altri acquisti sono, al più, dei discreti giocatori, molti degli onesti pedatori, alcuni dei veri e propri ronzini. I 10 milioni spesi per Pereira, i 9,5 per Alvarez, i 5,3 per Schelotto e i 5 per Jonathan (totale: 29,8), lasciano a dir poco perplessi. Per dire, Cavani passò al Napoli nel'estate 2010 per 17 milioni, Pirlo alla Juve nel 2011 a parametro zero, Barzagli alla medesima nel 2010 a 300.000 euro ... Le alternative c'erano eccome.

Altro mantra: "puntiamo sui giovani". Lo dice anche capitan Zanetti: "Ricordatevi che siamo una squadra giovane, ci vuole tempo per costruire qualcosa di importante". Peccato che i numeri dicano un'altra cosa. Degli 11 titolari (cioè quelli con più minuti in campo in campionato: e guida la lista lo stesso Zanetti con 2.235 minuti) solo Juan è un under 23. Ranocchia ha già 25 anni, Nagatomo e Guarin 26, Gargano e Handanovic 28. Tutti gli altri sono over 30. Vogliamo vedere i minuti totalizzati dagli under 26? Alvarez (24 anni) 380, Coutinho (20: ceduto) 337, Kuzmanovic (25) 274, Livaja (19: ceduto) 124, Obi (21) 98, Benassi (18) 94, Kovacic (18) 94, Schelotto (23) 74, Duncan (19: ora in prestito) 33, e Mariga (25: in prestito) 13 [vedi]. Una miseria, che si commenta da sola. Senza nemmeno doverla confrontare con la media d'età degli attaccanti del Milan ...

Il 30enne Xavier Zanetti dieci anni fa.
Adesso occorre il coraggio di dire basta
La valorizzazione del vivaio? Prandelli ha convocato in nazionale per le ultime partite della nazionale Bonucci, Santon, Destro e Balotelli ... E speriamo di non dover rimpiangere Livaja (e Coutinho). Sembra di sparare sulla Croce Rossa, ma è ineludibile dover parlare della gestione dell'organico e della direzione tecnica dell'Inter dopo l'ennesima sessione di mercato. Senza entrare nelle questioni sul ruolo da "padrini" di Zanetti e Cambiasso e sull'allontanamento di Oriali inviso a Branca. Certo è inquietante la dichiarazione di Zanetti a Undici (Mediaset): "L'Inter è la mia famiglia e vorrei continuare a lavorare qui, da dirigente. Credo che Simeone avrebbe voglia di tornare in Italia e allenare una squadra come l'Inter. Ma ora c'è Strama, che è giovane e bravo".

Si abbia il pudore di lasciare in pace Stramaccioni. Certo, è giovane, e i suoi sono errori ovvi di inesperienza. Ma in campo, a guidare la truppa ci vanno Zanetti e Cambiasso. E' da lì che si dovrebbe avere il coraggio di cambiare.

Azor

PS: anche la stampa "specializzata" comincia a maturare consapevolezza. Vedi, per esempio, Pellizzari sul CdS il 5 marzo 2013