26 agosto 2013

Cabezones

Cartoline di stagione: 3° week end 2013/2014

24 agosto 2013, Stadio "Marcantonio Bentegodi", Verona
E' stato il week end del grande ritorno dei centravanti di un tempo (grosso modo del terzo quarto del secolo scorso): "tutto spalle, stacchi e incornate", per dirla con il Beck. Non solo Luca Toni, un bucaniere d'area sbocciato tardi al grande calcio ma baciato da un tardivo autunno di carriera. Ma anche, in Inghilterra, di Rickie Lambert, attuale centre-forward del Southampton, che ha debuttato qualche giorno fa in Nazionale segnando subito un gol agli Scoti: anche lui è arrivato tardi al calcio che conta, e forse meriterebbe una squadra di livello maggiore. E' uno spettacolo vederlo giocare: di testa le prende tutte, calibrando il tocco come pochi altri (sponde, assist, incornate ...); è presenza pesante in area, e ha un magnifico score come rigorista. Pur senza segnare, sabato 24 agosto ha giocato una partita sontuosa contro il Sunderland. Come quella offerta da Toni nella fatal Verona. Della foto il punctum è rappresentato dai calzini sotto il polpaccio (come quelli che portano i tedeschi nei loro sandali estivi), senza parastinchi. Impavido, ha ricordato a tutti come si gioca sui lanci lunghi. Alla faccia del gioco palla a terra e del 4-6-0 ...

Azor

19 agosto 2013

Il mito che non invecchia

Mentre i fumi dell'oppio dei popoli si stanno lentamente ma inesorabilmente disperdendo nell'estate che declina - i grossi colpi sono già andati a segno: rimangono forse aggiustamenti last-minute -, mentre la stagione agonistica si è avviata dappertutto (anche in Italia, che buon ultima ha messo in moto la Coppa e assegnato la Supercoppa), c'era tutto il tempo e lo spazio per celebrare i 70 anni di Gianni Rivera. L'anno scorso Mazzola, quest'anno Rivera, il prossimo Gigi Riva: i tre simboli massimi del football italico del dopoguerra hanno raggiunto o raggiungeranno traguardi anagrafici significativi. Per quanto riguarda il Gianni, i media non si sono lasciati sfuggire l'occasione per rispolverare vecchie e risapute storie - almeno per gli over 50 -, offrendo qualche intervista un po' scontata (su tutte, quella - lunghissima - pubblicata dal Guerino, che al Golden Boy ha dedicato nientemeno che dieci pagine, introdotte dalla famosa immagine di Rivera comiziante a San Siro, il giorno della stella, quando la partita rischiava di non essere giocata per motivi di sicurezza - sicurezza del pubblico, quello che occupava zone pericolose dello stadio). Una buona occasione, in sostanza, per ripercorrere tutti i momenti topici nella carriera dello 'Schiaffino di Alessandria', un campione che, in breve, divenne archetipico e pietra di paragone per brillanti e promettenti giovani pedatori che si venivano affacciando sulla scena: da Beniamino Vignola a Vincenzo Scifo, da Baggio a Totti, per ricordarne solo alcuni.

Naturalmente, qui non serve un'ulteriore rievocazione. Nè è il caso di aggiungere un parere ai molti che - nel tempo e ancora oggi, anzi specialmente oggi - sono stati offerti su un tema virtuale: cos'avrebbe fatto Rivera nell'epoca del calcio fisico, veloce, ad alta intensità agonistica? Nel calcio in cui si giocano ottanta partite all'anno? Lui che non correva o correva poco, lui che non si occupava della 'fase difensiva', lui che anteponeva le giocate di stile e non amava le feroci battaglie. Rivera, oggi, sparirebbe dal campo, dicono taluni. Al contrario, la sua intelligenza, i suoi 'tempi' di gioco lo collocherebbero ancora tra i migliori, dicono altri. E' l'eco di antiche polemiche e discussioni, non c'è dubbio, innescate (con intelligenza) a suo tempo da Brera e raccolte (con partigianeria e malafede) da altri assai meno degni scribacchini.

Qual'è stata la reale dimensione di Gianni Rivera nella storia del football? La risposta è scontata, ma viene la curiosità di andare a frugare tra le molte 'classifiche' dei best players apparse negli ultimi anni. Rivera c'è in quella proposta dalla FIFA (con supervisione di Pelé) nel 2004 [vedi], che comprende solo giocatori 'viventi' (non necessariamente in attività: vai a capire il senso della limitazione), sicché l'elenco include, tra gli italiani, Boniperti e non Meazza, Christian Vieri e non Silvio Piola - ma, per esempio, c'è Del Piero e non c'è Mazzola, c'è Paolo Rossi ma non Gigi Riva. L'International Federation of Football History & Statistics aveva promosso, alla vigilia del nuovo millennio, la costruzione di una classifica 'vera', relativa al XX secolo [vedi]. Non conosciamo bene i criteri di valutazione né i valutatori (giornalisti e pedatori non più in attività, si assicura): Rivera c'è, ed è il primo degli italiani, pur preceduto da campioni che, forse, non dissero più di lui nella storia del gioco: diciannovesimo, comunque, proprio davanti a Meazza e a Sindelar, ma (per restare nell'ambito milanista) dietro a Gullit, Schiaffino e Van Basten. Tra gli italiani, più indietro ma nell'ordine della classifica, Franco Baresi, Facchetti e Mazzola. Nel 2000 anche World Soccer propose la classifica dei 100 Greatests Players del '900 [vedi]. Qui il Gianni non c'è; ci sono invece Baggio (16°) e passi, Paolo Maldini (21°) e passi, Meazza (37°) e passi, Paolo Rossi (42°) e passi, Zoff (47°) e passi, ma è inaccettabile Christian Vieri (71°) soprattutto se davanti a Riva (74°) , così come Del Piero (77°) in particolare davanti a Facchetti (90°): come minimo, qui si percepisce una scarsa conoscenza della storia del nostro calcio. L'anno precedente (1999), l'esercizio era stato affrontato dal Guerin Sportivo [vedi], che proponeva una lista dei migliori 50 all times. Qui ci sono 15 italiani - ovviamente una presenza sovradimensionata -, ma è interessante la collocazione interna al football italico dei singoli campioni: davanti all'abatino, 13° in assoluto, ci sono solo Meazza e Valentino Mazzola. Non c'è Sandro. E si potrebbe continuare ma, come ben si vede e si sa, la materia è del tutto opinabile (con spazio per le 'provocazioni', alle quali si abbandonò So Foot nel 2012 [vedi]).

Torniamo ai nostri giorni. Un compleanno raramente genera riflessioni che rinuncino alla tentazione di 'celebrare', magari con nostalgia, la grandezza del festeggiato. Il quale, dal canto suo, alla nostalgia si sottrae - anzi, si è sempre sottratto. Così, probabilmente oggi Rivera è l'unico a non avere nostalgia di Rivera, a non interrogarsi su ciò che poteva essere e non è stato (forse, l'unica sua reale amarezza è costituita dal non aver potuto giocare quella che persino Brera riteneva sarebbe stata la 'sua' partita: Italia-Brasile del '70), l'unico capace di scherzare sul gol del 4-3 con la Germania, che ancora (al solo pensiero) produce tachicardie in chi la vide in mondovisione.


Hanno 'festeggiato' il Golden Boy alcune delle migliori penne nostrane, tutte abbastanza in là con gli anni, ma con ancora ben saldi nella mente immagini e ricordi del calcio nei 1960s e 1970s. Nessuno ha ceduto alla tentazione di pennellarne (con minore o maggiore dispendio di inchiostro) un ritratto, una 'voce' capace di rievocare ciò che Rivera fu, come calciatore e non solo. Ripropongo, qui, gli schizzi che mi pare siano meglio riusciti.

Gianni Rivera è stato il più grande calciatore del football italiano, per la naturalezza, per l'eleganza, per il tocco essenziale, raffinato, magistrale. Gianni Rivera è stato il più grande talento sprecato del nostro stesso calcio, tenuto ai margini e sopportato appena per quel carattere istintivo ma non crudele, per il suo dire e non mandare a dire, per le scelte sbagliate nei momenti giusti e per le scelte giuste nei momenti sbagliati. In altri Paesi sarebbe stato un monumento non per farci defecare i piccioni ma per far intendere alla gente che cosa sia stato e che cosa sia ancora il gioco del pallone, nella sua arte genuina, non certo nei muscoli e nelle ripartenze. Gianni era seta tra cenci o stoffe di cotone, aveva l'intuito dell'artista, l'occhio di falco, di cui oggi si canta, era per lui dote di natura, il tocco di palla era appena accennato ma deciso, il passaggio partiva dal suo piede prima che lo spettatore ne potesse avvertire la necessità e intuire la traiettoria (Tony Damascelli, Il Giornale)

Rivera riassume molti tratti della stirpe italica. Il talento precoce: debuttò in serie A, con l’Alessandria, a sedici anni non ancora compiuti. Poi solo Milan. Il compromesso fisico: aveva spalle banali, torace modesto, diventò l’«abatino» di Gianni Brera. «Più artista che atleta». Il compromesso storico: le celeberrime staffette «messicane», con Sandro Mazzola e per sei minuti, in finale, con Roberto Boninsegna. Un po’ al governo, un po’ all’opposizione. L’attimo fuggente: il gol d’interno destro nei supplementari di Italia-Germania Ovest 4-3, ai Mondiali messicani. La partita che ci fece nazione e non più gregge. Una svolta, non una semplice volta. Il politico. Da capitano e dirigente del Milan, contro gli arbitri. Da pattista e deputato dell’Ulivo, contro Berlusconi. Mondo X, padre Eligio: calcio come confine, non come prigione. L’anticonformista. Madrid 1969, finale di Coppa dei Campioni: Milan-Ajax 4-1. Allenatore, Nereo Rocco. Linea d’attacco: Hamrin, Lodetti, Sormani, Rivera, Prati. E lo chiamavano catenaccio (Roberto Beccantini, Beck is Beck).

Nel calcio italiano tutti sanno che il calcio italiano non sarebbe stato lo stesso se non ci fosse stato Gianni Rivera e il suo fisico minuto, mero e accessorio contenitore di un genio del resto incontenibile. Nel calcio il tempo trascorre più lento, ha una memoria che resiste, è un hard disk sterminato e sempre al lavoro tra miliardi di file che tengono il passato e il presente in un tutt'uno, mischiandoli e ordinandoli continuamente. Il tempo passa per tutti, anche per i giovani ... Era un bambino anche Gianni Rivera, quando esordì con l’Alessandria il 2 giugno 1959 contro l’Inter: 15 anni e 10 mesi. Nel calcio si resta giovani e bambini più a lungo, quasi in eterno. Non a caso chiamavano e chiamano Gianni Rivera il Golden Boy. Il ricordo ferma il trascorrere del tempo (Fabrizio Bocca, Blooog).

È stato un grande numero 10, senza una favela o un barrio miserabile a spiegarne la vocazione e il talento. Si è sempre esposto in prima persona pagando di persona e non ha mai dato una mano alla costruzione di un suo monumento celebrativo. Se proprio era il caso, sapeva correre, ma al Milan i compagni capirono presto (lo ammise Lodetti) che correre per lui era meglio  ... Era tutto più chiaro, nel calcio e fuori. I numeri parlavano, ma adesso che il 10 lo possono portare anche i portieri conviene chiudere qui. Auguri (Gianni Mura, La Repubblica).


Il resto apparso sui giornali in questi giorni è ordinaria amministrazione; schede da piccola enciclopedia, palmarès, statistiche; nelle edizioni on line qualche foto-gallery facilmente assemblabile, qualche video incorporato da Youtube. Interviste, come già si accennava. La festa, indubitabilmente, c'è stata. I tributi offerti. Ora si torna al 'calcio moderno': piaccia o no, il gioco è sempre quello, e altri campioni unici vi faranno capolino. Unici, come Rivera.

Mans

18 agosto 2013

A occhio nudo

Cartoline di stagione: 2° week end 2013/2014

18 agosto, Stamford Bridge, London
Bella foto che giunge dallo Stamford Bridge [card], in occasione della prima in casa del Chelsea contro i neo promossi Tigers dell'Hull City. Tripudio per il 'coming home' di José Mourinho, che ha fatto passerella sbucando per ultimo dal tunnel mandando baci agli spalti in adorazione (nel Novecento si usava chiamarlo "culto della peronalità"); spigliato primo tempo di ritmo dei Blues, che hanno sbrigato velocemente la pratica: "tutto molto bello" avrebbe detto Brunone Pizzul, e noi non vogliamo mettere il sale nello zucchero. Qui vediamo invece Allan McGregor, portiere ospite, smanacciare la palla su inzuccata di Branislav Ivanovic:  è dentro o non è dentro? A occhio è sembrato a tutti che non fosse gol. La conferma pleonastica l’ha data il costosissimo “Goal Decision System”, alias Hawk-Eye, che la Premier League  ha prontamente adottato, integrandolo nel proprio formato (sempre più simile al calcio sintetico dei video giochi [vedi]). Gli ingenui potrebbero credere che la rapidità albionica sia dovuta alla memoria del gol di sir Geoff Hurst nella finale mondiale di Wembley del 1966. Macché: la traversa dove battè la palla prima di rimbalzare sulla linea di porta tedesca è ora conservata come una reliquia all’ingresso del nuovo stadio; quello che sanguina ancora è il mezzo metro dentro della stangata di Lampard contro i Teutonici a Sud Africa 2010 …

Azor

12 agosto 2013

Toujours Pas Sûr de Gagner

Cartoline di stagione: 1° week end 2013/2014

9 agosto 2013, Stade de la Mosson, Montpellier
Così Rémy Cabella, del Montpellier Hérault Sport Club, ha festeggiato il primo gol della nuova stagione della Ligue 1: al 10° del primo tempo ha infatti impallinato Salvatore Sirigu ammutolendo i tifosi del Paris Saint Germain. E' la foto che bene riassume il senso del primo week-end dei maggiori campionati europei: il PSG ha faticato a pareggiare una partita che appariva vinta in partenza sulla carta e che invece ha mostrato come anche gli squadroni farciti di stelle e stelline (e castroni) dovranno comunque vedersela con le squadre di provincia. Nello specifico: è la conferma dell'enorme e faticoso lavoro svolto lo scorso anno da Carlo Ancelotti per dare un gioco a un insieme di giocatori di talento molti dei quali sopravvalutati quanto anarchici tatticamente. Si vedrà se anche Laurent Blanc sarà capace di altrettanto. L'impressione è che il PSG non sia ancora una squadra ma solo una società iperdotata.

Azor

1 agosto 2013

Madamina, il catalogo è questo ...

Madamina, il catalogo è questo
Delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt'io;
Osservate, leggete con me ...


Tripoli bel suol d'amor
Abbigliamenti di stagione (1955)
Se luglio è il mese delle finali mondiali ed europee e delle prime amichevoli, agosto segna l'inizio ufficiale della stagione pallonara. E' qualcosa di cui nel Bel Paese fatichiamo a capacitarci, noi che santifichiamo il Ferragosto come e più del Natale, e che fino a non molti anni fa andavamo a scuola il 1° ottobre. Ma nel resto d'Europa - non solo nelle algide lande del nord ma anche nelle affocate plaghe del sud (l'Estadio "Ramón Sánchez Pizjuán" di Siviglia, per dire, è situato a una latitudine inferiore rispetto all'"Angelo Massimino" di Catania) - si comincia a giocare prima che in Italia: un'abitudine culturale che, come sappiamo tutti da sempre, non favorisce i primi confronti con le altre squadre europee. Il calendario agostano che qui abbiamo redatto - così, quasi per scherzo - parla da solo. Il mese è forse il più affollato di impegni di tutta la stagione: un titolo europeo, cinque supercoppe nazionali (e altre due sono già state assegnate lo scorso week end), le qualificazioni alle coppe europee, l'inizio di tutti i campionati, le prime partite delle nazionali ... Impressionante nella sinossi.


1 agosto
Terzo turno di qualificazione all'Europa League (andata)
Tra le varie partite, si giocherà anche: Široki Brijeg - Udinese

2-4 agosto
Prima giornata della Eredivisie

2-4 agosto
Prima giornata del torneo Inicial 2013 della Primera División argentina

3 agosto
Trophée des champions (Supercoppa francese)
PSG - Bordeaux

6-7 agosto
Terzo turno di qualificazione alla Champions League (ritorno)
Impegnate, tra le altre: Steaua, Basel, Zenit, PSV, Lyon, Celtic

8 agosto
Terzo turno di qualificazione all'Europa League (ritorno)

9-11 agosto
Prima giornata della Bundesliga
Prima giornata della Ligue 1

10 agosto
Supertaça Cândido de Oliveira
Porto - Vitoria

11 agosto
FA Community Shield 2013
Manchester United - Wigan

14 agosto
Amichevoli internazionali
Tra le quali: Italia - Argentina, Equador - Spagna, Germania - Paraguay, Giappone - Uruguay, Portogallo - Olanda, Colombia - Serbia, Svizzera - Brasile, Inghilterra - Scozia e Belgio - Francia

16-17 agosto
Terzo turno della Coppa Italia
Impegnate, tra le altre: Inter, Torino, Genoa, Cagliari, Bologna, Chievo, etc.

17-18 agosto
Prima giornata della Premier League
Prima giornata della Liga
Prima giornata della Portuguese Liga

18 agosto
Supercoppa italiana
Juventus - Lazio

20-21 agosto
Play off di Champions League (andata)
Impegnate, tra le altre: Arsenal, Schalke 04, Real Sociedad, Milan

21 agosto
Supercopa de España (andata)
Atletico Madrid - Barcellona

22 agosto
Play off di Europa League (andata)
Impegnate, tra le altre: Tottenham, Dynamo Kyiv, Real Betis, Eintracht Frankfurt, Fiorentina, Besiktas, Braga, Spartak Mosca, AZ, Feyenoord

24-25 agosto
Prima giornata della Serie A

27-28 agosto
Play off di Champions League (ritorno)

28 agosto
Supercopa de España
Barcellona - Atletico Madrid

29 agosto
Play off di Europa League (ritorno)

30 agosto
Supercoppa UEFA
Bayern - Chelsea