17 settembre 2015

Le lacrime di Albione

Fettine di Coppa: fase a gironi (1° turno)

Il povero Luke Shaw (UTD) al suo ennesimo, grave infortunio
Curioso martedì, nei pub di Manchester. Sciarpe rosse e sciarpe blu che scoloriscono in novanta minuti. Due beffarde sconfitte identiche nel punteggio e nell'andamento, due sconfitte subite in rimonta. Assai più grave quella dello United, anche se esterna, subita dalla squadra che ai Red Devils aveva ceduto il proprio miglior giocatore, il quale aveva peraltro aperto le marcature ed esultato, da buon ex privo di riconoscenza e compassione. Un grande gol. I tre punti lasciati a Eindhoven hanno se non altro - per noi guardoni - un pregio: rendere incerto e interessante il gruppo B. Quanto al City, siamo alle solite. Nella telecronaca esagitata (come sempre) veniva ripetutamente evocato il suo status di pretendente alla conquista della CL; del resto, la campagna di rafforzamento estiva è parsa sontuosa e alquanto costosa: De Bruyne (74 mln, in panca con la Juve, subentrato), Sterling (62.5 mln), Otamendi (44.6 mln, in panca con la Juve, subentrato), Delph (11.5 mln, in tribuna con la Juve). Quasi 200 milioni, ma la solfa in Europa è sempre la medesima, e anzi sempre più stonata. L'anno scorso pareggio interno con la Roma. Quest'anno nemmeno un pari, in un girone abbastanza complesso. Semmai - qualora riuscissero nell'impresa di arrivare terzi - potremmo ipotizzare per gli uomini di Pellegrini un lungo cammino primaverile in Europa League. 

Il mercato sponda UTD è stato meno oneroso: Martial (50 mln), Scheiderlin (35 mln), Depay (27.50 mln), Darmian (18 mln), e l'onusto Schweinsteiger (9 mln) - tolto il secondo, tutti in campo al Philips Stadion; spesa complessivamente bene ammortizzata dalle cessioni di Di Maria e del Chicharito (complessivamente 75 mln). Ne ricaviamo una certezza: le inglesi, con le tasche gonfie grazie ai faraonici introiti commerciali e televisivi, drogano il mercato. Pagano i giocatori somme che arrivano a tre volte il loro effettivo valore tecnico. 

Il rosso sventolato in faccia a Giroud
ha certo complicato la serata dei Gunners
Ieri, poi, anche l'Arsenal ha fatto una bella impresa: è la prima inglese capace di perdere a Zagabria, contro uno di quei club la cui principale occupazione è ormai fare cassa vendendo ogni anno i propri giovani talenti (o presunti tali). Una disfatta albionica senza precedenti è dunque scongiurata dal Chelsea, che si riscalda lo stomaco grazie al brodino servito dal Maccabi (pensavo fosse una squadra di basket) e a qualche rigore-regalo di un generosissimo arbitro tedesco.

All'Etihad la Juve ha mostrato d'essere tutt'altro che perduta nelle incertezze del suo allenatore. Al quale basterebbe non far danni, lasciare che i giocatori giostrino secondo estri e attitudini, cedere ai 'vecchi' la leadership e la conduzione tecnica: continuerebbe a far risultati. C'è gente (anche tra i nuovi) di valore sicuro. Una squadra che potrà fare strada in Europa e rimettersi agevolmente in carreggiata nella competizione domestica - a patto, appunto, che Allegri non pretenda di fare l'architetto. A patto che si limiti alle conferenze stampa. Suppongo che, in società e al netto delle dichiarazioni di facciata, lo sappiano benissimo.

Ottima la Roma, che temendo un cappotto in simil-Bayern ha giocato giudiziosamente, contenuto un bel Barça, punto di tanto in tanto in contropiede. Ha consegnato direttamente alle leggende della coppa un gol inventato da un proprio virgulto. Ha dato un'impressione di solidità, tattica e morale. Dzeko è un valore aggiunto formidabile. Potrebbe davvero aver fatto il salto di qualità.

Dagli altri campi, segnaliamo solo la facile scampagnata dei Colchoneros a Istanbul, dove Poldo non è riuscito a incidere (sostituito per totale inefficacia a venti minuti dalla fine); l'importante gollettino segnato dal non-milanista Witsel al Valencia (a perfezionare una doppietta incredibile dell'incredibile Hulk); e infine, e naturalmente, l'assist di tacco del non-milanista Ibra, che certo gli ha dato più soddisfazione di molti facili gol. Ammettiamolo, dunque: a differenza di altri anni, in questo primo turno della fase a gironi non ci siamo particolarmente annoiati.

Mans