25 ottobre 2013

Italiani in Europa

Fettine di coppa - terzo mercoledì 2013-1014

La seconda e la terza serata di coppe inducono a una riflessione su prestazioni e comportamenti degli italiani impegnati in questa tornata europea. Ne esce innanzitutto corroborata l'osservazione di Mans che le nostre squadre hanno tenuto a galla il ranking: due vittorie, di cui una in trasferta, due pareggi, di cui uno in trasferta, e una sconfitta, in trasferta, tutto sommato immeritata. Nessuna ha brillato ma nemmeno si è infamata. Al di là dei club, la nostra cultura calcistica si è ben portata nel complesso: la partita di cartello del mercoledì di Champions ha visto confrontarsi due grandi allenatori italiani (e Carletto nostro, dopo il ritiro di sir Alex e di Heynckes è, a mio avviso, il migliore di tutti attualmente, per carriera e carisma); Spalletti ha guidato il Gazprom ad espugnare anche la Luz; e il Mancio sembra potersi togliere in terra turca quelle soddisfazioni di coppa che non è riuscito a raggiungere con il City. A gonfiare la vela del PSG sono stati poi anche Sirigu, Verratti e Motta, e non solo Ibra e Cavani, e bene sta facendo pure il reietto (dall'Inter e dall'Italia) Donati col Bayer. C'è di che essere contenti dell'immagine che questi connazionali danno si sé e delle capacità del paese. Non è poco, vista la tendenza immarcescibile al tafazzismo.

24 ottobre 2013, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid
Homenajes y ovaciones a Sant'Andrea da Brescia anche nel santuario blanco
Al Bernabeu, in particolare, abbiamo assistito a cose egregie, ma anche ai soliti comportamenti indegni. La novità della serata è stato il cambio di modulo deciso da Antonio Conte, che si è finalmente reso conto dei limiti strutturali del 5-3-2, non solo per la Juventus ma in sé, ed è tornato a una linea difensiva a 4. Gli esperti di  tattica pontificano da un paio d'anni sul 3-5-2, ma a dirla breve basta l'osservazione di Mastro Arrigo: "se giochi a 4 in difesa hai due terzini centrali come nel Metodo" (WW), "con i tre difensori centrali giochi invece col libero"; che - come è noto - sottrae un giocatore al centrocampo, cioè alla creazione di gioco. Mercoledì sera si è vista finalmente una Juve più fluida, capace di una varietà di proposizioni che l'ortodossia del 3-5-2 aveva ridotto al lancio di Pirlo sui due terzini esterni (Lichtsteiner, prevalentemente) o a quello di Bonucci per le incursioni centrali di Pogba e Vidal. Merito di Conte, dunque, quello di sbloccare la situazione a tornare ad adeguarsi al calcio che si gioca in Europa, dove non c'è una squadra di vertice che giochi con 5 difensori. Se lui si è adeguato, non così ha fatto Chiellini: afferrare per il collo gli avversari in area non è sanzionato in Italia (vedi l'ultimo Juve-Milan), ma in Europa sì: il Chiello si è comportato come un pisquano, anche nel caso del rosso (bastava tenere giù il braccio).

Ultime noterelle: la civiltà calcistica degli spettatori madrileni, che hanno tributato l'applauso in piedi (standing ovation nella lingua di Dante) a Sant'Andrea da Brescia al momento della sostituzione, e fischiato sonoramente il ronzino di casa, Karim Benzema. Fischiato - si noti - non insultato. Le poche centinaia di ultras juventini presenti a Madrid si sono invece distinte in eurovisione per il consueto repertorio di insulti: da vergognarsi di esserne connazionali.

Azor