13 giugno 2016

Stenti europei e magie del Sudamerica

Inghilterra-Russia: il backstage
L'inizio degli europei è stato davvero poco scintillante, offre calcio di fine stagione, calcio in saldo, ci si deve accontentare soprattutto dell'equilibrio in campo, di partite vive (ma per sfinimento) sino all'ultimo istante. Tornano i quasi dimenticati hooligans inglesi e tedeschi (a Marseille, a Lille), fanno i soliti danni, l'Uefa indossa la maschera del feroce guardiano e minaccia inglesi e russi di rispedire a casa le loro rappresentanze pedatorie. Giusto. Stesso metro andrebbe usato allora per i calciatori turchi, che ieri, nello sfibrante match con la Croazia, non hanno smesso per un solo istante di randellare e sbullonare gli avversari. Tant'è. Il giudice ha tollerato tutto, Vedran Ćorluka - trentenne difensore del Lokomotiv - ha giocato per parecchio tempo inturbantato e sanguinante (ma parecchio sanguinante), forse era un caso ma alla fine di ogni mischia era lui quello che rimaneva a terra. C'erano motivi per ritenere che meritasse una sostituzione cautelativa, ma evidentemente i croati non hanno in rosa gente alla sua altezza. Quando Modric ha azzeccato il destro di prima intenzione sulla palla ricacciata dai turchi fuori dall'area, un tifoso croato è riuscito a entrare in campo per esultare con i giocatori e congratularsi con il suo beniamino. Un vero sportivo, bisogna dire. Come abbia fatto, chi glielo abbia permesso, non si sa. Comunque, un gesto che, di questi tempi, può solo far tirare sospiri di sollievo. Evidentemente, ben altro sarebbe potuto accadere.  

Ehilà| Bravi ragazzi, esulto con voi, ricordatevi che la maglia principale è questa

Sabato, gli inglesi si sono fatti raggiungere dalla Russia al novantesimo, venerdì la Francia è venuta a capo della Romania poco prima del novantesimo, ieri sera la Germania non ha particolarmente meritato di vincere la sfida con gli ucraini (Schweinsteiger, ingrigito ma redivivo, ha finalizzato un bel contropiede appena entrato, messo in campo da Gioacchino Manicarrotolata al novantesimo, quando Neuer e Boateng avevano già salvato la patria in più di una circostanza), ieri pomeriggio la Polonia ha largamente dominato il suo match con gli irlandesi, ha portato i suoi uomini a crossare mille volte dal fondo, ma Lewandowski non sembra più il giocatore affamato di qualche anno fa (il suo atteggiamento in campo è quello della star cui tutto è dovuto), Milik prima di azzeccare la conclusione giusta ha malamente e ripetutamente sprecato, in un caso anche negando una più facile conclusione al celebre compagno, che se l'è presa ma non più di tanto. Le favorite dunque vincono sempre - esclusa l'Inghilterra, ça va sans dire -, ma faticano tantissimo.

Gli stadi sono strapieni e ribollenti di tifo. Migliaia di supporters di questa o quella nazionale ridisegnano le tribune con macchie di colore amplissime. L'Europa è convenuta nella madre Francia golosa di football e di sogni pallonari, stanca di guardare il gioco solo in tivù, visto lo strapotere di pochi club e l'esito scontato delle maggiori competizioni nazionali (esclusa quella inglese, ça va sans dire) e continentali. Questo invece è un torneo che storicamente offre spazio e possibilità agli outsider, dunque c'è davvero speranza per tutti. Di qui, anche, l'agonismo speso sul campo da giocatori spremuti e stremati in queste sempre più lunghe e intense stagioni. 

Fratellanze europee

Stasera esordisce l'Italia. Contro le stelle del Belgio, accreditato di possibile podio, vai a sapere su quale gradino. L'Italietta di Conte, sì. Quella che tutti dicono essere la nazionale tecnicamente più povera di tutti i tempi, quella dove il talento, se c'è, va cercato col lanternino, tra i piedi possibili di un Insigne o di un Bernardeschi. Quella che ha dato la maglia numero dieci a un vecchio e lento bucaniere di origini brasiliane detestato da tutti e vai a sapere perché. Quella che si affida all'organizzazione di gioco, agli schemi, all'applicazione tattica, alla generosità, al 'gruppo'. Si sa che i nostri pedatori, quando vengono maltrattati dall'opinione pubblica, estraggono risorse inimmaginabili dal proprio DNA. Per storia e tradizione, l'Italia non parte mai battuta, qualunque sia l'avversario. Quindi staremo a vedere, senza azzardare pronostici. 

Intanto, il Brasile ha bucato anche la Copa América del centenario. Da par suo. Come si conviene a questa sua epoca triste. Fuori al primo turno. Niente Uruguay e niente Brasile ai quarti di finale, che razza di torneo! Va detto, tuttavia, che l'eliminazione della Seleçao pesa sulla coscienza della squadra arbitrale, incapace di sanzionare la volée di avambraccio con cui, a un quarto d'ora dal termine, Raúl Ruidíaz (attaccante a noi del tutto sconosciuto dell'Universitario de Deportes di Lima) ha insaccato un pallone decisivo e abbastanza storico. 
Magie del Sudamerica!

Dall'angolazione giusta, la magia di Ruidíaz