7 gennaio 2015

Alba blaugrana, giganti dell'area e il ritorno del gol-fantasma

Cartoline di stagione: primizie del 2015

Gesti raffinati e inconsulti
Il buon David Moyes si sta prendendo le sue grame soddisfazioni, al Municipal de Anoeta. Grame, sì: per los Txuri-urdin, purtroppo, alla Liga partecipano venti squadre, e non solo le tre grandi. Ma per le tre grandi, l'Anoeta è una stazione di dazio. Dove regolarmente si paga. Domenica è toccato al Barça, in precedenza era toccato ai Colchoneros (il 9 novembre) e prima ancora al Magno Real (il 31 agosto). Nove punti nei tre big-match per Moyes, che ne ha raggranellati fin qui, in totale, solamente diciotto. Senza quelle tre portentose e inaspettate vittorie, la Real Sociedad sarebbe ora sul fondo del fondo della classifica, poiché a quei trionfi si aggiungono una sola altra vittoria (ai danni dell'Elche, lo scorso 28 novembre), sei pareggi e sette sconfitte. Stranezze del futbol. E strano (anzi, quasi soprannaturale) è stato sicuramente il gol che ha malamente inaugurato il 2015 blaugrana. Una meravigliosa inzuccata in volo e in torsione di Jordi Alba, ma nella propria porta (fotogramma). La partita era iniziata da pochissimo, e lì è finita. E' finita anche la striscia di Carletto, che cade al Mestalla e subendo di rimonta. La media-reti dei Blancos decresce sensibilmente: la proiezione è ora fissata a 133. Lara Croft rimane a galla, e tenuto conto che (avendo saltato un turno in fabbrica) alla fine potrà giocare non più di 37 partite, ecco che la media aggiornata lo accredita di 64 pappine. Sempre e comunque mostruoso, va da sé. Nel frattempo l'Atlético accoglie il figliol prodigo, scarica l'inutile Cerci e si riporta all'altezza del Barça. Domenica lo scontro diretto, a Camp Nou.

"The Beast"
In Inghilterra, week-end riservato alla Football Association Cup, la più antica competizione del pianeta. In questo turno (Third Round Proper) esordivano i club della Premier. Abbandona subito il malandato QPR, ad alcune tocca la ripetizione (a campo invertito), ma certo la sfida più commovente è andata in scena a  Kingsmeadow, stadio costruito recentemente ma di fascino vintage nel borgo reale di Kingston upon Thames. Qui gioca normalmente il Wimbledon, che nell'occasione ha ospitato i Reds. Ovviamente, la memoria è andata alla famosissima finale del 1988, alla Crazy Gang di Bobby Gould e di Vinnie Jones (che, proprio lunedì, compiva 50 anni). Il Liverpool l'ha spuntata, ma a prendersi la scena è stato Adebayo Akinfenwa (foto), pachidermico centravanti dei Wombles e acceso tifoso del Liverpool. Beh, ha pure fatto il gol del momentaneo uno a uno [vedi]; poi ha pregato Steven Gerrard, il suo idolo, di non lasciare Anfield [vedi].
 
E arriviamo al bollettino della Serie A. Alcune cose non saranno sfuggite ai più. Per esempio, la sontuosa prestazione di Felipe Anderson, brasiliano, futuro crac (di mercato) per Claudius Lotitus - dovesse confermarsi. Meno veloce ma molto più intelligente (e insisto sul 'molto') di Cuadrado, tecnica sopraffina, movenze (direi) alla Causio (per chi se lo ricorda), ma ambidestro. Va monitorato sistematicamente. Per esempio, la rovinosa (e non inedita) caduta del Milan, che quando finiscono le chiacchiere deve andare in campo e conferma di essere una creatura fragile, priva di certezze, sempre in bilico tra la buona prestazione e la contro-prestazione. Il Milan sembra aver preso più da Menez che da Inzaghi: è lunatico e perciò discontinuo; confusionario e non lineare. Per esempio, l'ennesima brutta performance della Juventus. Brutta perché contradditoria, sì, perché le partite durano novanta minuti e non quarantacinque. Partite a fotocopia, contro la Samp e contro l'Inter. Partite nelle quali i bianconeri maramaldeggiano per una mezzoretta, vanno in vantaggio, sprecano. Poi si disgregano, subiscono e disordinatamente riprendono ad arrembare. Il tramonto atletico di alcuni uomini è palese (purtroppo, tra essi, vi è Sant'Andrea da Brescia), e non è compensato da un'adeguata (ri)organizzazione del gioco. Cinque pareggi nelle ultime sei apparizioni (e tre punti presi solo al derelitto Cagliari). Qualcosa non va: difficile capire se Allegri ne sia consapevole e semplicemente finga di non averlo compreso. 

Attenzione! Potrebbe essere un'immagine ritoccata o taroccata!
Sul gol-quasi-fantasma di Udine è inutile aggiungere chiacchiera a chiacchiera. L'episodio si presta a ingigantire la dietrologia juventina (che ovviamente vi legge un ulteriore segno delle simpatie nutrite dal Palazzo per la Roma); in sé, andrebbe derubricato a onesta e necessaria decisione arbitrale, obbligatoria per uomini abbandonati a calcolare mentalmente e in un istante traiettorie e millimetri. Non è il principale problema per noi, certo. Ma è anche vero che, altrove, questo problema non c'è più. Perché la soluzione è semplice, più che ragionevole e low cost.

Mans