28 febbraio 2013

Doppia coppia

Doppio confronto di lusso in DFB-Pokal e nella Copa del Rey. Quattro big approdate anche agli ottavi di Champions League, quasi tutte favorite per la vittoria finale in Europa. Due squadre che propongono un gioco attivo, e due che prediligono quello reattivo. Due partite di qualità, piacevoli a vedersi: incomparabili con le meste pedate del nostro campionato.

26 febbraio 2013, Camp Nou, Barcellona
L'"empatia" tra José Mourinho e Raphaël Varane
Improvvisamente, la stampa "specializzata" decreta la fine del ciclo del Barça dopo che fino a 10 giorni fa non faceva che esaltarne record e promesse. Mah ... Ora: tutto passa, tutto ha un inizio e una fine. D'accordo. Ma attenderei a dare per terminata l'epocale epopea blaugrana. Quel che è finito, già dallo scorso anno, è il ciclo del Pep in terra natale [vedi]. La squadra è la stessa, ma il gioco non è più quello: manca di intensità, di determinazione e di continuità. A dimostrazione che puoi anche avere in squadra fior di campioni come Xavi, Iniesta e Messi, ma da soli non bastano a vincere. Occorrono tante altre cose: una guida tecnica e motivazioni diverse, un anno in meno all'anagrafe, ricambi all'altezza, umiltà, la salute e l'assenza di infortuni, etc. La causa della crisi del Barcellona non è una sola, ma molteplice: tanti tasselli che non tornano più tutti insieme come prima.

Tra la partita col Milan e quella col Real è come se i giocatori del Barça avessero perso improvvisamente sicurezza e confidenza in se stessi e nei propri compagni. Una fragilità mentale inattesa. Pur non riconoscendolo più nella grandezza passata, anch'io davo il Barça per favoritissimo in CL [vedi]. Oggi mi pare difficile che il 12 marzo riesca a segnare tre reti al Milan senza subirne alcuna. Non c'è riuscito nemmeno lo scorso anno. Il gioco orizzontale fatica a verticalizzare come in passato, a squarciare gli spazi delle difese che stanno ben chiuse. E la rinuncia a una punta vera acuisce questa tendenza: dopo l'infortunio al Mondiale per club del 2011, Villa non è più tornato ai suoi livelli. Guardiola supplì sperimentando una squadra di soli centrocampisti. Ora non si tratta più di una sperimentazione ma di un limite. Ma la Liga è vinta, la CL per il prossimo anno assicurata, la Supercoppa di Spagna già prenotata: se questa è la fine di un ciclo, cosa dovrei dire della mia Beneamata?

Quello che non mi sembra messo poi così male è invece il Real, che tra Manchester e Barça ha mostrato gamba e determinazione: tra le due partite anche una crescente compattezza di squadra. L'abbraccio con la panchina dopo il terzo gol di Varane sembra un segnale che la leadership di Mourinho non è proprio al nadir. E non credo nemmeno che sia così scontata la sua dipartita da Madrid a fine stagione: mi sembra più un luogo comune autoalimentato dai media. Sabato al Bernabeu può rafforzare l'autostima conciando malamente quella del Barça, per proiettarsi poi con fiducia alla sfida all'Old Trafford. Mourinho ha in mente la stessa gara del Camp Nou: ermetismo difensivo e ripartenze velocissime. Se andrà in vantaggio, sarà durissima per il Manchester segnare due reti. Si annunciano 90/120 minuti bellissimi. E la questio sul terzo anno [vedi] è pur sempre aperta.

27 febbraio 2013, Fußball Arena, München
Finalmente una bella partita di Arjen Robben, giocatore sopravvalutato
Tra le quattro la squadra più in forma sembra il Bayern, capace di fare gioco con continuità senza traccheggiare in orizzontale ma andando al sodo. L'ambizione dichiarata di Jupp Heynckes è il Triplete, per lasciare al Pep qualcosa di difficile da eguagliare. Le possibilità ci sono, a impressione. Vedremo quale tabellone per la finale di Wembley verrà fuori e quali avversarie dovrà affrontare: immagino si auguri una squadra tedesca ai quarti. Ma tutto sembra a portata di mano.

Azor
26 febbraio 2013, Camp Nou, Barcellona
FC Barcelona - Real Madrid CF 1:3
Tabellino | HL - FMAnalisi tattica | Commenti: Lowe | Le 31 questions di So Foot

27 febbraio 2013, Fußball Arena, München
FC Bayern München - BV Borussia 09 Dortmund 1:0
Tabellino | HL | Commento: So Foot

25 febbraio 2013

Evviva Swansea, Galles evviva

Ashley Williams
Il fracasso mediatico della settimana del Barça, del Derby e della gabina elettorale non deve oscurare la vera, clamorosa novità. E' accaduto un fatto senza precedenti, che volentieri festeggiamo. Per la prima volta in oltre cinquant'anni di storia, la Football Association League Cup (quest'anno Capital One Cup) - terza competizione in ordine di importanza della stagione albionica - non è finita nella bacheca di un club inglese. Ha alzato la coppa un uomo nato a Wolverhampton, Ashley Williams, forte difensore centrale: è il capitano del Galles e dello Swansea City FC. Già. Lo Swansea, arrivato in Premier l'anno scorso e quest'anno guidato sapientemente da Michael Laudrup, ha facilmente vinto la finale di Wembley. Facilmente? Con assoluta tranquillità. Cinque a zero. Di fronte, va detto, aveva il modesto Bradford City AFC, militante nella League Two, equivalente dell'italiana Serie C o C2, che aveva eliminato Arsenal e Aston Villa. I gallesi, invece, si erano sbarazzati di Chelsea e Liverpool. Chiaro che gli squadroni - o presunti tali - hanno snobbato la coppa. Resta l'esito finale. Lo Swansea sta disputando un campionato formidabile; Laudrup è un allenatore di futuro e sicuro successo; il centravanti, Michu, sarà uno tra i più chiacchierati possibili trasferimenti del prossimo calciomercato.  La Coppa di Lega è ciliegina su una saporosissima torta. In attesa di nuove sfide: l'Europa League e il derby. Un nuovo derby di Premier, tutto gallese. A gran velocità, dalla Championship, sta arrivando il Cardiff City FC. Evviva Swansea, Galles evviva!

24 febbraio 2013, Wembley Stadium. Capital One Cup final
Swansea City FC - Bradford City AFC 5:0 (3:0)
Mans

23 febbraio 2013

Il "pezzente"

C'è poco da fare. L'Europa League, così come è organizzata al momento, non offre al palato che il sapore delle parti meno nobili del calcio continentale d'élite: se la Champions è coppa, con qualche buon capocollo, l'EL è, al più, uno di quei salami tagliati a grana grossa, come il "pezzente" materano. Fare disputare 16 partite tra le ore 18 e le 23 dei giovedì sera è come farle gustare tutte e nessuna: un "happy hour" triste come quelli del Bar Magenta. Ne viene fuori un blob - la "diretta EL" - in cui è difficile farsi un'idea della qualità: si va per frammenti, sovrapposizioni, replay, senza poter osservare l'idea di gioco, lo schieramento in campo, il ritmo, la tattica delle varie compagini. E' l'"ultracalcio", lo so. Ma appunto per questo va detto: così non funziona; si fa male da solo.

Cartoline dall'Europa League 2012/2013
Steven Gerrard e Samuel Eto'o
In ogni caso, ho personalmente raggiunto un buon possesso palla: 66%. Nella giungla del tabellone, ho azzeccato infatti 10 passaggi del turno su 15 (sul 16° avevo scaramanticamente temuto il peggio ...) [cfr.]. Mi sono rimaste fuori l'Ajax, la Dinamo Kiev, il Lione, il Napule e l'Atletico Madrid.  Che sono poi più o meno le esclusioni eccellenti del turno, con l'aggiunta del Liverpool che incrociava i bulloni con lo Zenit.

Al di là dei risultati, è forse più interessante guardare al cosiddetto "ranking" per nazioni UEFA, perché mostra qualche segnale positivo per le squadre italiane. Con uno in meno ai nastri, abbiamo qualificato 4 club come i tedeschi, che hanno perso per strada proprio in questo turno di EL tre compagini (Hannover, Bayer e Borussia Mönchengladbach) mentre noi solo il Napoli. Soprattutto, ci siamo lasciati alle spalle chi già ci stava: la Francia, cui sono rimaste due sole équipes (PSG e Bordeaux) su 6 iniziali, e il Portogallo (idem: Porto e Benfica) [vedi].

A penalizzarci è in sostanza il Napoli, il cui atteggiamento nei confronti dell'EL è a mio avviso vergognoso. Ha perso 0:3 e 1:3 col PSV, 1:3 col Dnipro (in trasferta) e 0:3 e 0:2 col Viktoria Plzeň: cinque sconfitte (a sberle) su 8 partite, e nota bene che PSV e Dnipro non sono nemmeno arrivate agli ottavi di EL, anche perché non avevano Cavani ... Chi sembra aver preso sul serio la competizione è invece la Lazio, imbattuta in 10 gare finora disputate, e con 6 vittorie in saccoccia. La differenza sta nel "progetto", come suole dirsi: megalomane in De Laurentis, che non a caso poi gioca sulla sabbia del San Paolo e se gli va bene in questa stagione conquisterà il "cucchiaio" (da 10 milioni di euro-UEFA) del 2° posto in campionato (e chissenefottedelresto); coriaceo in Claudius Lotitus, che ha preso dall'ignoranza di tutti un fior di allenatore, che conosce il calcio europeo e che non a caso è già concupito dal Dortmund e da altre squadre: la Lazio è in semifinale di Coppa Italia, agli ottavi in EL e nonostante tutto terza in campionato (cioè ai preliminari di CL). Magari alla fine non vincerà nulla, ma almeno non sta facendo le magre figure europee del Napoli (precipitato al 50° posto UEFA) e sta contribuendo a fare risalire il ranking cui attinge lo stesso De Laurentis.

Saranno famosi?
I giocatori del Futbolny klub Rubin Kazan
festeggiano uno dei 12 gol segnati in questa edizione dell'EL
Passo alla tecnomanzia. Premettendo il ranking corrente per club: il Chelsea (17° nella classifica generale) è la prima tra le attuali compagini in lizza agli ottavi della EL, e dunque il favorito d'obbligo, a questo punto, caduto anche l'Atletico detentore; seguono il Benfica (18°), il Rubin Kazan (19°) e il Levante (21°). Poi: Zenit (22°), Viktoria Plzeň (23°), Tottenham (24°) e Lazio (25°). Solo nona è l'Inter (ora al 26° posto in Europa, ahime), e dietro di lei vengono poi Bordeaux (28°), Fenerbahçe (34°), Anzhi (39°), Newcastle (40°), Basel (41°), Stuttgart (43°) e Steaua, decaduta al 48° posto generale (su 237 compagni UEFA) [vedi].

Ora smazzo le carte per blasone storico, e osservo che l'ottavo più suggestivo sarà Steaua - Chelsea (che tengono in bacheca una coppa dei Campioni): clamorosa, benché ci stia, sarebbe l'eliminazione dei londinesi. Segue Tottenham - Inter (con bacheche ricche di trofei internazionali): qui il problema, per la Beneamata dei bolsi argentini, è che gli Spurs non sono solo imbattuti quest'anno ma corrono il doppio e hanno un gallese mancino che ha già lasciato dolorosamente il segno sui fianchi dei nostri ronzini. Dunque dico Tottenham. Benfica - Bordeaux è la terza partita per rango, e dico lusitani. Tra Stoccarda e Lazio credo che i romani si faranno valere ancora una volta, benché i teudisci siano tosti. E veniamo alle tre russe emergenti: non vedo come sull'arco dei 180/210 minuti il Newcastle possa prevalere sull'Anzhi, e tantomeno il Basilea sullo Zenit; il Levante, che viaggia a fari spenti, se la dovrà vedere con il Rubin che ha fatto fuori l'Atletico e rifilato tre pere all'Inter (e segnato due reti a San Siro). Il Rubin lo vedo semifinalista con Lazio e Chelsea, salvo scontri diretti ai quarti. Rimane il Viktoria Plzeň col Fenerbahçe: e non fosse altro tifo per la squadra che ha rifilato 5 gol a quella di Aurelio nostro. Augh.

Azor

22 febbraio 2013

Tra capo e collo

Altro che coppa, qui siamo al capocollo. Due bellissime partite a Londra e Milano hanno salutato la seconda mandata del turno d'andata degli ottavi di Champions. Con un bel botto: la lezione tattica che il Milan eptacampione ha rifilato inopinatamente al Barça quadripallico. Comincio da qui la mia ciarla.

20 febbraio 2013, Stadio Giuseppe Meazza, Milano
Andrés Iniesta Luján balla da solo in mezzo ai Diavoli
In uno scambio di opinioni con Mans alla vigilia avevo pronosticato una vittoria di misura dei catalani ma non una mareggiata, come invece lui paventava. Il Barcellona è una delle squadre maggiori dell'empireo eupallico, ma quest'anno mostra qualche ruga, che riassumerei nell'allungarsi dei tempi di transizione: con Guardiola la squadra aveva raggiunto quel magnifico continuum - che è entrato nella storia del calcio - tra possesso e pressing; senza di lui l'intensità di gioco - non l'idea o gli schemi applicativi - è venuta meno. Mercoledì sera il Barça ha giocato come suole i primi 10 minuti, poi ha smarrito il ritmo, grazie anche alla tattica preparata da Allegri, e ha perso il filo del gioco, della propria identità. Nemmeno all'inizio del secondo tempo è stato capace di riproporsi diversamente. A quel punto mi è venuto da riflettere che, senza ritmo, il Barça attuale scade pericolosamente a squadra normale: e nemmeno due minuti dopo ha beccato il gol, che cominciava ad aleggiare.

Ho allora aperto la Gazza e mi sono messo a rileggere il commento che Arrigo Sacchi aveva scritto alla vigilia: "Le strategie che potrebbero mettere in difficoltà Messi &C. sono: un compagine con undici giocatori che partecipano alla fase difensiva ostacolando già a centrocampo i difensori e i centrocampisti avversari, onde evitare servizi precisi a Messi e compagni, e la capacità di ripartire con contrattacchi rapidi. Gli uomini di Allegri dovranno essere molto organizzati e con undici calciatori sempre in posizione attiva con o senza palla ben collocati e connessi tra loro. Un blocco che si muove in 30 metri sempre pronto alle marcature, anticipi, raddoppi e pressing che sono le premesse per le ripartenze. Queste potrebbero fare assai male ad una difesa non sempre ben allineata, a volte sbilanciata e con Piqué non velocissimo. I rossoneri non dovrebbero attuare un pressing a tutto campo, ma circoscritto al centrocampo senza arretrare troppo vicino alla propria aria. Le ripartenze sono la migliore difesa [...]. Marcare Messi a uomo sarebbe un errore e andrebbe contro la storia del Milan. [...] Il Milan potrà fermarlo con un'organizzazione collettiva difensiva che sappia attuare pressing e raddoppi. Il Barça non è più aggressivo come nell'epoca Guardiola e consente di respirare e organizzare gioco e ripartenze. Sarà vietato farsi sorprendere dai loro contrattacchi quindi sarà necessario un buon filtro e chiusure preventive. I movimenti di taglio di El Shaarawy o gli smarcamenti a coppia (uno va e uno viene) o le penetrazioni di Boateng con l'arretramento di Pazzini, potrebbero mettere in difficoltà una difesa non sempre attenta [...]. Messi ha sempre sofferto le squadre italiane chiuse pronte al raddoppio. Penso che la buona organizzazione, la capacita di trovare i tempi per il pressing e le ripartenze, saranno le carte vincenti necessarie per compiere l'impresa" [leggi]. Aveva predetto tutto ...

19 febbraio 2013, Emirates Stadium, London
La batosta in salsa bavarese
è dolorosissima per gli arsenalotti
Mastro Arrigo è uno dei pochi uomini di calcio davanti ai quali sempre mi tolgo il cappello e ascolto col rispetto cui induce la dignitas. Anche perché è la dimostrazione che non occorre avere pedatato per capire di calcio, come invece credono i Nesci. Ora, i Blaugrana hanno certo la potestas per recuperare al Camp Nou la qualificazione, e ci proveranno: ma non sarà facile. Perché ormai si è definito il canone dell'anticorpo. A gettarne le basi è stato Guus Hiddink nel doppio confronto di semifinale del 2009 in cui imbrigliò magistralmente la fluidità emergente del team di Guardiola (0:0 a Barcellona, 1:1 a Londra tra le polemiche per i rigori non concessi ai Blues da Ovrebo e l'Iniestazo al 93° [vedi]), con gran scandalo dei puristi che esecrarono il "catenaccio" del guru olandese. L'anno successivo fu l'Inter di Mourinho a proporre la memorabile Maginot sulla linea dell'area di rigore al Camp Nou, che indusse Jonathan Wilson a porre una questio epistemologica non irrilevante: "Will Inter's successful performance at Barcelona, when they had 16% possession, be seen as a turning point in football?" [leggi]. Più prosaicamente Di Matteo parcheggiò poi in area l'autobus a due piani [vedi], il Celtic fece piangere Rod Steward [vedi], e finalmente ieri il Milan di Allegri ha messo a nudo tutti i limiti dei catalani. Con una partita perfetta, che ha messo d'accordo il diabbolo con l'acqua santa: vale a dire, la preconizzazione di Arrigo ("Le ripartenze sono la migliore difesa") con il commento ex post di un'erede dichiarato del Gioânn come Mario Sconcerti ("perché lì stava il sentimento e la logica, perché quello è forse il nostro calcio, l'intera sapienza dei nostri grandi padri, da Pozzo a Bearzot fino a Lippi e Capello" [leggi]; e si noti la censura di un nome che ha fondato il grande Milan berlusconiano ...). In breve: solo il calcio all'italiana ha dimostrato di saper fermare il calcio totale del Barcellona di Guardiola % C. Di questo, per oggi, accontentiamoci.

Vorrei parlare anche della più bella mezz'ora di calcio (finora) di questa stagione [rivedila]: quella inscenata dal Bayern all'Emirates Stadium. Anche qui un calcio totale, di palleggio e movimento, ma senza il presupposto del possesso palla. Non voglio però tediare oltre misura, e mi riprometto di tornarci su tra due settimane, quando anche i giornalisti cominceranno a rendersi conto del perché il Pep ha scelto Monaco di Baviera e non l'Inghilterra ...

20 febbraio 2013, Ali Sami Yen Spor Kompleksi, Istanbul
Julian Draxler riesce a sfuggire al maglio del Mastro Ferraio
Non ho visto Porto vs Málaga, di cui leggo la noia tattica nei resoconti. Ho intravisto invece - per larghi tratti - le folate di Galatasaray vs Schalke, in cui ho ammirato il mio nuovo pupillo, il capocannoniere della CL 2013 dal bellissimo nome, Burak Yılmaz, capace di numeri di classe e inesorabili score. Ne risentiremo parlare certamente. Come anche di Julian Draxler, di cui avevo letto grazie ai pochi che nel web sanno di calcio [leggi], ma che ieri ho visto per la prima volta giocare ad alto livello: è un '93, centrocampista offensivo, capace di inserirsi, suggerire, scambiare e andare al tiro (un Ballack potenzialmente migliore?). Diciamo che dall'Ali Sami Yen Spor Kompleksi di Istanbul ho potuto appagare fino in fondo i sensi voyeuristici. Chiudo con le mie percentuali di speranza per il passaggio del turno: Málaga 33%, Arsenal 2% (il doppio del Celtic), Galatasaray 40%, Barcelona 40% di stima. Vedarém.

Azor
Il secondo vassoio di coppa
[vedi il primo]

19 febbraio 2013, Stadio: Estádio do Dragão, Porto
FC Porto - Málaga Club de Fútbol 1:0
Tabellino | HL [4:29]
Commenti: So Foot

19 febbraio 2013, Emirates Stadium, London
Arsenal FC - FC Bayern München 1:3
Tabellino | HL [6:42] | FM | Analisi tattica
Commenti: Glanville | Wilson

20 febbraio 2013, Ali Sami Yen Spor Kompleksi, Istanbul 
Galatasaray SK - FC Schalke 04 1:1
Tabellino | HL [7:43]
Commenti: Wilson 

20 febbraio 2013, Stadio Giuseppe Meazza, Milano
AC Milan - FC Barcelona 2:0
Tabellino | HL [6:55] | FM | Analisi tattica
Commenti: Beccantini  01 - 02 | Lowe 01 - 02


19 febbraio 2013, Estádio do Dragão, Porto
João Filipe Iria Santos Moutinho
come sempre tra i migliori nelle occasioni di gala

19 febbraio 2013

Salviamo il soldato Strama

Andrea Stramaccioni è sulla graticola e sarà probabilmente esonerato entro l'estate. E' un copione scontato: l'allenatore è l'anello debole della catena, il vasetto di coccio. I presidenti non possono esonerare se stessi, e nemmeno i giocatori, costosissimi all'acquisto e prebendati oltre il comune senso del pudore. Dunque siamo nel già noto e nello stravisto. Nondimeno, come già feci lo scorso anno con Claudio Regolo [vedi], desidero ringraziare sinceramente anche Andrea Stramaccioni per aver garantito alla Beneamata i 40 punti salvezza con largo anticipo. Mi fa sorridere che un giornalista di qualità come Mario Sconcerti scriva il 18 febbraio anno Domini 2013: "la squadra, non c'è, non può esserci, mancano gli ingredienti. Molti giocatori sono costruiti dalla stampa, giocassero nel Catania non ne parlerebbe nessuno. Altri sono chiaramente sopravvalutati. L'Inter ha bisogno di grandi giocatori subito e di un grande progetto di squadra. La crisi viene da lontano, forse c'è sempre stata" [fonte].

Andrea Stramaccioni nella fossa dei leoni
OK, ma Sconcerti dov'era nel settembre del 2010? E in quello del 2011? O nel più recente? Intendo, dopo i mercatini che hanno smantellato la squadra del grande ciclo 2005-2011 [vedi]. Eppure, tutto era profilato sin dal 1° settembre 2010, al termine della campagna acquisti e cessioni successiva al Triplete: Benitez, che aveva chiara in mente la necessità di rinnovare ampiamente un organico spremuto, aveva suggerito l'acquisto di Mascherano, Kuyt, Evra e Jovetic, ed ebbe Biabiany, Coutinho, Obi, Castellazzi e ceduto Balotelli. Risultato: il 26 settembre successivo l'Inter fu per l'ultima volta (a tutt'oggi) capolista ...

Di cosa stiamo parlando, allora? Ho la fortuna di avere un amico nerazzurro, persona di raffinata cultura letteraria, che sragiona come un tifoso e vive sull'onda emozionale del momento. Dico: è una fortuna, perché mi consente di misurare "live" il polso del popolo nerazzurro  perennemente orfano di qualche mito. Il de cuius vive come moltissimi altri nell'inconsolabile vedovanza di José Mourinho, di cui celebra quotidianamente il culto della personalità, e di solidi luoghi comuni: ora il ritornello di fondo è il mantra pavloviano "non è da Inter", rivolto un po' a tutti a 360 gradi a seconda dell'ora del dì.

Nel 2010 il mantra era invece "squadra che vince non si tocca". Ma davvero continuò poi a vincere? L'unica sciagurata cessione di quell'estate fu quella di Balotelli, salutata sempre dal de cuius come una salutare epurazione di "uno neurone", come dettava lo slogan salazarista. La squadra da allora non ha più vinto né lo scudetto né la Champions: per inerzia agguantò una supercoppa e una coppa italica grazie agli ultimi estri futbolistici dell'unico grande campione di quella rosa, Samuel Eto'o, e un mondiale per club, spezzando le reni al Seongnam e al Mazembe. Dal 29 maggio 2011, per la "squadra che vince non si tocca" è notte fonda. Forse era meglio (ri)toccarla per tempo ... [approfondimenti].

Un altro dato interessante è rilevare il valore dei campioni della "squadra che vince non si tocca". Prendiamo il tabellino della finale di CL del 22 maggio 2010: Júlio César (che allora raggiunse il valore di mercato di 24 mln) è stato svincolato a parametro zero; Lúcio (16,5) idem; Samuel (13,5) è ancora in rosa; Maicon (32) è stato ceduto per 3,75 mln; Chivu (15,5) è ancora in rosa; Cambiasso (31) è ancora in rosa; Zanetti (7) è ancora in rosa; Sneijder (45) è stato ceduto per 7,5; Pandev (18) per 9; Eto'o (37,5) per 27; Milito (28) è ancora in rosa; Toldo (0), Córdoba (4) e Materazzi (1,5) si sono ritirati; Stankovic (16) è ancora in rosa; Muntari (13) si è svincolato a parametro zero; Mariga (8) è riandato in prestito fuori; Balotelli fu liquidato subito per 29,5. Per dovere di completezza aggiungiamo Thiago Motta (16), quella sera squalificato: venduto per 11,5 [fonte dei dati].

Ezequiel Matías Schelotto, eroe eponimo del mercato invernale 2013:
3,5 miloni più il cartellino di Marko Livaja, per sostituire Jonathan
Tutti coloro che hanno acquistato o venduto una casa sanno bene che il valore di mercato non è quello di vendita. Ma anche i bambini sanno che occorre essere anticiclici: quando il valore è alto occorre vendere, e acquistare quando il valore è basso. Credo che i dati nerazzurri parlino da soli: in un'epoca di costrizione al fair play finanziario dell'UEFA, il patrimonio è stato svalutato maldestramente (esemplare la svendita di Maicon a 1/10 del valore potenziale ...). Eppure la società ha giustificato proprio alla luce del fair play le cessioni degli unici due giocatori che, per classe e anagrafe, non andavano ceduti: Eto'o e Balotelli. Al contrario, si è mancata l'occasione di vendere giocatori che per anagrafe (e successivo, pronosticabilissimo, declino) potevano essere venduti al top: Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Sneijder, Milito, e gli stessi Pandev, Lucio, Chivu, Stankovic, per limitarci ai giocatori con valore superiore ai 15 milioni. Bastava venderne la metà al momento giusto (tra l'estate del 2010 e quella del 2011) per portare a casa minimo minimo 100 milioni.

Dicono i Nesci: ma come si fa? Come si può sapere cosa accadrà nell'immediato futuro? Ci sono vari esempi recenti di come si fa, se si è capaci e competenti. Il Manchester United vince la Champions League e il Mondiale per club nel 2008, anche grazie ai gol di Cristiano Ronaldo, e l'estate successiva Ferguson lo cede al Real Madrid per la cifra di 180 miliardi di lire del vecchio conio: da allora il Manchester è sempre ai vertici del calcio europeo. La Juventus vende Zidane al Real nell'estate del 2001 per la cifra di 150 miliardi (sempre di lire) e vince due campionati di fila e finisce in finale di CL nel 2003. Il Milan vende Kakà (sempre al Real ...) nel 2009 per 65 milioni (di euro) e da allora gioca sempre i turni finali a eliminazione diretta di CL e vince un campionato. E mi fermo qui con gli esempi.

Certo, non basta vendere bene. Bisogna essere capaci di acquistare altrettanto bene. Vediamo quanto ha speso l'Inter nelle tre stagioni successive al Triplete: 46,685 milioni nel 2010-2011, 39,700 nel 2011-2012 e 64,550 questa stagione. Totale? 150,935 milioni: sì, 300 miliardi di lire del vecchio conio. I nuovi titolari sono (tra i primi 11 per minuti giocati nelle 25 partite dell'attuale campionato) Handanovic, Ranocchia, Juan, Nagatomo, Gargano, Cassano, Palacio e Guarin. Dunque il ricambio c'è stato: gli unici tre reduci sono Zanetti, Cambiasso e Milito. Non vedo campioni, però, tra i nuovi, ma solo qualche ottimo giocatore (Handanovic, Juan, Cassano, Guarin), cui speriamo di poter aggiungere Kovacic. Tutti gli altri acquisti sono, al più, dei discreti giocatori, molti degli onesti pedatori, alcuni dei veri e propri ronzini. I 10 milioni spesi per Pereira, i 9,5 per Alvarez, i 5,3 per Schelotto e i 5 per Jonathan (totale: 29,8), lasciano a dir poco perplessi. Per dire, Cavani passò al Napoli nel'estate 2010 per 17 milioni, Pirlo alla Juve nel 2011 a parametro zero, Barzagli alla medesima nel 2010 a 300.000 euro ... Le alternative c'erano eccome.

Altro mantra: "puntiamo sui giovani". Lo dice anche capitan Zanetti: "Ricordatevi che siamo una squadra giovane, ci vuole tempo per costruire qualcosa di importante". Peccato che i numeri dicano un'altra cosa. Degli 11 titolari (cioè quelli con più minuti in campo in campionato: e guida la lista lo stesso Zanetti con 2.235 minuti) solo Juan è un under 23. Ranocchia ha già 25 anni, Nagatomo e Guarin 26, Gargano e Handanovic 28. Tutti gli altri sono over 30. Vogliamo vedere i minuti totalizzati dagli under 26? Alvarez (24 anni) 380, Coutinho (20: ceduto) 337, Kuzmanovic (25) 274, Livaja (19: ceduto) 124, Obi (21) 98, Benassi (18) 94, Kovacic (18) 94, Schelotto (23) 74, Duncan (19: ora in prestito) 33, e Mariga (25: in prestito) 13 [vedi]. Una miseria, che si commenta da sola. Senza nemmeno doverla confrontare con la media d'età degli attaccanti del Milan ...

Il 30enne Xavier Zanetti dieci anni fa.
Adesso occorre il coraggio di dire basta
La valorizzazione del vivaio? Prandelli ha convocato in nazionale per le ultime partite della nazionale Bonucci, Santon, Destro e Balotelli ... E speriamo di non dover rimpiangere Livaja (e Coutinho). Sembra di sparare sulla Croce Rossa, ma è ineludibile dover parlare della gestione dell'organico e della direzione tecnica dell'Inter dopo l'ennesima sessione di mercato. Senza entrare nelle questioni sul ruolo da "padrini" di Zanetti e Cambiasso e sull'allontanamento di Oriali inviso a Branca. Certo è inquietante la dichiarazione di Zanetti a Undici (Mediaset): "L'Inter è la mia famiglia e vorrei continuare a lavorare qui, da dirigente. Credo che Simeone avrebbe voglia di tornare in Italia e allenare una squadra come l'Inter. Ma ora c'è Strama, che è giovane e bravo".

Si abbia il pudore di lasciare in pace Stramaccioni. Certo, è giovane, e i suoi sono errori ovvi di inesperienza. Ma in campo, a guidare la truppa ci vanno Zanetti e Cambiasso. E' da lì che si dovrebbe avere il coraggio di cambiare.

Azor

PS: anche la stampa "specializzata" comincia a maturare consapevolezza. Vedi, per esempio, Pellizzari sul CdS il 5 marzo 2013

14 febbraio 2013

Sapore di coppa

12 febbraio 2013, Celtic Park, Glasgow
Mirko Vučinić festeggia il terzo gol, ma osserva anche
la delusione di Kelvin Wilson e Fraser Forster
Osservando i tabellini delle prime quattro partite degli ottavi di Champions colpisce come le squadre prime classificate nei gironi autunnali abbiano colto tutte dei risultati che al momento le qualificherebbero al turno successivo. Una conferma della gerarchia dei valori attuali? Vedremo la prossima settimana se la tendenza sarà confermata anche dalle altre partite di andata.

Tutte le partite sono state vibranti, piene di gol e di occasioni, qualcuna anche bella a sprazzi. A conferma della qualità che questa competizione è in grado di offrire a partire dai turni a eliminazione diretta: ormai unica al mondo, ineguagliata da Mondiali o Europei (che quest'anno pur ci mancheranno), nei quali la media delle partite è generalmente di livello inferiore. Delle otto compagini ammirate, solo tre mi hanno dato l'impressione di giocare in termini di squadra, di collettivo coeso: la Juventus, il Borussia e il Manchester United. Piene di solisti di talento sono ancora sia il PSG sia il Real. Di qualità è certo lo Shaktar, ma qualche gradino sotto. Più modeste il Valencia, pur coriaceo, e lo sconsolante Celtic, che sembra rimasto fermo ai fasti muscolari degli anni sessanta.

13 febbraio 2013, Donbass Arena, Donetsk
La barriera salta ma alle sue spalle sarà Roman Weidenfeller
a fare il buco su una bella ma resistibile punizione di Darijo Srna
Le prime tre hanno molti ronzini in serpa: da Caceres a Peluso a Padoin, da Bender a Santana a Schleber, da Rafael a Evans a Kagawa, tutti baciati dalla fortuna di poter giocare in questi teatri. Possono farlo però perché dediti al gioco collettivo, insieme ai compagni di maggiore talento. L'idea di gioco della Juventus, del Borussia e dello United si ispira ai principi del calcio totale, pur declinati peculiarmente: universalità dei singoli - pensiamo, per esempio, al posizionamento di ieri di Jones e Rooney -, pressing, possesso palla, schiacciamento dell'avversario nella sua metà campo. Certo, giocare in CL non consente sempre di imporre questo tipo di gioco. Tutte e tre in trasferta, tutte e tre hanno lasciato l'iniziativa all'avversario: la Juve ha subito a lungo il confusionario impeto agonistico del Celtic (e il risultato finale la premia forse oltre misura) [dati]; il Manchester ha subito 28 conclusioni, e senza qualche bella parata tra i pali di De Gea avrebbe preso qualche gol in più [dati]; il Borussia ha sofferto meno delle altre [dati], ma è riuscita a raddrizzare il risultato solo negli ultimi minuti.

13 febbraio 2013, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid
Non si inchina a cotanta elevazione ma certo Patrice Evra
è costretto ad ammirarla dal basso in alto
La partita di cartello del turno ha mostrato un Real con più qualità media individuale rispetto al Manchester, ma con minore organizzazione di gioco, minore spirito di squadra, minore mutualità tra i giocatori. Nel primo tempo i Blancos hanno giocato come vuole il loro mentore: squadra stretta, ritmo alto, velocità negli spazi. Le loro folate offensive hanno messo in evidenza i limiti tecnici e tattici di una buona metà dei Red Devils ieri in campo: De Gea ha collezionato una paurosa serie di uscite a vuoto, Rafael ha fatto smottare sul suo fianco di difesa la squadra, i due centrali hanno spesso seguito più i movimenti degli attaccanti che quelli del reparto, creando delle voragini al centro dell'area, i due mediani hanno usato la clava ma non hanno nei piedi la ripartenza del gioco, Kagawa ha vagato senza nerbo per un'ora, etc. Nel secondo tempo, il calo di ritmo ha mimetizzato le carenze individuali e di reparto dello United e ha palesato i limiti di gioco del Real, che poi sono quelli di Mourinho quando la squadra deve costruire senza avere a disposizione lo spazio: ecco allora un collettivo portare palla senza proporsi, senza movimenti a creare lo spazio per i compagni. A quel punto la partita ha perso vigore e sono emerse solo le giocate di qualità dei singoli.

12 febbraio 2013, Estadi de Mestalla, Valencia
Va beh, sì, son sempre i soliti ... Incorreggibili
Anche il PSG si è affidato alle sue stelline (qualche bella sgroppata di Lucas, il solito gol alla Lavezzi, un Pastore più concreto, il girovagare di Menez, etc.) e potrebbe bastare per arrivare alle semifinali. Direi che il Real ha intatto il 49% di possibilità di passare il turno, lo Shaktar un bel 33%, mentre il Valencia non ce lo vedo a fare due gol in più al Parc des Princes (15%?). 1% al Celtic solo perché ci piace il colore delle maglie. La prossima settimana scendono in campo le mie favorite per la finale: Bayern e Barcellona. Dovessi sbilanciarmi direi anche Juventus per le semifinali insieme alla vincente del confronto tra Ferguson e Mourinho. Ma Borussia e Pas Sûr de Gagner potrebbero fare le mine vaganti, come sostiene Carlettò. Che di coppa se ne intende [leggi].

Azor
Il vassoio di coppa
[vedi il secondo]


12 febbraio 2013, Celtic Park, Glasgow
Celtic FC - Juventus 0:3

12 febbraio 2013, Estadi de Mestalla, Valencia
Valencia CF - Paris Saint-Germain FC 1:2
Tabellino | HL [6:48] | FM
Commenti: So Foot

13 febbraio 2013, Donbass Arena, Donetsk
FC Shakhtar Donetsk - BV Borussia 09 Dortmund 2:2
Tabellino | HL [4:54] | FM
Commenti: So Foot

13 febbraio 2013, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid
Real Madrid CF - Manchester United FC 1:1

Il migliore in campo dei quattro match: Daniel "Danny" Welbeck (1990)

10 febbraio 2013

Sovrano assoluto

9 febbraio 2013, Juventus Stadium, Torino
Il signore del gioco
Al 20° minuto Juventus vs Fiorentina di ieri sera era già finita, archiviata alle statistiche di un campionato che a me pare già segnato da novembre [leggi], nonostante le emulsioni giornalistiche cerchino di inventarsi giornata dopo giornata una fantomatica antagonista alla magnifica Totaljuve di Antonio Conte.

Le alternative possibili a quel punto erano tre: spegnere la tv e dedicarsi a cose meno importanti, tenerla accesa e osservare il gioco del gatto col topo, oppure andare in pinacoteca. Ho scelto l'ultima soluzione: mi sono concentrato solo sui disegni, sulle acqueforti e sui quadri di Andrea da Brescia.

95 minuti da sovrano assoluto. Leggo sulla Rosea di oggi il riscontro statistico dell'estasi catodica: 118 palloni giocati (su 569 della Juventus), 75 passaggi - uno solo errato -, 8 lanci lunghi in profondità, 1 tiro in porta, 11 palloni soffiati e 11 riconquistati. Lotta e non solo governo, dunque.

Dice il Nesci: per forza, Montella si è suicidato lasciandolo solo, senza guardianìa. Vero: "I' Vincenzino ier sera l'ha sfavato", come dicono i risciacquatori in Arno. Stramaccioni gli aveva dedicato Palacio e Pirlo faticò di più il 3 novembre scorso. Ma la qualità immensa non è in questione. Questo ragazzo che ha l'età media dei dottori di ricerca italiani è un'eccellenza assoluta del nostro Paese, e vive la sua maturità nello splendore di sé e nell'abbacinamento dei suoi voyeurs.

Mi auguro che uno degli arcimatti del web estragga presto dalle immagini della partita di ieri sera uno di quegli spezzoni da una dozzina di minuti (tanto gioca in media la palla, infatti, il Nostro) del genere "Pirlo vs Fiorentina". A quel punto lo metteremmo nella nostra Cineteca per deliziarci ad libitum.

Azor

Juventus FC - ACF Fiorentina 2:0
Tabellino | [HL] | So Foot
Su Sant'Andrea da Brescia vedi anche la nostra devozione e il nostro santino

4 febbraio 2013

Io triumphe, avventurata Italia!

3 febbraio 2013, Stadio Olimpico, Roma
Martin Castrogiovanni porta la palla
là dove in genere Francesco Totti la scaglia
Chi scrive ha pedatato come tutti, ma ha anche giocato con la palla ovale da giovane (sfiorando pure la nazionale, ohibò, nel ruolo oggi di Orquera). Per questo - a Eupalla compiacendo - non posso non celebrare con giubilo una giornata storica del gioco con la palla per i nostri colori. Più di un secolo e mezzo fa, come è noto, si giocava tutti insieme, con i piedi e con le mani. Poi venne la riunione della Taverna dei Framassoni nell'autunno del 1863 a dividerci e a dar vita non a una, ma a due epopee. Il calcio è il gioco più bello del mondo, ma il rugby, quando giocato come ieri, è forse anche più spettacolare. Confesso di avere gioito e sofferto nell'ultima mezzora come non mi succedeva da Italia-Inghilterra di football dello scorso 24 giugno. È però la prima volta che vedo l'Italia del rugby - sì certo, ormai dell'Ultrarugby (ahimè) - giocare veramente alla pari con una grande. Per chi come il sottoscritto ha condiviso l'ufficio per quasi ventanni con un franzoso (subendone gli irridenti sfottò nel 1998 e il malcelato rancore nel 2006), ogni vittoria sugli spocchiosi galletti è motivo di catarsi. I lettori amici mi perdoneranno la touche.

Italia vs Francia 23:18
[tabellino - HL]
Azor