7 maggio 2015

Magnificat

Fettine di coppa: semifinale di CL 2014-15

Partita magnifica. Poche altre volte credo di aver visto giocare due squadre ai ritmi e all'intensità mostrati dal Barcellona e dal Bayern ieri sera. Senza pause, ribattendo colpo su colpo, alla costante ricerca del pallone. Uno spettacolo straordinario. L'attenzione mediatica e dei nesci si concentra sui diamanti gettati loro in pasto dal fuoriclasse di questa epoca. Ma è stata l'intera partita uno spettacolo continuo.

Magnificat anima mea Dominum ...
Un dato statistico ne rivela la natura: 59 dribbling (47 Barça, 12 Bayern) - contro i 27 di Juve-Real (una partita gradevole ma come tante altre) - di cui 14 del solo Messi. Dribbling game non vs passing game, ma dribbling innestati sui passaggi: 556 il Bayern, 448 il Barça. Dati inferiori rispetto alla media stagionale in CL, rispettivamente di 676 e 669 (e ai 457 delle altre squadre comuni mortali), che mostrano l'intensità del pressing reciproco. Certe fasi di gioco sono state vertiginose, al limite delle possibilità tecniche di controllo della palla e dell'applicazione tattica nella intercettazione delle linee di passaggio. Pochissimi i falli che etichettiamo come "tattici", a testimonianza che le squadre erano sempre molto strette nelle linee.

La meraviglia tattica è stata quella mostrata inizialmente da Guardiola: giocare col vecchio "sistema", con tre difensori a uomo sui Tre Tenori. Una raffinatezza vintage, di cui si comprende l'intento, vale a dire provare a giocare sugli anticipi, ma anche il rischio enorme, come ha mostrato la prima occasione di Suarez estintasi sulla gamba in uscita di Neuer. Il prudenziale ritorno a 4 della linea di difesa dopo 15 minuti ha "normalizzato" il gioco, riportandolo all'assetto tattico a zona prevalente in questo secolo: 4-3-3 il Barça, 4-3-1-2, con Thiago Alcántara e Schweinsteiger (per la scarsa ispirazione del primo in questa serata) ad alternarsi dietro le due punte, per il Bayern.

Al Bayern sono certamente mancati Ribery, Robben e Alaba, come ha mostrato la difficoltà di sviluppare azioni veloci e fraseggio nella trequarti avversaria: solo 8 alla fine le occasioni da gol (e nessuna nello specchio di porta), contro una media stagionale di oltre 17. Il Barça ha invece potuto far valere la differenza del suo fuoriclasse epocale, mandando all'aria ogni tavolo tattico in tre minuti: un uno-due che rimarrà nella storia. Senza esagerazioni. Lampi accecanti di rivelazione divina. Ma innestati - ed è questo che rende memorabile il match - su una partita giocata costantemente all'attacco da entrambe le squadre. Con linee altissime, che in certi momenti hanno rievocato alla memoria i movimenti dell'Olanda 1970s o del Belgio di Guy Thys anni 1980s.

Guardiola ha cercato di giocarsela, nonostante le assenze e cercando di fronteggiare uno stato di forma non smagliante. Già lo scorso anno era uscito sconfitto in semifinale al Bernabeu (0:4). Lo 0:3 del Camp Nou è sicuramente eccessivo, ma è evidente che la maestria tattica, le conoscenze e l'esperienza del Pep non riescono a fare aggio sulla rosa e sull'ambiente bavarese a queste latitudini continentali. Luis Enrique esce invece trionfatore da questo ennesimo passaggio di stagione. La sua capacità di dare equilibrio a una squadra con tre bocche da fuoco che non hanno paragoni nella storia è confermata dalla solidità difensiva: è una squadra che subisce pochissimi gol, prima ancora che una squadra senza paragoni in fase offensiva.

La perla nascosta della partita: l'assist al volo di Iniesta che ha liberato Dani Alves davanti a Neuer alla fine del primo tempo. Da rivedere altrettante volte della serpentina di Messi tra Boateng e Neuer. Che serata indimenticabile! Sempre sia lodata Eupalla!

Azor