13 giugno 2013

Una coppa senza sale?

La Confederations Cup equivale alla Club World Cup. Pane senza sale quasi sempre. Ma pur sempre pane. Col quale puoi anche cucinare ottimi piatti come la panzanella (vista la stagione, ma anche la pappa al pomodoro se continua a far freddino) e mangiare salumi di qualità (pan biscotto e sopressa, come si fa in Terraferma). Dunque può essere gastronomia. Detto - sia chiaro - da chi è convinto che la vera gourmanderie sia rappresentata dal Championnat d'Europe des Nations più che dalla macedonia (spesso acquosa) della FIFA World Cup, e da chi sogna un torneo a 16 con le 8/9 migliori d'Europa, 4/5 americane e 2/3 wild cards.

18 giugno 2009, Ellis Park Stadium, Johannesburg
La squadra egiziana ringrazia e festeggia dopo il gol di Homos ai campioni del mondo
Da quando è organizzata direttamente dalla FIFA (1997) la ConfCup è stata vinta solo dal Brasile (3 volte), dalla Francia (2) e dal Messico (1). Nei tornei sauditi precedenti vinsero l'Argentina di Batistuta e la Danimarca di Laudrup. L'Italia ha partecipato solo all'ultima edizione (2009), dove Lippi fece la sua prima figura barbina in terra d'Africa (0:1 dall'Egitto e poi 0:3 dal Brasile di tale Luís Fabiano). In breve, non esprime alcun valore assoluto, non conta un tubo per chi non partecipa e non vince, e fa bacheca solo per chi la porta a casa. Ma è pur sempre un torneo di fine stagione (europea) che produce quattrini e intrattiene gli appassionati perché scendono in campo nazionali di blasone e qualche campione. Meglio roba del genere che i tornei e le amichevoli estive, per dircela tutta. Meglio una serie di partite come queste che rassegnarsi ai talk show sull'oppio dei popoli (vulgariter: calcio mercato).

Dunque, proviamo a guardare nella palla di lardo del torneo che comincia sabato notte (orari cui dobbiamo cominciare a prepararci anche noi, e non solo le squadre che fanno le prove del 2014 al di là dell'oceano). E dico subito Messico: arriva a fari spenti per i nostri nesci di giornalisti specializzati, ma è l'XI che ha vinto le Olimpiadi sulle sopravvalutate stelline brasiliane [vedi], ha un tecnico in gamba, José Manuel De La Torre, che non solo ha vinto la Concacaf 2011 ma vanta anche 3 sole sconfitte in 35 gare (e 22 vittorie). Mancherà l'eroe di Wembley, purtroppo, Oribe Peralta Morones, che si è rotto il ginocchio, ma occhio ad Aldo De Nigris, un gol ogni 46 minuti nella Concacaf 2011. Domenica sera, al Maracanã, ci faranno vedere i sorci verdi (come la loro maglia).

L'Italia sembra spenta, ma stiamo a vedere. Più che altro mi pare che Cesare sia a metà del guado tra gli eroi del 2012 e gli innesti dei più giovani (alcuni dei quali si stanno ben portando in Israele): non siamo né carne né pesce, al momento. Il centrocampo ha un anno in più e ottoni opachi (Pirlo, ma soprattutto De Rossi), e ci manca il gioco sulle fasce: Chiellini è un mesto ronzino nella metà campo altrui, Abate è quello che è. Ma non sparo sul pianista, né adesso, né - Eupalla non voglia - dopo. Sarò sempre grato a Cesare per l'enorme lavoro che ha fatto e sta facendo [qui un epinicio più ispirato].

La vera favorita è la Spagna di Del Bosque (che è, lui, el Marqués, la vera garanzia): anche loro sembrano stanchi e a fine ciclo, ma non vedo altre rose di quella qualità, al momento. E l'anno prossimo arriveranno anche alcuni innesti dall'Under 21 che si avvia a vincere l'Europeo in Terrasanta (visti ieri sera polverizzare i virgulti olandesi con una prestazione impressionante). Dunque confido in una finale Spagna - Italia (per spirito patriottico, ma credo Mexico).

25 giugno 2011, Rose Bowl, Pasadena
Quattro pere ai padroni di casa (che si erano illusi sul 2:0 dopo 23 minuti)
e Concacaf al Tricolor
Sul Brasile, infatti, non posso che ripetermi: vive una delle generazioni più modeste della sua storia (e il 22° posto nel ranking FIFA non mente), pari forse solo a quella del 1994, che però aveva Romario. L'unico campione è Thiago Silva. Gli altri sono dei ronzini - di cui è eponimo David Luiz (notate bene, è da lui che parte ogni azione di gioco e alla fine finisce col lancio lungo a vuoto a perdere) - o al massimo delle stelline mediatiche sopravvalutate come tale Neymar da Silva Santos Júnior, di cui sfido chiunque a indicarmi non tanto cosa abbia vinto ma quale partita importante abbia giocato bene finora. La vera forza del Brasile è in panchina, nel duo Scolari - Parreira: solo dal loro pragmatismo potrà venire, e non è detto che accada già in questa ConfCup, un assetto che faccia di una raccolta di figurine una squadra. Incombe il Maracanaço.

Del Tahiti di Eddy "Etabeta" Etaeta, del Giappone di Zac e "Minchia Yuto" (come lo chiama il suo pard barese), dell'Uruguay degli incisivi di Suarez, e della Nigeria senza stelle (tutte infortunate a parte Obi Mikel) possiamo solo sperare che ci sorprendano. Buona visione, si comincia.

Azor