11 giugno 2014

Mendicanti di bellezza

Compulsando l'opale nobile vedo il Brasile. Anche roteandolo vedo sempre la Seleçao. Solo ponendolo in particolari inclinazioni di luce intravedo qualche altro raggio sul rosso e sul bianco-celeste. Ma sono bagliori. Prevale sempre nettamente il verde-oro.

Il "barometro" segna, il giorno della vigilia, 70% Brasile, 20% Spagna, 10% Argentina. Il resto è mancia. Anche per questo mi volgerei altrove. Vale a dire a dove volge gli occhi Eduardo Galeano, il "mendicante di buon calcio": "Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: 'Una bella giocata, per l’amor di Dio'. E quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo e non m’importa un fico secco di quale sia il club o il paese che me lo offre". Siamo mendicanti di bellezza, e il calcio ci riempie gli occhi.

Il magnifico centrocampo croato
E dunque, nel girone A, nella Seleçao mi affido a Thiago Silva, Oscar e Neymar per gli esercizi voyeuristici e al duo in panca, Felipao e Carlos Alberto, per la sagacia tattica - cui è pari, ma da solo, el Marqués de Del Bosque. Vedrò anche con piacere il centrocampo della Croazia, uno dei più talentuosi del mazzo: Modric, Rakitic e Kovacic, a innescare il mio amatissimo Mario "Manzo" Mandžukić. Non altro, temo, in quel girone: il Chicharito lo lascio volentieri a Mazzarri.

Brasile e Croazia andranno a incornare le due che usciranno dal gruppo B. La Spagna è la squadra migliore delle 32: potrebbe schierare ben due XI di altissimo livello. L'incognita, a mio avviso, è solo il calo di tensione, il grado residuo di volontà come rappresentazione: mi auguro che il nucleo madrileno possa integrare le pause e le smagliature catalane. Tra tutti vorrei salutare in modo degno il "catedratico" Xavier Hernández Creus, al suo ultimo corso prima dell'emeritato. Ma la partita clou sarà quella del 18 giugno al Maracanã tra Olanda e Cile: due squadre in mano e due grandi fautori del calcio totale, Van Gaal e il più giovane, e meno conosciuto nella nostra provincia, Jorge Sampaoli. Entrambi declinano un duttilissimo, a seconda delle "fasi" (dicesi così, ormai) e degli interpreti, 3-4-3: il primo come discendente del Totaalvoetbal, ovviamente; l'altro come discepolo di Marcelo Bielsa, rispetto al quale è però di indole meno visionaria e più pragmatica. Daryl Janmaat sarà il mio osservato speciale.

Spagna vs Croazia agli ottavi la darei per probabile, come è certo invece il Brasile ma è da veder con chi.

Gruppo C orfano di Radamel Falcao, forse la più grande perdita tecnica e spettacolare del torneo. I due CT migliori del fascio sono José Pekerman e il nostro Alberto Zaccheroni e dunque direi che potrebbero prevalere loro sulla Costa d'Avorio, se non vi militassero le individualità migliori: il mio amatissimo Yaya, Drogba, e anche quel bel ronzino di Gervinho. Nei Cafeteros misureremo il reale valore comparativo del sopravvalutato, in ripa Arni, Juan Cuadrado. La chioma impetuosa di Giorgos Samaras varrà sempre la pena di un'occhiata. Davvero non saprei chi indicare per il totalizzatore, e solo una strofinatina all'opale mi induce a dire Colombia e Avorio.

The Fab Four della Benny Hill'Club Band
Il girone dell'Italia, il D, è il migliore che ci potesse capitare. Lo vinceremo sicuramente, sebbene attraverso enormi patemi. Gli eredi di Churchill sanno ormai bene che noi familisti amorali andiamo a una partita di calcio come a una guerra. E ci temono. Di loro vorrei vedere finalmente luccicare a un mondiale il mio amato Wayne, così come mi piacerebbe che Benny Hill desse spazio stabilmente a Sterling e Sturridge e a Barkley più che all'evanescente assai Lallana. Di fronte all'Uruguay mi tolgo sempre il cappello come faceva il Magister vitae et studiorum, soprattutto ora che a guidarli è il professor Tabarez. Mi auguro di vedere tutta la linea davanti del Liverpool in campo quando Albione e Celeste si elimineranno l'una con l'altra. Non ho gli almanacchi sotto mano, ma credo che un girone così blasonato si sia dato ai Mondiali solo al Sarrià di Barcellona nel 1982. Dei nostri lamento solo la non convocazione di Alino Diamanti, l'unico capace di mettere palle avvelenate in mezzo all'area nell'ora suprema. Rossi è un grande rimpianto e l'assenza di Montolivo peserà più di quanto non si pensi. Ho piena fiducia però, da Euro 2012, nel nostro Cesare. E attendo di godermi il Gufetto accanto a Sant'Andrea da Brescia, e De Rossi nella posizione in cui lo ha sperimentato a lungo Luis Enrique. Un centrocampo come il nostro lo hanno solo Spagna e Croazia.

Dunque, fiducia: Italia vs Costa d'Avorio (o Giappone) e Uruguay contro Colombia agli ottavi.

Il resto qui sotto. Per non tediare oltre.