22 giugno 2014

So far, so very good

A conferma di quanto già scritto dai fratelli eupallici anch'io ci tengo a ribadire che il Mondiale dei Mondiali sta mantenendo tutte le promesse e le premesse della vigilia. Stiamo assistendo a partite bellissime. Probabilmente il Mondiale più bello degli ultimi quarant'anni. Certamente il più spettacolare dal 1982. Insomma, so far so very good.

A oggi, 22 giugno, ci sono stati di media tre gol a partita; Svizzera-Francia è stata quasi una partita da record: sette reti, 34 tiri totali di cui 24 nello specchio della porta. Karim Benzema ha tirato, in due sole partite, ben 15 volte in porta mentre la sua Nazionale lo fatto per 42 volte. Gli arbitri sono, tutto sommato, meno scarsi di quanto mi aspettavo; hanno estratto una media di 2.8 cartellini gialli e di 0.2 cartellini rossi a partita. Praticamente nulla, indice anche questo di un alto livello di gioco, veloce e teso all'attacco, pensato e pianificato per costruire e non per distruggere. Honduras-Ecuador, apparentemente una partita per la quale non varrebbe la pena restare svegli nemmeno la notte di san Silvestro,  è stata veloce e spettacolare; 24 tiri di cui ben 13 nello specchio della porta; continui rovesciamenti di fronte e tanto talento ignoto sbattuto in faccia ai nottambuli di Brasil 2014.

21 giugno 2014, Estadio Castelao, Fortaleza
Ayew stacca di testa e porta in vantaggio il Ghana sulla Germania
Germania-Ghana sembrava il copione già scritto di un filmetto di serie B. La Deutsche Nationalmannschaft è fortissima e fra le grandi protagoniste di questo Mondiale la meno imperfetta. Passerà come un tritacarne sui poveri africani. E invece è stata una partita a tratti bellissima, generalmente equilibrata con qualche momento di evidente difficoltà per il Golia teutonico. Il Ghana ha attaccato mostrando ancora una volta quanto lo studio e l'applicazione tattica abbiano davvero livellato il calcio planetario. Altro che vittima sacrificale! Nei 93 minuti ci sono state 78 azioni offensive, 31 tiri in porta di cui 16 nello specchio con una chiara supremazia africana. Gli uomini del sorprendente Appiah hanno monopolizzato il fronte offensivo tirando il doppio degli avversari e mostrando, come ormai accade regolarmente al Mondiale dei Mondiali, evidenti incertezze difensive. E questo è il nodo della questione.

Stiamo forse assistendo a un Mondiale spartiacque. Il calcio è cambiato sotto i nostri occhi e non sempre ci siamo accorti del mutamento che, al netto della prospettiva temporale, è radicale. Gli allenatori studiano la strategia pensando prevalentemente a colpire e non a difendersi. Chiariamo subito che i tornei, lunghi o brevi che siano, si vincono prendendo pochi gol, quindi la fase difensiva resta, a mio giudizio, decisiva, ma è cambiata la strada per arrivare a destinazione, è cambiato il mezzo  non il fine. Si cerca di non prendere gol aggredendo l'avversario o facendo girare palla more Guardiolae. Il livello generale delle difese è scadente. Sono gli uomini, in questo caso, a essere tecnicamente più deboli. Anche per questo tutti i CT hanno preferito portare centrali alti ancorché meno dotati tecnicamente; l'Argentina e l'Italia sono, da questo punto di vista, due casi esemplari. Solo il Brasile rappresenta una parziale eccezione, ma sarebbe più corretto dire che Thiago Silva è, nel suo ruolo, il migliore in attività e forse uno dei migliori da parecchi anni a questa parte.

18 giugno 2014, Estadio Beira Rio, Porto Alegre
Tim Cahill segna un gol capolavoro
Dicevamo di un torneo molto bello, arricchito da tanti gol alcuni dei quali davvero memorabili. Mi vengono in mente sui due piedi il pareggio di Van Persie contro la Spagna e quello di Cahill contro l'Olanda. Curiosamente due perle nello stesso girone, ma molti altri ve ne sono stati di apprezzabili sia per la manovra che li ha costruiti sia per la finalizzazione del cannoniere di turno.

Un Mondiale così bello e "diverso" impone una riflessione che in parte ho già introdotto: molto bene la fase offensiva di quasi tutte le squadre nazionali impegnate, molto meno bene quella difensiva. Il ridotto tasso tecnico dei difensori è una spiegazione, ma non può essere l'unica e comunque vanno analizzate le ragioni di questa tendenza destinata, credo, a intensificarsi negli anni a venire. Ritengo che molto vada imputato alla generazione play station. Non è un caso che molti amino il calcio robotico di CR7 e quello androide di Ibra. Sono giocatori il cui strapotere fisico nasconde le (non molte a dire il vero) lacune tecniche. Sono giocatori programmati per offendere liberi da vincoli tattici. Sono attaccanti ad alta definizione. Ormai vedendo le partite si viene catapultati in una realtà che quasi si sovrappone al virtuale, laddove la tecnologia televisiva è speculare al videogioco calcistico più evoluto in commercio. Non si capisce più con esattezza se si stia assistendo a una vera partita di calcio, giocata da persone in carne e ossa, o a una perfetta riproduzione cibernetica dello sport più amato. I calciatori vivono questi anni, ne sono dentro così come lo sono la maggior parte dei ragazzini che aspirano a imitarli. Passano la maggior parte del tempo libero alla console preferita scegliendosi nel mondo virtuale e giocando a essere se stessi, a fare cioè virtualmente quello che sperano di fare nella realtà il giorno dopo o la sera stessa. E non credo giochino a fare i grandi allenatori o a impostare al meglio la fase difensiva.

Nelle scuole calcio non si selezionano più i bravi difensori e i portieri sono ormai abbandonati al loro destino, soli ad arrangiarsi con palloni che si muovono impazziti ad ogni tiro manco fossero supertele. Difendere è ormai un must collettivo. Gli allenatori amano gli attaccanti che rientrano, quelli che fanno la fase difensiva, come va di moda dire oggi, ma sono attaccanti e non sanno difendere. Bene che Cavani si faccia quaranta volte il campo avanti e indietro per aiutare la difesa, ma quando si ritrova ad affrontare l'attaccante avversario è il prologo di un disastro; se deve far ripartire l'azione o è troppo lontano dalla porta e per arrivarci deve stancarsi terribilmente o non ha la visione del regista; molte delle azioni più pericolose nascono da palle perse sulla propria trequarti per l'incapacità di ripartire con ordine. Ormai la difesa è ridotta ai due centrali che sono due anche nelle difese (annunciate) a tre. I terzini non sono più terzini nemmeno di nome; li chiamano esterni bassi. Di fatto non sanno difendere perché vengono selezionati in base a quanti scatti riescono a produrre in novanta minuti e a quanto sono bravi nel saltare l'uomo. In tutto il Mondiale si sono visti non più di dieci cross indirizzati in area e ben fatti. Uno di questi, purtroppo per noi, l'ha effettuato il trentenne Junior Diaz da San Jose mettendo il pallone proprio sulla testa di Ruiz per il vantaggio del Costa Rica sull'Italia.

Nel mondo del videogame si deve vincere e i preliminari tattici sono una scocciatura. Gli allenatori sono ormai professori che predicano a studenti affetti da deficit d'attenzione perché immersi nel limitato impegno del mondo virtuale. Ecco allora che le squadre meno infarcite di campioni si applicano con una determinazione feroce mentre quelle tecnicamente più dotate sembrano un'orchestra composta solo da primi violini. L'Italia è più forte del Costa Rica, ma il Costa Rica vince. Tutti pensavano che gli eroi Persiani avrebbero resistito non più di dieci minuti a Messi &Co. e invece li hanno imbrigliati tatticamente e solo una grande parata di Romero, unita alla magia del più forte, ha permesso all'Albiceleste di vincere. Stesso discorso vale per la Germania, salvata dal solito, incredibile Klose (anche se il Ghana è nettamente la più forte delle squadre africane impegnate al Mondiale).

In definitiva mi pare che questa sovrapposizione fra reale e virtuale sia una delle ragioni per cui si è generato un calcio nuovo, più spettacolare, ma assai imperfetto. Però si sa, il mondo è fatto di imperfezioni e spesso sono proprio queste che producono il bello. Quindi diciamo pure e ad alta voce: so far so very good. In fondo la nostra devozione a Eupalla è stata fin qui ampiamente ripagata.

Cibali