11 marzo 2015

Terrore al Bernabéu

Fettine di coppa: ottavi di CL 2014-15 (ritorno - primo martedì)

"Oddio, e cos'è quello? Un pallone?"
I suoi riflessi si sono spenti, e lo sguardo è appannato dall'incredulità di quel che gli accade. Lo sguardo è tipico di chi vorrebbe poter credere d'essere solo precipitato in un incubo. Ma è una notte che non finisce mai. Aveva ragione Mou, possibile? Iker Casillas è (o sembra essere) un ex-atleta, forse un ex-portiere, uno che sbriga a fatica l'ordinaria amministrazione, quando la sbriga, grazie all'esperienza. Sicuramente è un guardameta ormai inaffidabile, perché non sempre s'accorge del pericolo che incombe, e ogni oggetto rotondo che transita dalle sue parti è potenzialmente un assassino. Catturerebbe ancora e con relativa agilità qualche pallone sgonfiato da spiaggia, di quelli grossi che volano lenti; quelli normali, da competizione, quelli peraltro studiati apposta per disegnare traiettorie indecifrabili ai radar dei portieri, sembra abbiano per lui le dimensioni di una pallina da tennis, e gli passano veloci vicino a un braccio o a una gamba, rimbalzano o sgusciano. Solo di rado riesce a toccarli, ma senza convincerli a finire altrove la corsa. Diretti in porta, in porta arrivano. Martedì sera, al Bernabéu, i minatori (Die Knappen) di Gelsenkirchen hanno rischiato di far saltare per aria la storia della Champions League, riducendo il Bernabéu a sospirare perché la sconfitta rimanesse entro proporzioni aritmeticamente accettabili. Ma per il Grande Real e per l'Impero di Carlo Magno sono stati minuti di puro terrore. Ogni assalto dello Schalke era come una scossa di terremoto. E non basta l'irreversibile declino di Casillas a spiegare l'accaduto.

"E' andata. Adesso rimbocchiamoci le maniche"
Le difficoltà dei Blancos dipendono, in parte, dall'assenza di Ramos, grande ed esperto difensore-cannoniere, sempre (sempre) decisivo nella stagione della 'decima'; in parte, dal necessario rimpiazzo di due pedine nel reparto centrale, mastro Alonso e Angel Di Maria. Xabi, è vero, ha gli anni che ha, ma il suo peso specifico in un grande equipo è ancora tutt'altro che trascurabile. Senso della posizione, senso della partita. Palleggio e lanci lunghi, capacità di rallentare l'azione o di alzare il ritmo, durezza e cattiveria nei contrasti. Kroos è un futuro campione - questo è certo -, ma non ancora pronto a mettere sul banco tutta la merce che serviva Xabi. Di Maria, dal canto suo, garantiva velocità supersoniche ai ribaltamenti di fronte, assoluta imprevedibilità all'azione; Isco, che sicuramente è un futuro campione, possiede caratteristiche diverse, e non assortisce bene il trio dei centrocampisti, se gli altri sono Kroos e Kedhira. Lo stesso va detto di James Rodriguez. Senza quei due, il quattro-tre-tre nell'ultima release ancelottiana convince poco: è instabile, squilibrato, vulnerabile.

Certo, al momento è fuori anche Modric, e si tratta (come per Ramos) di un'assenza pesante. Tuttavia, per le ultime battaglie d'Europa, Carletto dovrà sperare che proprio Ramos e Modric tornino in squadra e in piena efficienza; e dovrà soprattutto trovare un sistema per convincere l'ambiente a calmarsi. Madrid ha osannato e divorato decine di allenatori, nell'ultimo mezzo secolo. A tutti è toccata la ghigliottina della critica, e poi il 'disonore' della cacciata. Se non sta più che attento, potrà capitare anche a lui. Prima del sorteggio dei quarti, oltretutto, dovrà arrangiare lo spartito, riaccordare gli strumenti e portare la banda a Camp Nou. Dove, peraltro, nessuno ha intenzione di lasciarla suonare.

Mans