19 ottobre 2015

Vedi Napoli e poi... nasci

In Ripa Arni

"Vedi Napoli e poi muori" recita un modo di dire che celebra, assai giustamente, una delle città più belle e complicate d'Italia. Per chi, come il sottoscritto, ha indelebilmente legata la propria gestazione calcistica (da tifoso, s'intende) a quella città e al suo profeta per eccellenza: Maradona, Napoli-Fiorentina non è mai una partita come le altre. Per molti miei co-tifosi la gara dell'anno, quella su cui puntare ogni energia psico-fisica, ogni fisima esaltatoria, su cui scaricare ogni frustrazione extra-calcistica è la gara contro la Juventus. Non posso dire, in tutta onestà, che quella partita sia per me "normale". Non lo è e non lo sarà mai, ma la vera partita che rappresenta il mio amore per il calcio e per la Fiorentina è quella contro i Partenopei. Il marchio indelebile dell'immortale lirica pallonistica sull'anima contro la radice più profonda del tifo. L'innamoramento per il Dieguito de la gente contro l'ancestrale senso di appartenenza cittadino, il credo residuale dell'ultimo rito collettivo cui tutti, più o meno, apparteniamo. Mi sono avvicinato a questa partita come chi è orfano delle schiene su cui era marchiato a sangue il numero 10. D'altra parte se mancano sia Maradona sia Baggio, che Napoli-Fiorentina è? Alla fine è stata una bella partita, arbitrata bene dal livornese Banti e giocata anche meglio dai due allenatori, entrambi più bravi della media di chi siede sulle panchine della serie A.

La Fiorentina si è avvicinata a questa partita con la serenità di chi è lassù a dispetto dei santi. Nessuno chiedeva ai ragazzi di Sousa, a inizio stagione, di vincere lo scudetto. La prima posizione, meritatissima, è un regalo che i Viola hanno fatto a se stessi e alla città. Basta così. Se dura bene, altrimenti andrà bene lo stesso. Gli investimenti del Napoli invece sono stati ben altri e ben altre sono, di conseguenza, le aspettative della sua gente e della sua società. Insomma, la pressione ieri era tutta sugli uomini di Sarri. Nel primo tempo lo si è visto anche troppo bene. Fiorentina sontuosa, magnifica nel far girare palla: "la Fiorentina è la squadra più forte del campionato a ritmi bassi", ha commentato Sarri a fine gara. E ha perfettamente ragione. I Viola hanno fatto per 45' la partita che volevano al cospetto di un Napoli sorpreso e impaurito. Geniale la mossa di Sousa di schierare Bernardeschi, quando il Napoli si aspettava chiaramente Ilicic dietro a Kalinic, lasciando spazio di manovra a Valero che prendeva palla davanti alla difesa e la portava nell'area avversaria col filtro di Vecino (sempre più una certezza) e Badelj (vero simbolo dei ritmi bassi di cui sopra). 

Lorenzo Insigne esulta dopo lo splendido gol
con cui porta in vantaggio il Napoli
Nella ripresa appare, risorto, il Lorenzo infortunato della Nazionale. Splendido il movimento a uccellare un disorientato Tomovic e altrettanto bella la conclusione di interno destro con cui ha superato Tatarusanu. Ma la Fiorentina non ci sta e, in casa di una vera candidata allo scudetto, riprende a fare la partita. Entra Ilicic e mette un pallone al bacio per il "quasi" miglior centravanti della serie A, Kalinic, il quale di esterno destro prende in controtempo Reina e segna un gol favoloso. 


Nikola Kalinic guarda al cielo dopo aver pareggiato
i conti con uno splendido gol
Peccato che Ilicic si faccia ingenuamente rubare palla dal miglior centravanti della serie A (lui si che lo è), Higuain, il quale scambia con Mertens e in corsa brucia Tatarusanu: 2-1. La Viola non accetta la sconfitta e si butta all'assedio della difesa napoletana,  la quale regge bene e porta a casa la vittoria. Le vittorie sono sempre meritate così come lo sono, evidentemente, le sconfitte. Ma ci sono vittorie e vittorie, quindi ci sono sconfitte e sconfitte. Quella di ieri è una sconfitta nata da errori individuali pesanti: il mancato movimento, quelli bravi direbbero diagonale, di Tomovic a inseguire Insigne e l'errato controllo in mezzo al campo di Ilicic. Capita. E se capita su un campo come quello di Napoli, dopo una partita giocata sempre alla pari, allora va bene.

El Pipita Higuain esulta: ha messo il sigillo finale sulla vittoria


La Fiorentina non deve vincere lo scudetto e non lo vincerà. Ma farà un campionato di vertice. Tutti, da ieri, hanno capito che per battere questa squadra dovranno giocare al massimo e non sbagliare niente. A volte, dopo aver visto Napoli, si nasce.

Cibali