1 maggio 2015

Continuità

In ripa Arni

È una Fiorentina strana quella delle ultime settimane. La squadra di Montella, dopo 18 risultati utili consecutivi fra campionato e coppe, è naufragata contro la corazzata a strisce bianconere nella semifinale di Coppa Italia perdendo per 3-0 al Franchi. Da allora la Fiorentina pare aver perso ogni sicurezza. Unica eccezione l'Europa League dove i Viola non hanno sbagliato un colpo e sono arrivati, con pieno merito, a giocarsi la semifinale contro il Siviglia detentore del trofeo. Sarà una partita bellissima, difficile e decisiva. Strano davvero il calcio. Se la Fiorentina vincerà la doppia sfida guadagnandosi l'accesso alla finale di Varsavia, la stagione sarà trionfale e tutto il lavoro svolto da Montella e dal gruppo fin qui sarà fieno in cascina per la prossima stagione. Questo indipendentemente dalla vittoria del trofeo. Se invece la Viola dovesse uscire contro gli spagnoli, la stagione sarà stata assai negativa, quasi disastrosa. D'altra parte nel calcio i risultati sono tutto.

Contro la Juventus la Fiorentina non meritava di perdere, almeno per la qualità e l'intensità del gioco espresso nei novanta minuti. Ma le distrazioni difensive manifestate davanti a Tevez e compagni lasciano di stucco e sembrano un marchio di fabbrica di questa squadra quando non ha il pallino del gioco. L'impotenza offensiva dell'undici viola produce solo graffi senza mai penetrare le difese avversarie, senza mai essere pericolosa davvero.

Le distrazioni difensive sono preoccupanti perché sembrano il segno di un gruppo che non si muove più coeso e compatto in verticale. Basta un lancio per mandare in tilt i pur bravi centrali di Montella. Una fragilità disarmante che arriva dritta al tifoso trasmettendo un senso di panico ogni volta che l'avversario porta la palla nella metà campo viola.

L'attacco soffre del mal di Mario. Gomez è stato acquistato per finalizzare l'enorme mole di gioco espressa dalla Fiorentina di Montella. Non è mai stato un fenomeno, non fa reparto da sé. La sua stazza inganna. Gomez è sempre stato un rapace, ora sembra un un piccione. Ma il problema credo sia alla radice dell'oneroso acquisto. I tifosi si aspettavano un uomo capace di inventarsi i gol da solo, un po' come faceva Batistuta. Ma Gomez non è e non sarà mai quel tipo di attaccante. E lui soffre di questa impotenza. Certo vederlo vagare nell'area avversaria ingessato, goffo, è incomprensibile. Avrebbe bisogno della miglior Fiorentina e degli esterni più continui del campionato capaci di portare palla in area, ma la Fiorentina di adesso non è quella Fiorentina. Purtroppo, nel momento in cui il tedesco poteva incastonarsi nel sistema di gioco viola, si infortunò (15 settembre 2013, Fiorentina-Cagliari) e il talento di Giuseppe Rossi aveva mascherato la gravità della perdita fino allo sciagurato intervento di Rinaudo in Fiorentina-Livorno. Pazienza. La prossima stagione sarebbe forse il caso di puntare tutto su Babacar e affiancare al talento senegalese un vecchio mestierante (Pellissier? Dennis?).

La scelta di acquistare Diamanti e Gilardino ha poi confermato quello che scriviamo da sempre: esiste in Fiorentina un evidente scollamento fra il reparto tecnico e quello amministrativo. Non posso credere che Montella abbia chiesto alla società due calciatori che, indipendentemente dalle qualità, non potevano avere una condizione adeguata alla massima serie del campionato italiano.

I risultati negativi producono processi svelti. In particolare a Firenze, dove si vive il calcio così come si vive tutto, dividendoci e cercando un pretesto per dissentire anche laddove non ce n'è motivo. Ora si attacca Montella indicandolo come massimo responsabile dei risultati negativi di queste ultime settimane. Montella ha commesso degli errori e ci mancherebbe altro. Le sconfitte casalinghe contro Verona e Cagliari gridano ancora vendetta. Ma è e resta uno degli allenatori tecnicamente più preparati della serie A, forse d'Europa. È giovane e deve poter sbagliare. In due partite si è bruciato molta della stima che la piazza gli aveva riconosciuto. Ma, come abbiamo già scritto, può ripartire da Firenze e secondo chi scrive, deve ripartire da Firenze. La Fiorentina non è una squadra vincente, o meglio non è una società vincente, ma è solida. La Fiorentina dei Della Valle non fallirà mai e garantirà alla città dignità sportiva sempre. Ma trofei ne arriveranno pochi e a condizione che si faccia lo stadio (ma su questo punto siamo assai pessimisti e ci riserviamo di dedicare un'analisi dettagliata all'argomento in un futuro prossimo). D'altra parte se l'ultimo scudetto in riva all'Arno è datato 1969 un motivo ci sarà e indicare in questa proprietà il colpevole non ha alcun senso.

Questa è la dimensione della Fiorentina e Montella è il più bravo per ottenere il massimo da un gruppo il cui valore è buono, ma non eccelso. Se la società punterà ancora su Montella dimostrando di credere nel valore della continuità, allora sarà possibile fare un ulteriore passo in avanti. In caso contrario si dovrà ripartire da zero. I cicli sportivi sono una delle sciocchezze che si dicono intorno al calcio. Non esistono nella realtà. Non si può ripartire da zero ogni tre anni. Non si può osannare un allenatore per due anni e mezzo e accorgersi che è un incapace dopo trenta mesi. O si hanno molti soldi da investire o si punta su un gruppo, ci si crede e lo si difende sempre. Questo credo debba fare la società con Montella. Altrimenti sarà di nuovo una rincorsa per poi accorgersi fra tre anni, o forse prima, che si è di nuovo chiuso un ciclo. Intanto la polvere si accumula su una bacheca vuota da ormai tanti anni. Troppi.

Cibali