5 maggio 2014

Sipari calati (e calanti) ed esiti complicati

Cartoline di stagione: 39° turno 2013-14

L'interminabile week-end ha fatto calare (se Dio vuole) il sipario sulla stagione italiana assegnando i due titoli; ha impacchettato il piatto della Premier League (destinazione Manchester); ha complicato assai il destino dell'Atlético in Liga, dove il Barça (raggiunto oltre il 90°) è quasi fuori da ogni gioco e il Real (che oltre il 90° riagguanta il Valencia al Bernabéu) si salva da un precoce annegamento. Altrove, si continua a giocare per piazzamenti europei e per la sopravvivenza.

Citizens in dirittura d'arrivo
I supporters del Liverpool hanno trascorso un brutto sabato pomeriggio. Dall'altra parte del parco, a Goodison (card), i cugini potevano rimettersi in coda per acquisire l'ultimo biglietto utile a entrare nel circo della prossima Champions; ma potevano anche rinunciare, e indirizzare il City sull'autostrada verso il titolo. E' stata una partita strana, ambigua. I Toffees hanno perso, nel finale hanno anche vanamente rincorso un inutile pari, ma erano passati in vantaggio e hanno poi subito tre gol facili. La rosa dei Citizens ha grande qualità, è vero, mezza dozzina di pedatori e forse anche di più potrebbero fare da soli la fortuna di un club italiano di vertice, dunque è naturale che tale squadrone possa spianare avversari più deboli. Occorre sottolineare, tuttavia, che anche la spinta di Goodison è parsa inferiore agli standard normali; come se tutto, in fondo, andasse bene alla gente dell'Everton. Anche perdere la partita, perché perderla significava vedere in lacrime (o quasi) il vicinato. Tutto il mondo è paese. Ah, un momento. Stavamo per dimenticare l'ennesima superba prestazione del Chelsea. I Blues, tra le mura amiche, hanno inchiodato il Norwich sullo zero a zero - il risultato perfetto delle perfette partite. Ne sia dato atto al profeta di Setubal.

Karate backheel goal!
La prodezza di Cristiano (gol alla Ibrahimovic: colpo marziale, di tacco, a mezza altezza e più, in giravolta) ha detto che non erano proprio questi i giorni del Valencia. Fuori dalla finale di consolazione in Europa per una rete subita durante l'ultima azione del match di semifinale col Sevilla; niente vittoria di prestigio (già: per la classifica nulla gli portavano i tre punti) a Chamartín. La Liga - quando in equilibrio - vive spesso di finali eclatanti, con esito incerto e derrota inattesa. Quella incassata dall'Atlético in casa del Levante (seconda squadra di Valencia) è impronosticata ma comprensibile; tributo alla stanchezza, alla tensione, a una rosa di ampiezza normale. Così la sensazione è che, dai campi d'España, arriveranno altri fuochi d'artificio.

Mestamente noi, a terra con le nostre vergogne, ci avviamo al mese del mondiale. La giùve festeggia in albergo grazie al Catania (uscito dall'ipnosi o chissà cosa) e maledice di non aver messo la squadra allievi in campo contro il Sassuolo, onde tenere più freschi i titolari per la semifinale col Benfica (bah). All'Olimpico, nell'ultimo atto della coppa più snobbata e insensata del mondo, il nostro calcio ha onorato come si conviene (con inciviltà e senso della dismisura) la propria secolare storia. Ci vorrebbero misure thatcheriane, ci accontenteremo di chiacchiere e fumo (bah). In questo clima, è andata in scena ieri sera la sfida tra due squadre che erano - sino a pochissimi anni fa - tra le più forti del mondo. Al Meazza si è giocato un derby senza qualità, stanco e vivacizzato soprattutto dal solito becerume di curva. Risolto dall'eroe che meglio di tutti incarna la mediocrità attuale dei due club meneghini: Nigel de Jong. Bah!

Mans