28 giugno 2014

Appunti brasiliani

Approfittando del dì di festa (ieri), qualche appunto sui due terzi di Mondiale che abbiamo alle spalle. Sono 19 delle 48 partite finora disputate in questo memorabile torneo quelle che gli autori di Eupallog hanno reputato degne di essere ricordate, perché belle o spettacolari [vedi]. Dell'Italia annoveriamo solo quella contro l'Inghilterra. E ricordiamo ancora una volta quanto scrisse El Gioânn a proposito della nostra partecipazione al torneo svizzero del 1954: "i mondiali perdono gli italiani ... e ci guadagnano in qualità".

23 giugno 2014, Arena da Baixada, Curitiba
L'ultimo gol nella Roja di David Villa, recordman assoluto
In fase di pronostico dei gironi avevo tirato giù le seguenti tecnomanzie [vedi]: Brasile e Croazia, Spagna e Olanda/Cile, Colombia e Avorio, Italia e Uruguay, Svizzera e Francia, Argentina e Bosnia, Germania e Portogallo, Belgio e Russia. Totalizzatore: 9 su 16. Modestuccio assai, ma mi consolo constatando che José Mourinho non ha fatto poi tanto meglio (appena 10 su 16) [vedi]. Avevo sopravvalutato le europee (10/11 qualificate contro le 6 poi effettive), non volendo credere a Montezuma: inteso, bene inteso, non come nemico intestinale ma come spettro avverso agli extra continentali. Invece, il bilancio è impressionante: cancellata l'Asia, double storico per l'Africa, dimezzata l'Europa, trionfanti le Americhe che portano agli ottavi ben la metà delle squadre superstiti confermando la tendenza avviata già nel 2010 (7 allora contro 6 europee). Già tre "coronate" a casa, e prossime candidate, prima delle semifinali, Uruguay e Francia, a meno di clamorose forature di Brasile e Argentina che dovrebbero incrociarle.

Impronosticabile - e impronosticato - era invece il livello siderale di questo torneo, mai così bello da decenni a questa parte. Sulle ragioni di ciò torneremo con calma a bocce ferme, ma un paio di motivi li abbiamo già abbozzati: trionfo tattico del gioco offensivo [vedi], e lacune tecniche della generazione "play station" [vedi]. In fase di pronostico mi ero limitato a mendicare qualche momento di bellezza, emulo in ciò di Mastro Eduardo ("il calcio ci riempie gli occhi") [vedi]. Siamo stati ascoltati: Eupalla ci ha donato gesta, episodi e protagonisti che ricorderemo per tutta la vita, per parafrasare un'espressione cesarea.

Qualche flash. Innanzitutto i colori del paese che ci ospita, la festa continua sugli spalti: il Brasile, a differenza dell'Italia che ha smesso di farlo [vedi], è un paese che continua ad amare il calcio, come confermano anche la marginalità cui sono state relegate le manifestazioni di dissenso (gli irriducibili sono ormai gli intellettuali alla Capalbio, per intenderci) in un clima che rimane consapevole dei problemi sociali e della corruzione politica [vedi].

19 giugno 2014, Estadio Nacional, Brasilia
Sereso Geoffroy Gonzaroua Die: "Piangevo per l'emozione di servire il mio
paese perché non pensavo che un giorno sarei arrivato a questo livello.
Sono un tipo molto emotivo. In quel momento ho pensato anche
alla morte di mio padre, alla mia vita che è sempre stata difficile"
E poi i gol e le giocate: il volo di Van Persie, la spaccata di Klose, gli sprint di Robben, i lanci di Pirlo, le accensioni di Messi, il collo al volo di Cahill, le perle di Neymar, l'implacabilità di Muller, la facilità di Benzema, le zampate di Gyan, gli assist di Rodriguez, la metodicità di Aranguiz, la serata di Ochoa, la garra di Rojo, il rigore di Samaras, un'ala all'antica come Musa, la sorpresa di Origi, l'addio di David Villa con il suo storico 59° gol nella Roja ...

I personaggi: su tutti "El Morisco" Herrera, CT esplosivo del Mexico, l'apolide Klinsmann che canta due inni nazionali, le lacrime irrefrenabili dell'ivoriano Serey Die, i 5 minuti concessi da Pekerman a Faryd Mondragon per diventare il giocatore più anziano di sempre ai Mondiali a 43 anni. In negativo: gli ammutinamenti dei nazionali africani (ultimi, in queste ore i nigeriani) per il "becchime", San Luis & Mister Hyde, il biscottino di Jogi e Jurgi, i furbetti della carrozzina, il fisioterapista dell'Inghilterra che si spezza la gamba esultando per il gol contro l'Italia, la lite in campo tra i due giocatori del Camerun ... e taciamo, per carità di patria, sullo spogliatoio degli Azzurri e sul "servizio pubblico" di mamma Rai.

Dal punto di vista tattico non sono emerse novità. Si è invece sviluppata la vocazione, ideologicamente "bielsista", al gioco offensivo. Abbiamo apprezzato il rigore applicativo della Costa Rica, che ha eliminato l'Italia con una linea difensiva altissima e ripartenze sulle ali. Buone sensazioni, ma da verificare con avversari più tosti, ha destato anche l'atteggiamento della Colombia, che applica un canonico 4-2-3-1. Ad impressionare è però il laboratorio di Van Gaal: difesa a tre, difesa a quattro, esterni a cinque come Kuyt, marcatura a uomo a centrocampo, spostamento al centro di Robben, verticalità fornita da terzini come Blind e Janmaat. Uno spettacolo di duttilità e di imprevedibilità. Con una speranza: vederlo all'opera contro Messi & C. nella semifinale all'Arena Corinthians di Sao Paulo del 9 luglio prossimo.

Azor