16 settembre 2012

Il pronosticabile inabissamento dell'AC Milan

Un breve commento merita il (pronosticato) rapido inabissamento del Milan all'apertura del campionato. Tre punti in tre partite; tre partite (due interne, perse) teoricamente non problematiche. E' un trend che potrebbe invertirsi; ma difficilmente la squadra sarà in grado di decollare. Più probabile prosegua, altalenante, traiettorie di profondità.

Max Allegri
alla fine di Milan - Atalanta
E' palesemente una squadra male assemblata (a centrocampo, doppioni di doppioni) e guidata ancora peggio. Allegri stesso non nasconde una certa sfiducia nei suoi, il che è grave sintomo di inadeguatezza: a Cagliari non aveva questo atteggiamento, ma certo non era abituato a vincere campionati. Chiaramente, non ha più nulla da offrire - sul piano 'didattico', sul piano progettuale, su quello delle motivazioni - a Milanello. Forse finalmente consapevole dei propri limiti, incapace di variare l'assetto tattico sul campo, a corto di idee, intristisce. E la squadra con lui.

Sulla mediocrità dell'allenatore ho già espresso da anni il mio parere; inutile insistere. Dopo aver liquidato i grandi vecchi, si trova fra le mani una rosa equilibrata solo sul piano anagrafico: 11 pedatori sotto i 25 anni (compresi), 17 entro i 30 (compresi), solo 4 ultratrentenni. Nella prima fascia (dei più giovani) sono però solamente 5 i potenziali titolari: De Sciglio, Pato, Acerbi, El Shaarawy, Bojan; si riducono a due, massimo tre, perché i tre attaccanti difficilmente potranno convivere anche in brevi spezzoni di partita. De Sciglio, poi, ha in Abate un concorrente dall'autorevole pedegree, sistematicamente nel giro della nazionale. Rimane, in pratica, solo Acerbi: a lui l'onere di rimpiazzare - assistito da Bonera, Mexes e Yepes - i grandi totem, Thiago e Nesta.

Il leader dell'AC Milan - stagione 2012-13 
Il gruppone di mezzo costituisce anche l'ossatura della squadra: spicca la frequenza di mediani e incursori (o pseudo-incursori) - Muntari, Nocerino, Traoré, Flamini, Constant, De Jong - o pedatori la cui 'specialità' è indefinita o tuttora inespressa (Emanuelson e Montolivo). Nessun facitore di gioco, nessun (d'altra parte inutile nella scacchiera disegnata da Allegri) esterno se si esclude Mesbah, nessuno identificabile come possibile 'leader'; soprattutto, nessuno che dia l'impressione d'essere alle soglie di un salto di qualità tale da essere considerato (almeno potenzialmente) un 'grande' giocatore. Spicca, in questa fascia, Boateng; il quale rischia, per eccessiva e prematura responsabilizzazione, il naufragio in un ruolo che ha bene interpretato nei sue primi due anni al Milan grazie alla presenza di un riferimento (e generatore di spazi) come Ibrahimovic. Giocare con lo zingaro o con Pazzini non sarebbe la stessa cosa nemmeno per Pelé. Anche perché Ibra è capace di giocare per gli altri (quando prende qualcuno in simpatia), Pazzini è come Inzaghi ma con un senso del gol e una cattiveria agonistica e una passione calcistica nemmeno lontanamente paragonabili. Non sa giocare per la squadra, e dev'essere la squadra (o il reparto offensivo della squadra) a lavorare per lui; altrimenti è pura zavorra.
Complessivamente, la qualità tecnica della squadra pare molto modesta; e quella poca che c'è, nei piedi sbagliati (Robinho, su tutti; ma anche Emanuelson, El Shaarawy, Pato), in ruoli inessenziali o imperscutabili, in pedatori fisicamente inaffidabili, discontinui, destinati ad entrare e ad uscire senza acquisire una posizione stabile in campo (il discorso vale soprattutto per Pato e per il Faraone, ma anche per Bojan).

Tutta la tristezza dell'AC Milan nell'espressione
di Adriano Galliani
Questi sono gli uomini che la società ha messo a disposizione, dopo una riduzione epocale del monte-ingaggi, fissando un budget per il mercato ridotto all'osso e male impiegato. L'impressione è di una società 'stanca', costretta a subire le necessità della squadra, i cicli anagrafici dei giocatori, senza tramutare il bisogno in programmazione, in slancio progettuale e ambizioso. In questo atteggiamento inedito è la soluzione di continuità. Pesa, sul Milan, la gloria recente; l'impossibilità di restare ai vertici ha prodotto abulìa, impoverimento. Apatia che si riflette anche nell'atteggiamento del pubblico, sempre più distante, sempre meno numeroso al Meazza. La depressione ambientale, ben percepita dalla squadra, non può che produrre ulteriori avvitamenti. Nella stagione 2012-2013, giostra nella Serie A un Milan destinato ad intristire nella propria pochezza, galleggiando in un presente mediocre appesantito dall'incapacità di immaginarne il futuro. Non credo di essere troppo lontano dalla verità affermando che si tratta del Milan più inespressivo e inconsistente nella storia più che secolare del club.

Mans