19 giugno 2014

Il Maracanã non porta fortuna

Cartões Postais do Brasil 2014

Un meccanismo pressoché perfetto, come quello della Roja nei momenti migliori; una macchina da gioco, capace di segnare i gol necessari e di non prenderne quasi mai; una generazione di calciatori fantastici, dietro la quale preme una moltitudine di giovani che promettono di non essere da meno; la squadra che aveva vinto tutto il possibile, il 'movimento' che oggi sta al calcio come la NBA alla pallacanestro; il paese che accumula, con i propri club, coppe su coppe dominando la scena europea. Ecco: la Spagna è uscita dal mondiale più importante degli ultimi 40 anni come fosse la nazionale di un paese insignificante nella geografia del football, ingaggiato nel roster delle partecipanti per far numero, la squadra-materasso dei luoghi comuni. Cacciata dal mondiale nel più grande santuario del mondo, l'unico all'altezza delle grandi cattedrali d'Europa. L'unico stadio cui è toccato in sorte, in un'epoca ormai lontana, di vedere il proprio nome storpiato a memoria di una storica sconfitta. Il Maracanã non porta fortuna, anzi. Lo penseranno in molti, e i paragoni si sprecheranno.

Diego Costa guarda il cielo del Brasile:
chissà cosa gli passa per la testa in questo momento
E naturalmente, molte riflessioni è destinata a generare questa (pur da molti annunciata) rovinosa derrota. Una "selección da leyenda" che si spegne all'improvviso, offrendosi inerme alle scorrerie olandesi e alla ferocia agonistica della Roja sudamericana: com'è stato possibile? L'appagamento. La stanchezza mentale dei grandi maestri catalani, le eccessive fieste dei madridisti dopo la Decima, la crisi del settimo anno nella convivenza tra i due clan. Tutto possibile, tutto plausibile. Ma anche - perché no? - Diego Costa. L'innesto contro-natura di un brasiliano; la Spagna abituata da anni a giocare senza centravanti è andata in Brasile con un centravanti classico, e pure brasiliano. Non è questo un tempo propizio ai centravanti archetipici: condannati comunque alla solitudine, sono i più esposti a magre figure. Diego era un corpo estraneo, si vedeva. Doveva forse essere l'arma nuova, la mina pronta ad esplodere nelle aree avversarie; di suo ha messo la cattiva condizione, ma sarebbe ingiusto ora declassarlo a ronzino. Probabilmente il marqués aveva programmato un girone di allenamento agonistico, per tornare eventualmente poi alle antiche abitudini. E' stato davvero e invece il girone de la muerte; e l'agonia, per fortuna, è durata solo due partite.

Mans