29 ottobre 2013

Il triangolo delle Bermuda

Daniele De Rossi  - saldissimo  sul piede d'appoggio -
ostacola i progetti di Muriel, velocissimo puntero dell'Udinese
E' lì, tra Castan, Benatia e De Rossi, che si sono finora smarrite tutte le avventure di chi cercava la rotta per arrivare alle spalle di De Sanctis, portiere delle Roma. Il trio ha disinnescato con ogni mezzo - trappola del fuorigioco, concentrazione feroce, tempismo negli anticipi e nei recuperi, talora acrobatici e sull'orlo del precipizio - tutti gli arrembaggi, e Daniele De Rossi (l'elastico portentoso, l'uomo che interpreta due ruoli e svariate fasi nel corso della medesima partita) ha poi solo l'imbarazzo della scelta: a quali buoni piedi distribuirà il pallone, per avviare la manovra di offesa? Passare a Udine non è facile, e non per caso il Friuli era inviolato da un bel po'. Soffrendo e giocando, giocando (anche in dieci uomini) e soffrendo, la Roma ben disciplinata da maestro Garcia vi ha colto tre punti nel modo tipico delle grandi squadre: quelle che alla fine vincono il campionato perché riescono a vincere partite che le altre normalmente perdono. Difficile dire cosa possa succedere perché il destino non si compia: il clima (non solo meteo - e qui occorrerebbe ripassare qualche capitolo di Brera) di Roma? Gli infortuni (sempre possibili e mai relativamente prevedibili)? Un ritorno della Juve a ritmi e convinzioni e intensità di gioco che ormai solo raramente produce? La fragorosa (possibile, certo: ma a Roma ha già pagato dazio) esplosione del Napule?

Avere il pallone tra i piedi e non saper bene
cosa fare: lo stile di gioco di Nigel de Jong
Una cosa è certa: tra le protagoniste della Serie A quest'anno non ci sarà il Milan. Più volte, qui, mi sono soffermato a discuterne pregi (pochi) e difetti (molti, anzi parecchi). La limitatezza di Allegri è ben leggibile ora nell'insistenza di una scelta che non sembra prevedere eccezioni: la presenza fissa nell'XI di Nigel de Jong. L'olandese gioca grosso modo nel Milan alla De Rossi; rientra meno di frequente sulla linea dei centrali (anche perché nel gioco aereo - a differenza di Capitan Futuro - è un mezzo brocco), raramente varca la linea di centrocampo. Interdice sulla trequarti, spesso rischiando parecchio, ma poi - quando recupera la sfera - non ha qualità di tocco, rapidità e intelligenza di visione tali da considerarlo un (seppure solo onesto) regista arretrato. Allegri lo tiene lì allargando Montolivo, e la manovra del Milan non ha fluidità, non ha efficacia, non ha fantasia, non produce nulla di imbarazzante per gli avversari; ai quali è sufficiente che il pallone non transiti dalle parti di Balotelli in zone pericolose. Per farla breve: l'anno scorso la risalita dei rossoneri coincise con il grave infortunio subito dall'olandese. Coincise: ma coincidenza non fu.

Mans