15 dicembre 2014

Tempi duri per le outsiders

Cartoline di stagione: 16° turno 2014-15

E' stato un week-end di risultati interessanti ma non di bel gioco. Con qualche sorpresa.

Nella Grand Boucle le due fuggiasche si fermano contemporaneamente, consentendo all'Olympique Lyonnais di accodarsi. Una bella corsa, si direbbe, per l'equilibrio; ma i due XI olimpici perdono più facilmente del PSG (quattro sconfitte contro una sola) e subiscono anche più reti, perciò è presumibile che loro obiettivo massimo sia quello di riuscire a tenere il pubblico in sala TV sino alle ultime battute. I titoli di coda sono scontati, e la Ligue 1 cosituirà il principale bottino dei parigini, destinati a lasciare l'Europa negli ottavi, quando vanamente cercheranno di speronare il pullman e di escorcizzare gli illusionismi di JM.

Luciano Vietto abbraccia il connazionale Simeone, ma poi lo infilzerà
Ubriache dei propri record, le Merengues li aggiornano di giorno in giorno e Carletto ingrassa. Le avevamo lasciate in proiezione 138 reti, ed ecco che la quaterna assestata all'Almeria (ultimo della Liga) le porta a 139. Lara Croft sale da 62 a 66. Che dire? Mentre il Madrid è sempre una festa di gol, Barça e Atlético sembrano di fiato corto. Nell'ultimo turno un punto in due e nessun gol. Rumorosa la caduta interna dei Colchoneros, in un match nervoso e ricco di episodi polemici. Il sommergibile giallo ha saputo colpirli in contropiede proprio nel finale - ma poteva riuscirci anche prima. Adesso sono sette i punti che separano il Cholo da Carletto. Troppi, forse; così come eccessiva pare la differenza di qualità tra le due rose, cui si può rimediare nella singola partita ma difficilmente sulla lunga distanza. I catalani, invece, sono sempre in mezzo al guado, salpati da un ancora recente e maestoso passato e speranzosi di approdare in un futuro che vorrebbero fosse all'altezza di quella irripetibile 'stagione'. Steccano troppe partite, questa è la verità. Meno quattro dal Real, vale a dire due pareggi di troppo, imposti da gente non irresistibile (Malaga e Getafe).

La Bundesliga - torneo nel quale Guardiola allena i suoi in vista della campagna europea di primavera - è niente più che una bella zuffa per i posti di rincalzo; si sono avvantaggiati quelli di Wolfsburg, ma dietro di loro c'è una gigantesca ammucchiata, in una situazione simile a quella italiana. Il povero Klopp ha dovuto chinare il capo anche sul campo dell'Hertha: un solo gol, favorito da pagliacceschi inciampi nell'erba di Hummels e Subotic. Nove sconfitte in quindici partite: questo è lo score impressionante dell'XI che per un paio d'anni ha messo a ferro e fuoco le piazze del continente.

Ma perché la porta del Borussia offre così libero il proprio specchio?

In Premier League si profila adesso una possibile ed eventualmente appassionante gara a tre, perché Van Gaal sta lentamente mettendo a regime lo United (nonostante un'infermeria sempre strapiena). Gli è bastato pochissimo (non certo la qualità del gioco) per mettere sotto il Liverpool a Old Trafford, e si è ben visto come la ruota della sfortuna abbia preso di mira i Reds. Il gol che apre la partita (Rooney) arriva tre secondi dopo un clamoroso spreco di Sterling. Questo brevissimo segmento di partita ha riassunto tutta la stagione disputata finora dal Liverpool: errori a gogò sottoporta e difesa di burro. Come per l'Atletico, come per il Borussia, si palesa anche per l'XI di Rodgers la difficoltà di tenere il passo. Il ruolo di outsider è fascinoso, specie nell'epoca signoreggiata da pochissimi top-club, ma la normalità è sempre dietro l'angolo.

A proposito di outsider: la Juve pesca proprio il Borussia nell'urna di Nyon. Sorteggio buono? Visto il momento dei tedeschi, si direbbe di sì. Se riprendono a correre e giocare come sanno, sicuramente no. In prospettiva, sembra facilmente migliorabile soprattutto il rendimento del Borussia. Certo, "poteva andare peggio", dicono i più. Vedremo, le partite si giocheranno tra qualche mese, un tempo possibile ad Allegri e a Klopp per trasformare rose ricche di ruggini e tare in sfolgoranti macchine da gol. Personalmente, tuttavia, non comprendo la considerazione di cui godono i bianconeri. Le ultime partite sono state modestissime e aride. Ieri, per esempio, hanno sballottato la povera Samp per una mezzoretta, cavando da questo dominio assoluto lo straccio di un gollettino; l'orgiastica eccitazione dello Juventus Stadium è poi evoluta in rabbiosa incredulità quando Gabbiadini (non Arda Turan, non Cristiano Ronaldo) ha fatto secco Gigione con un sinistro che più calibrato non poteva essere - del resto, è sicuro che Siniša abbia appeso i suoi ai ganci dello spogliatoio, dopo un primo tempo così inane. Intanto, Tevez e Llorente sono sempre a secco, Morata non esplode, Giovinco non è Altafini (figuriamoci), Coman è una bella promessa ma ancora non incide. Questo pareggio viene dopo quello stentato di coppa, dopo lo squallido zero a zero di Firenze, dopo la vittoria immeritata nel derby. Inaciditi dal tradimento di Conte, i tifosi bianconeri si dicono innamorati di Allegri. Forse, semplicemente, fingono di esserlo. Dal canto suo, la Roma vive un momento arbitrale felicissimo e raggranella punti che non raggranellerebbe senza decisioni fortunate. Spero se ne tenga conto quando riesploderà la santabarbara.

Mans