21 giugno 2014

La lezione di Jorge Luis da San Gil

Dopo tanti complimenti siamo alle solite. Commissario Tecnico in confusione, cambi emotivi, giocatori stanchi dopo venti minuti, riserve che entrano e corrono meno di quelli che avevano già giocato un'ora, Thiago Motta che gioca alla velocità di una Lambretta nel circuito di Monza, Balotelli che sbaglia un gol come mai gli era capitato in carriera, Buffon che esce a farfalle sul primo cross degli avversari e Chiellini che fa il Chiellini. La seconda partita del Mondiale per l'Italia del calcio è da sempre un supplizio. Va dunque vissuta stoicamente e senza drammi. Certo, abbiamo giocato male, ma non malissimo. È stata una brutta partita, ma non inguardabile. La Costa Rica non ha giocato così bene come ho letto su molti giornali nazionali stamane e come era parso anche a me in diretta, ma ha fatto alla perfezione quello che aveva preparato.

Ho voluto rivedere la partita a freddo per non partecipare al coro di stroncature piovuto sul Cesarone e sui ragazzi dopo la brutta sconfitta con l'undici centro-americano. L'impressione che ne ho tratta è duplice: è vero, abbiamo interpretato male la gara sin dall'inizio ed è forse stato quello l'errore che ci ha puniti, ma, sebbene i nostri avversari abbiano pienamente meritato di vincere, la partita è stata decisa fondamentalmente da due episodi: l'errore di Balotelli che, lanciato da Pirlo, ha messo fuori solo davanti al portiere e dopo un controllo sbagliato, e quello di Chiellini sul quale Ruiz ha portato in vantaggio i suoi.

Jorge Luis Pinto, Commissario Tecnico del Costa Rica
Siamo partiti lenti, pensando forse di far prevalere la nostra superiorità di palleggio a centrocampo e di far correre a vuoto i nostri avversari i quali (ed è qui che mi hanno sorpreso) non si sono mai scomposti, non hanno mai perso le distanze fra i reparti e hanno tenuto per novantaquattro minuti la loro difesa a non più di venticinque metri dalla linea di centrocampo. Credo che più che dare addosso a Prandelli e alla squadra si debba analizzare questo dato, davvero nuovo e sorprendente. Una squadra formata per 7 undicesimi da gente che conoscono solo Eduardo Macia e Pietro Leonardi e allenata dal colombiano sessantunenne Jorge Luis Pinto, una carriera iniziata trent'anni fa e spesa interamente nel suo continente, costellata da pochi successi e molte delusioni. Ma è questo il dato che rafforza il legame affettivo fra il calcio e chi lo ama. Jorge Luis Pinto ha studiato; si è rimboccato le maniche e guardato ore, giorni, settimane e mesi di partite dei maggiori campionati europei. Ha cercato di carpire i segreti della superiorità tattica dei colleghi italiani, spagnoli, tedeschi e inglesi e ha plasmato un gruppo secondo un mix perfetto di cuore, gambe e cervello. Ieri i centro-americani hanno mostrato come si possa vincere contro un avversario più forte applicandosi dal primo all'ultimo secondo della partita senza mai disunirsi e farsi prendere dalla voglia di strafare, giocando da squadra vera dove il singolo conta in quanto parte del gruppo.

Noi siamo europei ed è questo che ci condannati. Siamo entrati in campo convinti di poterli gestire e invece loro hanno gestito noi. Credevamo di poter far prevalere il nostro centrocampo di campioni e invece a turno loro ci hanno messo sempre in inferiorità numerica proprio in quella zona del rettangolo di gioco. Quando abbiamo provato ad allargare il gioco e entrare per vie esterne loro si sono sempre spostati in blocco a fermare il nostro incursore di turno. Candreva e Darmian non sono diventati di colpo due ordinari pedatori, semplicemente erano sempre uno contro due, talvolta contro tre. Molti si sono sorpresi di quanto hanno corso i Costaricensi (pare si debba dire così); ma nemmeno per sogno. Hanno corso la metà di noi perché erano compatti e si muovevano come gli alieni di Space Invaders. Facevano movimenti di quindici metri, ma mai da soli; noi dovevamo coprire il doppio della distanza e sempre col singolo.

20 giugno 2014, Arena Pernambuco, Recife
Ruiz batte Buffon e porta in vantaggio la Costa Rica
Certo se Balotelli avesse sfruttato il lancio magistrale di Pirlo forse oggi staremmo parlando di un'altra partita. Loro avrebbero dovuto attaccare, si sarebbero allungati di più, avrebbero smarrito sicurezza, avrebbero forse perso distanza fra i reparti ecc. Certo se Chiellini fosse davvero un calciatore probabilmente Ruiz non avrebbe comodamente colpito di testa a un metro e mezzo da Buffon. Ma queste sono solo congetture. La realtà è che abbiamo, come al solito, steccato la seconda. Da un certo punto di vista è un bene. Ripetiamo il cliché che da decenni ci troviamo a recitare negli appuntamenti che contano. Vedremo se l'epilogo sarà trionfale o catastrofico.

Credo che Cesare nostro abbia commesso due errori nella partita di ieri: perché far giocare Thiago Motta? E perché non prendere in considerazione il capocannoniere della serie A? Nel primo caso forse voleva mettere centimetri nella convinzione che avremmo avuto difficoltà a penetrare la difesa costaricense con la manovra. O forse voleva  un palleggiatore in più a centrocampo per far correre gli avversari, ma la lentezza del giocatore del PSG è stata esasperante. Possibile che in allenamento non l'avesse manifestata? Nel caso di Immobile davvero non so darmi una spiegazione o forse si. Prandelli è il miglior allenatore possibile per la Nazionale e al netto di circostanze sfortunate credo che possa ottenere il massimo risultato dai giocatori che ha a disposizione. Ma sin da quando allenava la Fiorentina, con risultati eccellenti come tutti sanno, ha sempre mostrato un difetto di coraggio. Gli manca lo sprint dell'ultimo chilometro per tagliare il traguardo per primo. Questo campionato del Mondo è un'occasione d'oro per fare il salto di qualità. Io credo che possa farcela e con lui che possa farcela l'Italia, ma deve osare un po' di più.

Nel frattempo cogliamo l'occasione della sconfitta di ieri per riflettere sulla nostra ormai storica incapacità di saper perdere. In altre parole, piuttosto che attaccare chi ha perso, proviamo a goderci la lezione tattica di chi ha vinto. Calcisticamente vale molto di più.

Cibali