13 gennaio 2014

Buco rossonero

Cartoline di stagione: 24° turno 2013-14

Berardi ha appena scoccato la sua quarta freccia
La cartolina di questo week-end arriva dalla provincia emiliana. Da Reggio, per la precisione. Da un santuario minore, l'ex 'Stadio del Giglio', acquistato dal patron del Sassuolo e presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, milanista, e ribattezzato 'Mapei Stadium' [card]. Forse, qui, presto poseranno una targa a ricordo del match più memorabile nella storia (sino a quest'anno secondaria) dell'Unione Sportiva Sassuolo. A rievocare la sera che Domenico Berardi fece quattro al Milan. Quattro a tre, come Italia-Germania, senza supplementari, quattro gol in mezzora o giù di lì. Chissà, forse sta sbocciando un campione (la rosea è oggi di questo avviso); forse è solo una meteora. Il ragazzo segna molto: ma degli undici gol finora a tabellino, sette li ha realizzati in sole due partite. E la difesa del Milan non costituisce attualmente un banco di prova infernale per un attaccante dotato di intelligenza degli spazi e riflessi rapidi. Doti che, senz'altro, Berardi ha.

Nella giornata che ha confermato quale distanza vi sia fra le prime tre e il resto del gruppo, colpisce il modo con cui i rossoneri, in vantaggio di due reti, si sono offerti inermi alle scorribande dei ragazzi con la maglia a strisce nero-verdi. Solo chi ha poco osservato il Milan di campionato, in questa stagione, potrebbe dirsene sorpreso. E' una squadra che vive di inerzie, che resta in campo - mentalmente e mediamente - venti minuti su novanta. Che fa e disfa, va sotto e recupera, va sopra e viene rimontato e travolto, per poi tornare all'assalto. Sono comportamenti costanti, che dicono di una inefficace gestione tattico-psicologica (se c'è) della squadra nel suo insieme, utile a spiegare anche la fase involutiva che stanno vivendo i giovani più dotati, quelli individuati da Prandelli come titolari indiscutibili dell'XI azzurro. Penso soprattutto a De Sciglio e a Balotelli. Può darsi che la lontananza dalla vetta, la coscienza di non essere competitiva ad alto livello - come la seconda parte della scorsa annata lasciava credere - abbia ulteriormente deconcentrato la truppa, complici le confuse vicende societarie, l'incertezza sul futuro, le immancabili voci di mercato.

Umori rossoneri
Siamo ormai arrivati al giro di boa. Privo - come si è soliti dire - di un gioco, il Milan sta lentamente smarrendo anche i suoi giocatori, e non per via degli infortuni. Il bilancio è un buco nero. Cinque vittorie in diciannove partite. Trenta punti in meno della Juventus, cinque in più del Bologna, attualmente terz'ultimo. La propaganda domestica esalta le performance (invero appena decenti) prodotte sul palcoscenico europeo; e per la prima volta in quasi trent'anni indica la conquista della Coppa Italia come grande obiettivo stagionale. Essendo il football materia insensibile alle parole e ai proclami, il solo obiettivo realistico per il Milan 2013-14 è quello indicato dal campo: evitare un'improbabile ma non impossibile retrocessione.

Mans