21 novembre 2012

Cronache da Futbolandia di oggi e di ieri

La Valutazione della Qualità dei Campionati (VQC) è ufficialmente affidata ai ranking Uefa, e non dipende principalmente da quella che si vede sul campo. La Serie A, sotto questo aspetto, è penalizzata anche da chi per professione la segue e la racconta; perché, nonostante le interessanti novità e la varietà del menu proposto dagli XI che vi partecipano, oggetto prevalente delle discussioni, filo conduttore di ogni sabato sera, domenica sera, lunedì sera (in tv e naturalmente sui social-network in tempo reale, e poi inerzialmente sulla carta stampata), è l'Errore Arbitrale. Ogni match (più o meno importante) ne conta e ne sconta in discreta quantità; ogni match (salvo eccezioni) ne è condizionato quanto all'esito finale. Durante le telecronache e i commenti post-partita (e nelle dirette delle antenne locali, seguite da vasto pubblico, che ama guardare chi guarda assaporandone le liti e intervenendo personalmente con telefonate, sms o via Twitter) l'Errore è immediatamente, causticamente, sonoramente segnalato.
Pierluigi Collina
Ne sortiscono battibecchi destinati ad infiammarsi ulteriormente all'Errore successivo (e nel ricordo del Grande, Sublime, Indimenticabile Errore di un mese prima, di un anno prima, di dieci anni prima). E' evidente, l'ho già detto e lo ripeto: gli arbitri italiani dell'ultima generazione sono mediocri, assai più di quanto non fossero quelli della generazione precedente. In più, hanno un loro speciale e atavico (unico in Europa)  modo di giudicare e intervenire, fischiare e non fischiare, correre e gesticolare. Alcuni, un tempo, erano anche bravi; alcuni dei fuoriclasse.


Era logico: dopo Football Manager,
Fifa, ProEvolution
Soccer, si è immaginato anche
 Football Referee
Tuttavia e naturalmente, al dibattito cui accennavo partecipano sempre due opposte fazioni, che nel nome dell'alternanza dialettica (e - ovvio - della convenienza di parte) attribuiscono all'Errore origini opposte, e ne improvvisano semplificate spiegazioni. O è broccaggine (senza che della broccaggine siano indagate le cause), o è complotto. La seconda ipotesi è quella preferita, di volta in volta, dai giornalisti-ultras dell'Inter e della Juventus; ci si aggrappa a rievocazioni storiche che, ovviamente, non risalgono oltre l'era delle schede telefoniche, delle intercettazioni, del rito moggiano: l'era di Calciopoli. I 'neutrali' di circostanza - in ciò poco credibili - rispondono alle tesi dei 'complottisti' di giornata aggiungendo che l'Errore della Giacchetta Nera è ben poca cosa, rispetto a quello sesquipedale del Centravanti Momentaneamente Imbrocchito, quello che ha collezionato centinaia di scalpi di portieri ma proprio ora, proprio ora che l'Errore arbitrale compromette il Risultato, proprio ora, a mezzo metro dalla linea di porta, ingobbito e scoordinato colpisce di volo spedendo la sfera sul terzo, sul quarto, sul quinto anello (per lui, in nome del glorioso passato, applausi comunque riconoscenti). Così come il Terzino Eternamente Inaffidabile, che in scivolata realizza il più sciagurato degli autogol. Lui certo, è un ronzino, e queste imprese non sorprendono (tutt'al più - dietrologicamente si insinua - avrà fatto scommettere su qualche 'over' che pareva ormai andare in fumo).

Giallo è il colore dell'al-
legria
Neppure vecchi o attempati cronisti riescono a cogliere la dimensione storica e tradizionale del fenomeno, sottraendosi all'inutile bagarre. In Italia il football è vissuto da sempre così; la sua natura campanilistica è sopravvissuta a ogni rivoluzione tecnologica e a ogni transizione politica e istituzionale: sono semplicemente mutate le forme dello scontro, e (per fortuna, e comunque non del tutto)  quelle di aggressione riservate ai giudici - nella dietrologia italica, un giudice non può mai essere davvero super partes (ma il linciaggio arbitrale è ormai e prevalentemente un esercizio mediatico). Occorrerebbe avere memoria più lunga, tanto più se si considera che nessuna partita è mai l'ultima. Nemmeno per il Chelsea, che in un decennio scarso e carattarizzato da Grandi e Clamorosissimi Errori arbitrali ha poi veleggiato (storia recente) col favore di Eupalla alzando finalmente l'agognatissima Coppa. Nemmeno per l'Inter, che dopo l'inabissamento juventino ha vinto e stravinto fruendo a sua volta di ripetuti Errori Abitrali. Nemmeno per la Juventus o per il Milan. E' una ruota che gira, e la geografia del potere (e dell'Errore Decisivo) varia senza soluzione di continuità, in Italia come in Europa.

***
Tutto ciò, tuttavia, mi invoglia a riproporre due gustose pagine di due grandi storici (gli unici, forse, grandi storici) del calcio italiano. Gianni Brera (ça va sans dire) e Antonio Ghirelli. Vi si racconta di episodi che risalgono, rispettivamente, al 1910 e al 1953. Nel 1910 la quasi neonata FC Internazionale di Milano vinse il suo primo campionato italiano, in uno spareggio contro la Pro Vercelli, fissato per il 24 aprile. Impegnati i "ruvidi" piemontesi in un torneo militare, la Federazione si rifiutò di spostare la data del match, comunque programmato a Vercelli. La Pro decise di schierare i ragazzi, e perse 10:3.

Gianni Brera, in un 'ritratto' di
Grazia Nidasio
Così Gioanncarlofubrera, partendo da quell'episodio. Era l'alba dei tempi; la nazionale italiana di calcio - per dire - non era ancora stata battezzata (lo sarà di lì a venti giorni).

"Cronache grondanti carità di patria trascurano di precisarci quanti carabinieri e quanti questurini sono intervenuti a salvare i malcapitati interisti, quel 10 marzo [ma recte 24 aprile] che decise dello scudetto 1910. L'esaltazione dei vercellesi fiammeggia in transferts tumultuosi. La faida è di popolo schietto. La tentacolare Codogno chiamata Milano ha lasciato ricordi sgradevoli ab antiquo. Per altri vent'anni, fino al 1930 et ultra, capiterà ai tifosi lombardi venuti in auto di trovarsi squarciate le gomme.
L'attuale giudice unico della pedata italiana, l'avvocato Barbé [n.b.: Brera scrive nel 1975] uomo di adamantino carattere, mi racconterà che il campo del suo Novara sorgeva presso la linea ferroviaria, e che infinite volte è accaduto di vedere il drappello degli ospiti fuggire verso la stazione seguendo i binari. L'arbitro, sicuramente, doveva trovarsi fra loro o, se osava riprendersi i vestiti, era assediato negli spogliatoi. Aveva dunque ragione quel maresciallo dei carabinieri che, atteso l'arbitro dopo l'intervallo, si oppose a che rientrasse 'in quanto lui e non altri era all'origine dei disordini passati e futuri!' Molte volte a torto viene messo in discussione l'humour dei carabinieri: in particolare, quel maresciallo aveva capito ogni cosa alla perfezione; se avesse impedito all'arbitro di commettere altre corbellerie, l'ordine pubblico sarebbe stato salvo, e ineccepibile il suo servizio".
[Da Storia critica del calcio italiano, p. 43]

Antonio Ghirelli
Brera, naturalmente, ricama su fatti e testimonianze, e rimescola gli ingredienti  in narrazioni dense di ironia e di inventiva. Assai diverso è lo stile di Ghirelli. La sua Storia del calcio in Italia, confrontata a quella breriana, può apparire dimessa, di lettura non ostica ma certamente meno stimolante (e appagante). Ed è in più pervasa da una vena moralistica che emerge puntuale, a conclusione del racconto di ogni stagione (il campionato, la nazionale, le 'trame politiche'), nell'evocazione di scandali e malefatte di varia natura.
In particolare, funesti furono per Ghirelli gli anni del dopoguerra; all'organizzazione fascista del football nazionale seguì il disordine e la competizione sporca (politica e sportiva), il caos seguito alle promesse di nuove regolamentazioni del sistema mai mantenute, gli orrori del 'calcio-mercato', la detestata stagione degli 'oriundi'. Ghirelli sembra sorridere una volta sola, di fronte al materiale che sta raccogliendo e restituendo al lettore; quando decide di raccontare dettagliatamente lo 'scandalo' che caratterizzò l'epilogo della stagione 1952-53: il "caso Catania". Campionato di serie B. Rileggiamo.

"a) Il Catania va a giocare, nelle ultime domeniche di campionato, una partita 'decisiva' a Padova. Direttore di gara, il torinese Liverani. A un certo punto l'arbitro nega un goal al Padova. Furibondo il pubblico prende a rumoreggiare, lancia qualche sasso sul campo, colpisce uno o due giocatori siciliani e mette fuori combattimento un guardialinee. L'arbitro sostituisce il suo collaboratore  e conduce in porto l'incontro, che vede vincitore il Padova.
b) Reclamo catanese. La Lega nazionale lo accoglie, sentenziando che il risultato si è determinato in condizioni irregolari e concedendo partita vinta ai siciliani. Essi vengono a classificarsi, per conseguenza, al secondo posto nel campionato di Serie B e devono disputare un incontro di qualificazione col Legnano, anch'esso secondo.
c) I dirigenti del Legnano riescono a convincere quelli del Padova  a presentare un contro-reclamo. La CAF (Commissione di appello federale) aderisce alla tesi patavina e omologa il risultato della partita sulla scorta del rapporto dell'arbitro. Il signor Liverani, pur descrivendo gli incidenti, ha infatti concluso che l'incontro ha avuto svolgimento regolare. Per conseguenza non si disputerà nessuno spareggio per la promozione in Serie A.
d) Tragedia a Catania. Il popolo scende in piazza mentre tutti i parlamentari siciliani, senza distinzione di fede e di ideologia politica, rivolgono un'interrogazione alla Camera sull'argomento. La stampa centro-meridionale rivolge fiere accuse alla Federazione e documenta che la delibera della CAF non fu del tutto regolare. Uno dei membri del collegio giudicante rivela di aver sbagliato voto per distrazione. Il presidente della CAF Pasquinelli si dimette.
e) Spaventato dalla rivolta dell'opinione pubblica, il Consiglio federale scioglie di autorità la Commissione d'appello e ne insedia un'altra affidandone la presidenza al giurista napoletano professor De Gennaro. La nuova CAF cancella la sentenza precedente e omologa quella della Lega, dando partita vinta al Catania.
f) Tragedia a Legnano. Comizi in piazza, proteste, minaccia di ritiro dal campionato. Ma questa volta la Federazione non può tornare indietro se non vuole affogare irrimediabilmente nel ridicolo. Lo spareggio si farà il 28 giugno.
g) 28 giugno: spareggio a Firenze. Il Legnano, che aveva mandato in ferie da un pezzo i suoi atleti, si presenta all'incontro con la squadra allenata molto approssimativamente. Viceversa il Catania non ha perduto un giorno solo ed è allenatissimo. Vince il Legnano per 4-1".
[Da Storia del calcio in Italia, pp. 223-224]

28 giugno 1953. Torcida etnea sugli spalti del Comunale di Firenze.
Per questi appassionati, sarà una giornata da dimenticare

C'è bisogno di ulteriori commenti?

Mans

Juventus FC - Chelsea FC 3:0

20 novembre 2012, Juventus Stadium, Torino
Con una prestazione di grande intensità - che mastro Arrigo direbbe di "calcio totale" - la Vecchia Signora scioglie ogni dubbio [vedi quale]: è bella anche di notte e, dopo aver battuto la detentrice della CL, si candida autorevolmente come plausibile semifinalista di questa edizione

20 novembre 2012, Juventus Stadium, Torino
Era dal 20 aprile 2010, la sera di Inter-Barcellona [rivedi], che uno stadio italiano non ospitava una partita di grande livello internazionale come quella di stasera. Il calcio inglese vive un periodo grigio e rischia di perdere per strada in CL sia il City sia i Blues. Per quello italiano è invece un segnale incoraggiante

20 novembre 2012

Un terzo d'Europa

I principali campionati europei sono giunti circa a un terzo del loro cammino, tra la 12a e la 13a giornata, e dunque è possibile fare qualche considerazione non estemporanea sulle linee di tendenza con cui si è aperta la nuova stagione. Nulla di nuovo sul fronte occidentale verrebbe da dire subito: non sembra alla vista, quest'anno, un Montpellier, per intenderci (e rischiamo di finire col rimpiangere la cresta arancione del suo presidente alla "Gauccì"); le gerarchie appaiono consolidate, in qualche caso cristallizzate; le relative, poche, nuove presenze al vertice sono, al più, dei deja vu.

Il campionato il cui esito sembra ormai pregiudicato è la Bundesliga dove il Bayern domina con 8 punti su Schalke ed Eintracht (un capolino che fa nostalgia: la coppa EUFA 1979-1980, in cui la quattro semifinaliste furono tutte tedesche [vedi | foto]) e 11 sul Borussia Dortmund, che non regge la doppia competizione e sembra aver puntato ad essere la sorpresa di questa edizione della CL per come ha maltrattato il Real di Mourinho. Il Bayern, mi ripeto, è la società meglio amministrata da anni e i risultati si vedono: dallo stadio pionieristico alla rosa di giovani, dai titoli nazionali alle finali europee. E lasciamo stare i luoghi comuni sull'efficientismo teutonico ...

Viceversa, con sette squadre in tre punti, il campionato più incerto rimane la Ligue 1, che nonostante le star parigine resta una competizione qualitativamente di secondo piano. Carletto nostro comincia ad ammettere pubblicamente quello che a me sembrava evidente del PSG (toujour Pas Sûr de Gagner) già a fine agosto [vedi]: "non siamo una squadra, c'è troppo individualismo". Diciamola tutta: è una rosa di mezzoni sopravvalutati e costosissimi, di starlette mediatiche (da cronaca rosa), con solo tre giocatori di classe (Silva, Verratti e Ibrahimovic) e una ciurma di ronzini. Con organici mediamente migliori, benché privi di trisvalide, Lione e Marsiglia sembrano due serie candidate al titolo. Né credo che gli equilibri potranno essere spostati dalla stellina Lucas Moura, vanamente corteggiata dalla squattrinata Inter per un anno e in arrivo a gennaio a Parigi per l'oscena cifra di 43 milioni di euro. Sarà una stagione agonisticamente divertente, ma nulla più: a dimostrazione che i soldi, da soli, non bastano e che occorrono dirigenti all'altezza (e Leonardo non ha ancora dimostrato di esserlo).

Manchester, 16 novembre 2012
Roberto Mancini indossa la maschera di David Platt
per fronteggiare la "tenerezza" della stampa inglese
Molto equilibrio, tra i soliti noti, lo mostra anche la Premier League. Dopo 12 giornate è in testa il City, nonostante le polemiche in cui sta avvizzendo il Mancio (e, anche qui, sfatiamo il luogo comune provinciale che in Inghilterra il calcio si vive senza pressioni: l'unica differenza con la pedata nostrale è che non si parla di arbitri e rigori 24h24, ma i tabloid, sempre sul filo di un malcelato razzismo, martellano che è un piacere 24h24). Il City mostra un dato notevole: non ha ancora perso una partita (un primato che condivide con il Barcellona), mentre lo United è già inciampato 3 volte. E' vero che la PL si vince anche con 4 (ManU 2011), 5 (City 2012) o 6 (Chelsea 2010) sconfitte, ma la banda Mancini si è guadagnato un bel bonus che deve stare attenta a non dilapidare in "pareggite": la proiezione finale attuale è di 88/89 punti, e con 89 il City agguantò il titolo nel memorabile finale shakespeariano del 13 maggio scorso [vedi]. Spiccioli per la vittoria finale li conserva ancora il Chelsea, che ha però una rosa inadeguata di stelline, scarponi e vecchie glorie, e solo l'innesto di Falcao al posto di ... Drogba potrebbe forse darle la scossa. Nei quartieri alti si affacciano il West Bromwich Albion (che nel 2010 era in seconda divisione) e l'Everton del nostro amato Marouane Fellaini (uno dei giocatori più eleganti e concreti delle ultime leve). Ormai scivolati all'indietro appaiono l'Arsenal del sopravvalutato Wenger [vedi VQA] e il Liverpool in pieno disarmo. Deludente per la seconda volta in quel di London è anche André Villas Boas: non basta essere un ottimo tattico, evidentemente.

La maschera naturale di Zdenek Zeman, perplessa
In Serie A la Juventus veleggia una spanna sopra le altre e non vedo come possa perdere il secondo scudetto consecutivo dell'era Conte. Chi insegue non ha una rosa di giocatori equivalente. L'Inter - va dato merito a Stramaleonte di averla pragmaticamente riportata in alto - ha confermato alla prima occasione di non avere un organico adeguato alle ambizioni ma logoro e senza ricambi di qualità (come ho lungamente argomentato in tempi non sospetti [vedi]). Il Napoli mi sembra troppo Cavani dipendente e con il tecnico più modesto in panca. La Fiorentina è la vera, gradevole, novità della stagione: una rivoluzione riuscita, l'allenatore forse più talentuoso di tutti, e un gioco che si avvicina alla "visione italiana" di Prandelli (e sfatiamo anche l'ignoranza giornalistica che lo paragona al Barcellona ...). Delle tre che inseguono la Vecchia Signora mi sembra l'unica ad avere le possibilità, teoriche, di importunarla a maggio, soprattutto se la direzione tecnica azzeccherà anche il mercato di gennaio. La Lazio prosegue col suo piccolo cabotaggio, Zeman ci fa godere le montagne russe e le solite schegge di grande calcio purissimo (l'unico attualmente in Italia). Il Milan vive il suo annunciato, inevitabile, anno zero: fossi in Galliani cercherei di fare bottino a gennaio cedendo Pato e Robinho (il primo una malinconica incompiuta, il secondo una ex stellina da PSG) e mettendo un centrale difensivo da 8-10 milioni (ce ne sono di ottimi in Belgio e in Portogallo se si sapesse guardare non solo al Sud America). E sfatiamo un altro bel luogo comune: non abbiamo più gli "arbitri più bravi del mondo" com'era la ciarla italiota fino a qualche mese fa; non vedo né un Lo Bello e nemmeno un Rosetti, bensì una manica di somari pagati eccessivamente per quel che (non) valgono, presuntuosi, e guidati da due dirigenti totalmente inadeguati ma molto "politici". Non riesco a immaginarmi Braschi fare una lezione di aggiornamento tecnico come quelle in cui è maestro Collina: il dramma è tutto qui.

Resta da dire della Liga, nel paese in cui la crisi si fa maggiormente sentire: gli spettatori negli stadi cominciano a diminuire perché non si possono più permettere il lusso; le società sono già sprofondate nel baratro finanziario (anche gli sceicchi spagnoli del Malaga boccheggiano); e il futuro è incerto e molto cupo. La glassa, per nostra fortuna, rimane la squadra epocale che tante gioie ha dato e sta dando alle nostre brame di voyeurs incalliti. Con 11 vittorie e un solo pareggio (col Real) il Barça sembra avviato all'ennesimo trionfo in una competizione "nazionale" di cui il risorgente indipendentismo catalano sembra minare l'identità. La "sorpesa" (che porta due nomi: Radamel Falcao García Zárate e Diego Pablo Simeone) è l'Atletico di Madrid, che ha lo stesso score del Barça ma una sconfitta (recente, a Valencia): il 1° dicembre andrà a far visita al Bernabeu e il 16 al Camp Nou, e in 15 giorni ne saggeremo la tempra. A 8 punti insegue il Real, che il suo allenatore terrà neuronalmente incollato fino allo schianto (o suo o dell'orchestra ora guidata dal più placido Villanova). Il Barça ha però il vantaggio di dover ancora recuperare i suoi difensori titolari e di rimettere a lucido il bomber Villa. Vedremo.

Azor

7 novembre 2012

Minimalia infrasettimanali

Turno di coppa. In programma alcuni sedicesimi di finale - andata e ritorno giocate a distanza di due settimane, nel cuore della fase a gironi. Responsi interessanti: il Malaga ha eliminato il Milan, il miedo escénico del Bernabéu non ha spento i ragazzi del Dortmund, Arsenal e Schalke confermano d'essere bizzarre e non poco (gli 04, dopo avere abbeverato i cavalli all'Emirates, sembrava volessero offrirsi inermi nella Veltins-Arena, ma poi hanno cambiato idea), e il buon vecchio Ajax è uscito imbattuto dal City of Manchester. Eliminato anche il Chelsea (ci stava), per la regola dei gol in trasferta. Clamoroso il rischio corso dal Barça, a vantaggio del glorioso Celtic: topica difensiva su corner (maglie larghissime, marcature risibili) e inedita (e scoordinata e pigra) svirgolata di Xavi Hernandez sulla trequarti, che libera allo sconosciuto Tony Watt, classe 1993, un corridoio più che sgombro verso il territorio presidiato (si fa per dire) da Valdes. Doppio due a uno, si andrebbe al partido de desempate. Si qualifica invece (virtualmente) la Juventus, cui sarebbe bastato lo zero a zero: sbigottiti, i corridori del Nordsjaelland hanno assistito alla rabbiosa sfuriata dei bianconeri che, avendocela su col mondo intero, si sono sfogati con loro.

"Oh Watt a night", titola lo scozzese Daily Record (qui)
In sostanza, la formula fa bene più che mai agli squadroni, cui la numerosità delle partite consente di mascherare magagne strutturali e affanni temporanei (ma che siano temporanei, si vedrà). L'unico praticamente fuori dai giochi è il City, che dovrà forse ripiegare sulla League Cup: al Mancio - da giocatore e da allenatore - le competizioni domestiche sembrano eternamente più confidenti.

Manuel Estiarte, mito della pallanuoto
europea
Post-partita al Meazza, martedì sera. Commenti. A tutti il fatto più importante è parsa la presenza in tribuna di Pere Guardiola e Manuel Estiarte (rispettivamente fratello-agente e addetto alle public relations del Pep). Avevano 'persino' pranzato con Galliani. Insomma, una situazione scabrosa e al tempo stesso appetitosissima per i cronisti Mediaset (e non solo loro). Si provi ad immaginare un uomo che ha parecchio lavoro da fare (tenere in piedi la casa, cucinare, fare la spesa); capita il giorno in cui gli tocca star fuori (bollette da pagare, figli da accompagnare, lavori di giardinaggio nella casa di campagna); la moglie va a pranzo con l'amante e poi se lo porta a casa, mentre il marito, appena tornato, pela patate e cerca di assemblare una cena decente. Così, ad Allegri, viene chiesto se e quanto la cosa gli abbia dato fastidio. Risponde evasivo. Roberto Bettega (l'invecchiato - ma non troppo - Penna Bianca) è in studio e prende le sue parti, ma anche quelle della moglie. All'amante "non si poteva negare l'accredito" e tenerlo fuori dallo stadio (pardon, dalla camera da letto). Nei secondi restanti, si parla di football. Per una volta, sono solidale con Max.

Il Milan, intanto, progredisce. Allegri sfodera progetti ambiziosi: una prima linea giovane, tecnica e leggera, sostanzialmente trendy. Combinano poco, i quattro (El Shaarawy, Pato, Bojan, Emanuelson); ma ancor meno De Jong. Giusto, proprio lui. Ci si domanda perché sbagli sempre la misura dei passaggi (troppo corti o troppo lunghi, troppo veloci o troppo lenti); viene in mente Marcello Desailly, il truce difensore centrale dell'OM che d'improvviso sbarcò a Milanello quando a tenere le redini c'era Don Fabio. A Don Fabio non interessava un centrale difensivo (era più che coperto), ma un interditore del gioco altrui nella fascia mediana del campo. Un inibitore. Un eliminatore (nel senso buono). Marcello si adattò, e imparò persino a toccare la palla. Metteva il piattone, giocava semplice e non sbagliava mai il passaggio né la misura. Rispetto a De Jong, Desailly valeva Liedohlm, e non è una bestemmia. L'unico De Jong su cui conveniva fare un pensiero è senz'altro Siem, ventitreenne capitano dell'Ajax (ieri sera ha uccellato Hurt due volte in un quarto d'ora o poco più). Promettentissimo.

Kévin Constant
Invece (ma che sorpresa) Allegri ha trovato il terzino sinistro. Già: il francese-guineano Kévin Constant. E' davvero un calciatore, e non un giocatore pakistano di hockey su prato, come lombrosianamente ero portato a ritenere. Ha solo 25 anni (per le abitudini milaniste, un enfant). Suo il delizioso, arquato  cross dalla linea di fondo inzuccato da Pato. L'inzuccata era facile, l'assist no.

Dopo di che, sulle antenne locali è stato un turbinìo di pronostici e profezie. Quante possibilità ha il Milan di arrivare al sorteggio degli ottavi? Certo, vincere a Bruxelles non sarà facile. Battere lo Zenith a San Siro difficilissimo. O viceversa. Unica cosa sicura: il Malaga mollerà. Venderà i tre punti ai russi (gli conviene); i giocatori non vedono lo stipendio da un po' (saranno alla fame, e poco motivati). E così via. Questo è il calcio (il nostro e quello altrui) visto da casa nostra. Non siamo provinciali; siamo patetici.

Champions League 2012-2013, sedicesimi di finale 
(fase a gironi, quarto turno: 6-7 novembre 2012)
Real Madrid - Borussia Dortmund 2:2 (and. 1:2) | Tabellino | HL
Milan - Malaga 1:1 (and. 0:1) | Tabellino | HL
Manchester City - Ajax 2:2 (and. 1:3) | Tabellino | HL
Chelsea - Schakhtar D. 3:2 (and. 1:2) | Tabellino | HL
Schalke 04 - Arsenal 2:2 (and. 2:0) | Tabellino | HL
Juventus - Nordsjaelland 4:0 (and. 1:1) | Tabellino | HL
Celtic - Bercellona 2:1 (and. 1:2) | Tabellino | HL

Mans

4 novembre 2012

La strana partita

Non ho visto Juventus FC - FC Internazionale Milano, ieri sera (sabato 3 novembre 2012, Juventus Stadium, Torino, ore 20.45), ma dev'essere stata una strana partita. A dire il vero, me ne sono gustato i primi 20 secondi: una magnifica azione d'attacco della Juventus, sonnecchiante all'indietro nei primi tocchi, ma poi partita in verticale, lungo la fascia sinistra, con quattro o cinque passaggi di prima che hanno portato al gol, segnato praticamente a porta vuota. Un'azione meravigliosa: mi ha ricordato certe irresistibili percussioni polacche sulle corsie laterali nel mondiale del 1974. Poi, vengono proposte immagini della stessa fase di gioco, e si vede benissimo che il penultimo uomo entrato in scena, quello che effettua l'assist, è in posizione di fuorigioco palese. Tutt'altro che millimetrico. E' corso troppo in avanti, e infatti deve persino frenare per coordinare la sua velocità con quella del pallone. E' Asamoah. Stupore: live, non m'ero accorto di nulla, l'angolazione della ripresa non lo consentiva. Sono dettagli, certo. Ma l'off-side poteva non essere visto solo da chi guardasse altrove. Il guardalinee certo guardava altrove, avrebbe sicuramente alzato la bandierina se fosse stato 'presente', attento allo svolgimento dell'azione. Chissà cosa guardava, chissà a cosa pensava. Come se un centravanti, solo e a porta vuota, invece di sparare in rete (a costo di sbagliare) decida di effettuare un lungo passaggio all'indietro, verso il proprio portiere. Per distrazione, per estraniamento. E allora ho smesso di seguire la partita, e mi sono perso il resto di Juventus FC - FC Internazionale Milano. "Gli arbitri influiscono su ogni partita", mi dicevo (e ne sono convinto). Un conto è influire, un conto è non esserci. Juventus - Inter è iniziata ieri come fosse una di quelle gare che si giocavano nei prati con squadre improvvisate: senza regole e senza arbitri. Mi sono tornati in mente anche i campionati minori e giovanili, quando capitava che il ruolo di segnalinee fosse affidato a dirigenti, accompagnatori, panchinari delle due squadre, uno per ciascuna: erano concentrati e attenti, persino tesi - essendo tesi e impegnati a favorire la propria parte, ma senza darlo clamorosamente a vedere. Dunque mi sono definitivamente, per così dire, tranquillizzato: un errore così sfacciato è solo frutto del caso. Poi mi sono intristito: è la mediocrità, l'inadeguatezza, la confusione. Gli arbitri (intesi come équipe designata: ormai è composta da almeno sei individui, variamente dislocati, e sicuramente ce n'è qualcun altro che si aggira all'insaputa di tutti, con qualche travestimento) influiscono su ogni partita; ma stasera l'hanno negata, modificata, distorta sin dal primo istante. Ne hanno inventata un'altra. Cercheranno di raddrizzarla, pensavo? Non mi interessa.

Le squadre schierate a tavolino prima del match.
Stramaccioni inserirà Cassano al posto di Guarin
Volevo solo gustarmi una sfida interessante; era interessante la rinuncia alla specularità di Stramaccioni, era interessante immaginare il forcing juventino e il contropiede interista, o viceversa (magari, con questo impianto, a far possesso palla sarà l'Inter); c'erano insomma tutti gli ingredienti per una grande serata di voyeurismo pedatorio.

Alla fine, vengo a sapere che l'Inter ha rimontato e vinto in scioltezza. Caspita. Dev'essere stata una partita davvero strana. Sentiamo almeno i commenti, mi dico. "La Juventus è stata penalizzata dal gol irregolare e dalla mancata espulsione di un proprio giocatore". Penalizzata? Abbandono ogni speranza. Spengo la tv. Buonanotte, mondo.

Juventus FC - FC Internazionale Milano 1:3 (1:0)
Tabellino | HL | altri

Mans