4 giugno 2014

Rose e spine

La FIFA ha dunque diramato l'elenco del 736 giocatori che si disputeranno la Copa do Mundo. 119 di essi giocano ovviamente nel campionato di vertice, la Premier League. E non sorprende che lo United abbia ben 14 giocatori impegnati in Brasile, il Chelsea 12, l'Arsenal, il Liverpool e il City 10: così come il Bayern ben 15 - è la squadra, forse non a caso, più rappresentata -, il Barça 13, il Real 12, il PSG 10 e l'Atletico 9 [vedi].

Il nazionale del Camerun Stéphane Mbia
fresco campione europeo con il Siviglia
Un dato interessante, ma da interpretare, è il secondo posto in graduatoria della Serie A, che vedrà impegnati al Mondiale ben 83 giocatori, davanti a Bundesliga (78), Liga (63) e Ligue 1 (47). Ad essere precisi le cifre si riferiscono non ai campionati ma ai paesi. Per chiarire, degli 83 "italiani" uno (Hernandez) appartiene al Palermo, così come altri 5 appartengono alle neo-retrocesse Bologna, Catania e Livorno. Ma la sostanza non cambia.

Il calcio che si gioca in Italia sembra dunque uscirne meglio di quanto non dicano i suoi modesti risultati internazionali a livello di club, la mediocrità del suo livello estetico e agonistico, gli irrisolti problemi strutturali e culturali.

Il dato è in apparenza ancora più confortante se consideriamo le sole squadre che danno più di 5 giocatori alle nazionali impegnate ai Mondiali, cioè a quel decimo di club (28 sui 296 totali) che tessera 250 giocatori dei 736 presenti in Brasile, cioè un terzo del totale. In questo novero più ristretto i club italiani sono 5: Juventus e Napoli con 12 giocatori, Inter e Milan con 8, Lazio con 7. Per un totale di 47 giocatori. I club inglesi sono ovviamente 9, per un totale di 81 giocatori. I club tedeschi solo 4, con 36 uomini. I club spagnoli addirittura solo 3, con 34 giocatori. La Francia ha solo il PSG. Il Portogallo il Porto con 9 giocatori. La Russia 3 club con ben 21 giocatori. Completano il ranking il Messico e la Svizzera con un club per 6 giocatori ciascuno. In sostanza, il vertice della Serie A offre il 18,8% dei giocatori di vertice ai Mondiali (47 su 250) rispetto all'11,3% di giocatori (83) offerti dai 20 club italiani complessivi sui 736 presenti ai mondiali.

Ubriacatura di cifre per dire cosa? La questione è semplice: come mai un movimento calcistico che detiene e stipendia giocatori così qualificati e reputati dai CT che guidano le 32 squadre finaliste dei Mondiali non riesce a ottenere risultati di corrispondente livello internazionale quanto ai club? Possiamo aggiungere un paio di esempi. Come mai la Juventus che sciorina ben 12 giocatori (quindi più di un XI) ai Mondiali ha perso la semifinale europea con un club, il Benfica, che ne porta solo 5 ai Mondiali? E come mai ha vinto l'Europa League una squadra - il Siviglia - che sarà "rappresentata" ai Mondiali da soli 4 giocatori: Beto nel Portogallo, Rakitic nella Croazia, Mbia nel Camerun e Bacca nella Colombia? Mentre i cosiddetti top players juventini - Tevez e Llorente - si godranno le partite del Mondiale brasiliano in infradito?

L'azzurro e capocannoniere della Serie A Ciro Immobile
fresco acquisto del Borussia Dortmund
La risposta non è ardua, ahi noi, e rimanda sempre a quanto ci ripetiamo da tempo. Il problema è l'attitudine culturale del nostro movimento: capace di mobilitarsi per "epiche battaglie" a Sassuolo o a Livorno, con grancassa mediatica e di social network, e di fare una figura miserrima appena varcato il confine. Un quarto di secolo fa ci tirò fuori da analoghe paludi e paure Arrigo Sacchi, andando a far gioco e a vincere in tutti gli stadi d'Europa. Oggi, purtroppo, non si vede all'orizzonte nessuno di analogo.

E non è questione di fatturati. La cessione di Ciro Immobile al Borussia grida vendetta al cospetto di Eupalla. I renani hanno un fatturato inferiore a quello della Juventus ma idee e audacia. I dirigenti torinesi, invece, stanno meditando di svendere Giovinco, Quagliarella e Vucinic, e magari far cassa con la plusvalenza di Llorente. Per acquistare Morata. Imperscrutabili e insondabili. E capaci di prendersela se un altro talento internazionale del nostro calcio costretto a emigrare come Marco Verratti osa dire quello che pensa, e cioè che giocare nella Juventus ormai costituirebbe un passo indietro per la sua carriera. Vagli a dare torto ...

Azor