10 marzo 2014

Le scene del football

Cartoline di stagione: 31° turno 2013-14

Opere d'arte, scuola italiana
Un week-end ricco di colpi di scena, in Serie A. Per esempio: il Milan sconfitto a Udine. Chi poteva immaginarlo? Del resto, il professor Seedorf ha lasciato a riposo i fuoriclasse, onde poterli schierare martedì sera al Calderon. Tenuti al guinzaglio, resi cattivi e affamati di gloria, sicuramente faranno saltare il banco. Un'altra, enorme sorpresa è costituita dalla Fiorentina. Senza nemmeno giocare a pallone, la Juventus è riuscita a batterla. Chi se lo poteva aspettare? E perché indugiare su quegli striscioni ("meno 39! Heysel!") esposti dai followers dei viola? Sono solo innocenti evasioni. Nel pomeriggio, tuttavia, molti sono rimasti a bocca aperta quando hanno saputo che l'Inter ce l'ha fatta a espugnare il Meazza. Trattar bene gli avversari porta sfortuna ai medesimi: purtroppo nessuno striscione inneggiante allo schianto di Superga ha rallegrato gli spettatori. Noia infinita, interrotta dal gol di uno spelacchiato argentino che gioca nell'Inter (e dove, se no?). In serata, infine, c'era il derby del Sud per antonomasia: Napoli-Roma. A un certo punto, Higuain è stato fermato: fuorigioco! Sembrava, ma è anche vero che ha ricevuto il pallone da rimessa laterale, e dunque (per regolamento) la sua posizione non era irregolare. Proteste e discussioni. Gioco fermo per cinque minuti. Spettacolo!

Smarrimenti
Parlando invece e finalmente di football, va detto che il Barça ha collezionato la seconda sconfitta esterna consecutiva. E' riuscito nell'impresa di sbracare a casa della terz'ultima in classifica. A Valladolid. Uno a zero, disponendo di un'ora di gioco per ribaltare situazione e avversari (come sarebbe accaduto due o tre anni fa). Irriconoscibile Messi, broccheggiante Neymar. Fuori Xavi, fuori anche Iniesta. Forse i catalani vogliono regalare la Liga a Carletto, cosa che lui accetterebbe di buon grado. La discontinuità della Pulce - perdurante - è comprensibile. E' ancora giovane, e ha già ottenuto dal pallone tutto o quasi ciò che gli si può chiedere. Mancherebbe solo un titolo mondiale con l'Argentina. Ma è difficile pensare che tocchi a lui riportare l'Albiceleste dove l'aveva lasciata il Diego. Troppo diverso il suo modo di 'sentirsi' argentino. Non sembra certo avere dentro di sé l'inferno di Maradona, capace di incendiare un'intera compagnia di mestieranti e trascinarli di rabbia in paradiso. Messi è cresciuto nell'ovattato ambiente blaugrana, curato e vezzeggiato. A vederlo apparire e scomparire sul prato, sembra assalito dalla noia di vivere. Il tempo chiarirà.

Parlando di storia del football, essa fa puntualmente capolino nei santuari inglesi. Quarti di finale di FA Cup. Come al solito imprevedibili. Degli squadroni, on the road to Wembley rimane solo l'Arsenal. Il Wigan detentore, dopo un avvio di stagione vissuto nei postumi della sbronza (vincere la coppa e - nel contempo - precipitare nella Championship significa vivere intensamente), pareva ed era in chiara ripresa. Ha nel mirino i play-off che potrebbero riportarlo nella Premier; il City gli dice bene, e ieri ha replicato lo scherzetto di maggio. Stavolta passando a Manchester. Sono cose che capitano non di rado, in quel torneo. E' il suo fascino. Così come di grande fascino è l'approdo alle semifinali dello Sheffield United, guidato da Nigel, figlio di Brian Clough. Lo stadio nel quale da più tempo si gioca a calcio nel mondo - Bramall Lane [card] -, e che normalmente ospita matches di League One (campionato nel quale i Blades non brillano, anzi), ieri è tornato a vibrare come non accadeva da secoli. Emozioni. Che il nostro calcio non regala più.

Mans