10 agosto 2015

I sogni di Matteo e le comparse cinesi

Cartoline di stagione: 2° turno 2015-16

S'immagini che, a metà/fine degli anni '80, Paolo Maldini venga dato in prestito per un anno al P. (serie C), e quindi ceduto in comproprietà al P. (serie A) per quattro soldi, per poi andare in prestito (ma con compartecipazione rilevata dalla società d'origine) in un club di medio spessore, per esempio il T., che infine ne acquisterà l'intero cartellino. Paolino ovviamente va in orbita, va in nazionale e poi, con grande plusvalenza per chi aveva intuito la sua classe, eccolo nel Barcellona. O nel Real Madrid. Immaginare? No, impossibile. Sarebbe stato, a quei tempi e appunto, inimmaginabile. 

"Sogno o son desto?"
D'accordo, Matteo Darmian non è Paolo Maldini, e forse non è destinato a diventare uno tra i cinque o tra i dieci o anche i venti difensori considerati più forti nella storia del football. Ma, come Paolo, è cresciuto nel Milan. Dovrebbe essere, oggi, non solo titolare ma probabilmente anche e già capitano di 'questo' Milan. E invece eccolo che sbuca (stiamo parlando di due giorni fa) sul prato di Old Trafford, eccolo che debutta con la maglia dello United. Nel teatro dei sogni. I milanisti non possono che scuotere la testa, e leggere tra le righe di questa vicenda esemplare le ragioni della mediocrità di questi anni, la dimensione cioè in cui il club è precipitato e galleggia. Matteo esce dal campo a dieci minuti dalla fine, con lo stadio in piedi ad applaudirlo. Lo stadio del Manchester, non il campo di Canicattì. Old Trafford, mica il Meazza sempre deserto di questi ultimi anni. A Milanello, invece, dove c'era già Ignazio Abate (infinitamente più inaffidabile dell'ex granata) a coprire quel ruolo, puntano su Mattia De Sciglio, capace come Matteo di frequentare entrambe le fasce. Peccato  sia sempre in infermeria, con i problemi tipici di chi è cresciuto nelle giovanili allenandosi sul sintetico. La sua carriera durerà poco, siamo pronti a scommettere, e il meglio di lui si è già intravisto. 

In fondo, anche se scattata a Shangai chissà quando, la foto bene
 rappresenta il nostro football: la coppa c'è, il pallone sembra sgonfio,
e gli spalti sono deserti
La stagione italica è iniziata in Cina, con la Supercoppa - competizione che serve solo a raggranellare quattrini, priva di tradizione e di fascino com'è -, in contesto e ambiente surreali. A parte le condizioni del prato, ha molto colpito il pubblico, lontano centinaia di metri dal campo (sembrava che, oltre alla pista di atletica, ci fosse anche un anello per le automobili, ma forse era un'illusione ottica) e composto da migliaia di comparse cinesi con magliette dell'una o dell'altra squadra, rumoreggiante ed entusiasta a ogni azione da gioco. E' palese incompetenza o erano stati preventivamente addestrati? Non lo sapremo mai. Che i cinesi capiscano di football è pressoché da escludere, tant'è vero che (pur essendo miliardi) non hanno finora prodotto un solo giocatore di medio livello (non pretendiamo un fuoriclasse). La partita è risultata - specie nel primo tempo - orrida. Ha riassunto tutto il peggio del nostro calcio attuale: tattica esasperata, furberie ripetute, lentezza nei flussi di gioco. La Lazio è grosso modo la stessa che l'anno scorso apparecchiò grandi partite, ma è fuori condizione. La Juve sta cambiando pelle, e quest'anno assumerà definitivamente la fisionomia del suo allenatore. Vedremo un XI forte ma non spettacolare, utilitaristico e complessivamente (e comprensibilmente) noioso. Chissà se ancora vincente: il secondo anno di Allegri, al Milan, fu un mezzo disastro - inutile ricordare come si consumò. Le concorrenti, forse, possono nutrire qualche speranza di avviare la riduzione del gap che le separa da Nostra Signora.

In Francia, come in Inghilterra, la stagione è già bella viva. l'OM, alla prima partita interna, cicca una trentina di palle-gol e lascia i tre punti al Caen. Bielsa saluta. Per motivi contrattuali sorti all'improvviso. I marsigliesi hanno un cattivo carattere, si sa, e lui non è da meno. Probabilmente altrove la questione si sarebbe risolta. Ma el Loco è uno che non va per il sottile; e So Foot è entrato in possesso della lettera in cui, appunto, annuncia le sue dimissioni.

Mans
Le dimissioni di Marcelo Bielsa dall’Olympique de Marseille
9 agosto 2015, Marsiglia
La lettera e originale del Loco, s'intende ... quella edulcorata dalla dirigenza OM