18 giugno 2014

Ed è solo l'inizio...

Il primo giro è andato. Abbiamo visto tutte le squadre impegnate al Mondiale e affiorano altre sensazioni, stavolta col conforto delle prestazioni. Abbiamo già detto molto e non ci ripeteremo. Ma ora si è vista la Germania, si è visto il tanto atteso Belgio dei ragazzini terribili e si è ammirata (ahimè) la Nacional'naja sbornaja Rossii po futbolu guidata dal Fabione nazionale.

Cuiaba, Arena Panantal
I Russi festeggiano il pareggio di Kerzhakov
Rispetto alle prime impressioni molte altre sono le considerazioni d'obbligo. Mi pare si stia assistendo a un livellamento intercontinentale sia tattico sia atletico. Ormai fra squadre europee e squadre sudamericane non c'è più l'abisso strategico che persisteva fino a USA 1994. Restano enormi le distanze con le africane laddove la Costa d'Avorio rappresenta una felice eccezione, anche se non credo vada lontano. Le ragioni sono molteplici quanto ovvie. È una sovrapposizione destinata a durare e a rafforzarsi. Inoltre, più dell'80% dei calciatori impegnati nella competizione mondiale gioca in Europa pertanto il Vecchio Continente calcisticamente gode di ottima salute, l'Italia meriterebbe una lunga analisi a sé.

Fortaleza, Estadio Castelao
Guardado e Dani Alves si affrontano
Il tema del giorno è senza dubbio il deludente Brasile di Felipao. Come già scritto altrove [vedi] il Brasile ha un centrocampo inadeguato alla competizione e al reparto che gli sta dietro. Non sono giocatori scarsi, ma nessuno è in grado di costruire gioco, nessuno detta il ritmo. È un otto senza il "con". Va alla deriva e sbatte puntualmente sulle difese avversarie. Paulinho non può prendere la squadra per mano e non può farlo Oscar né Luis Gustavo. Se non risolvono questo problema (come?) rischiano di fermarsi presto anche perché giocano con due terzini che terzini non sono. Mi vengono in mente tre cose a riguardo: 1. da sempre il Brasile è più di una squadra di calcio ma può essere anche molto meno. Se hanno tre-quattro fenomeni in rosa possono vincere sempre, altrimenti sono destinati a perdere. USA 1994 fu un'incredibile coincidenza di fattori fortuiti e comunque avevano Romario, Bebeto e Dunga. 2. Il Brasile visto ieri è troppo brutto per essere vero, ma il Messico non è una squadretta e il buon Herrera l'ha costruita molto bene (altra conferma della rapida evoluzione tattica dei sudamericani). 3. Capitolo Neymar. Il talentuoso attaccante del Barcelona è forte, sarebbe ingiusto e scorretto non notarlo, ma è tatticamente analfabeta e in una squadra che non ha un vero regista questo può rappresentare un problema serio. In più è un attaccante puro, non può partire dalla sua trequarti perché come sente uno spostamento d'aria va giù con conseguente interruzione della manovra d'attacco e non ha la visione panoramica del regista. Vedremo più avanti cosa s'inventerà Felipao. Io credo che per ora non possano fare a meno del profeta nerazzurro.

L'Argentina è una squadra completa e sono ancor più convinto del mio pronostico iniziale. Vinceranno loro. Messi è alla sua last call, ora o mai più. Hanno una difesa di alto livello (forse non avrei portato Fernandez, ma è la tendenza del momento: centrali grossi e alti anche se tecnicamente poco evoluti) e personalmente stravedo per Ezequiel Garay (ma davvero dobbiamo continuare a vederlo con la maglia del Benfica? Con tutto il rispetto per i portoghesi naturalmente). Il centrocampo è buono anche se non stellare e l'attacco è quanto di meglio offra la competizione. Messi non è Maradona semplicemente perché Maradona non era un calciatore. Messi lo è e ha bisogno della squadra per vincere. Messi, come chiunque altro, non vincerebbe nemmeno il trofeo parrocchiale con Pumpido, Burruchaga, Braun, Cuciuffo, Ruggeri e mi fermo qua. Ma se la squadra gira e lo sostiene allora diventa inarrestabile.

Salvador, Arena Fonte Nova
Il solito Pepe si fa espellere lasciando così i compagni in dieci
Male il Portogallo, ma c'era da aspettarselo. Sono un gruppo con del talento, ma mancano di giocatori forti nei ruoli chiave. Il centrocampo è scarso e la difesa si regge sull'umoralità di Pepe che ieri, puntualmente si è fatto espellere spianando la strada ai Panzer di frau Angela.

E arriviamo dunque alla Germania. Ogni quattro anni inizia il Mondiale e ci torna in mente la frase di Gary Lineker : "il calcio è quello sport in cui si gioca undici contro undici e vince sempre la Germania". E ogni volta, puntualmente, pare una profezia prossima ad avverarsi. In effetti hanno vinto per tre volte il titolo e, dopo Brasile e Italia, sono la nazionale più vincente. Ma negli ultimi tempi, dopo partenze a razzo, sono stati sempre eliminati dall'Italia di turno. Anche quest'anno sono partiti benone e a tratti hanno impressionato per la fluidità della manovra e la facilità con cui ripartivano e arrivavano nell'area portoghese. Mario Gotze è un grande calciatore, ci farà divertire. La Germania è all'apice di un ciclo, è l'esatto opposto del Belgio e, in parte, dell'Inghilterra. Hanno la loro grande occasione. Devono vincere quest'anno o dovranno aspettare parecchio prima di tornare a coltivare grandi ambizioni.

Il Belgio appunto; squadra giovane e talentuosa. Malino ieri contro l'Algeria. Faticavano a trovarsi, ma sono bravi, ben messi in campo e faranno bene. Sono all'inizio di un ciclo. Non arriveranno lontano quest'anno, ma avranno tutto il tempo per preparare al meglio Russia 2018.

Fortaleza, Estadio Castelao
Guillermo Ochoa para davanti a un incredulo Thiago Silva
Un'ultima annotazione su Francisco Guillermo Ochoa, svincolato classe 1985 e da ieri eroe nazionale messicano. Giova riflettere sulla sua prestazione e al contempo su quella, meno fortunata, di Igor Akinfeev, portiere e capitano dello Spartak Mosca. Il primo non lo conosceva nemmeno il signor Panini, il secondo è un onestissimo calciatore con una carriera di tutto rispetto. Da ieri Ochoa tornerà a essere quello che deve parare e se non lo fa avrà fatto male il suo lavoro. Akinfeev sarà per sempre quello della papera al mondiale (ricordate Robert Green? Dalla Nazionale alla serie B inglese senza nemmeno passare dal via e tutto questo per la paperona gigantesca che costò il pareggio contro gli USA all'unidici di Capello). Ho già scritto altre volte sul tema, ma voglio tornarci brevemente; il portiere non è semplicemente un ruolo. Ho scritto, forse esagerando, che è un concetto metafisico della realtà. A ben pensarci però è proprio così. Quando fai bene il tuo lavoro hai sempre fatto il tuo dovere, ma se sbagli tutti sono pronti a darti addosso. Quando parli con qualcuno puoi fargli dieci complimenti, ma si ricorderà sempre e solo dell'unica critica che gli hai mosso. Per il portiere, e solo per il portiere, è così.

Oggi Vittorio Zucconi ha scritto un bel post sulla figura dei due estremi di Messico e Russia. Ne condivido appieno il senso e quindi rimando a quell'articolo [vedi].

Cibali