Il giorno è arrivato: quello della foca brasiliana, del suo esordio nel Qatar Football Club al Parc des Princes. Proprio un paio di giorni dopo la strage sulla Rambla, organizzata da una cellula di quell'altro 'stato' che emiri e sceicchi (si dice) proteggono e finanziano. Questa relazione è puramente provocatoria, ma di quel sostegno si parlò (e non poco) dopo l'attentato parigino del 2015 anche nelle cronache del football (vedi qui), oggi l'argomento pare fuori moda.
Se la bottega del Barça è aperta, allora anche lo sceicco (cugino di Al Thani) proprietario del City ha il diritto di andarci a fare la spesa; ed ecco che filtra l'indiscrezione delle indiscrezioni: il cartellino di Messi (che non ha ancora rinnovato il contratto) non è poi così caro, per lorsignori. Basta convincere lui, la Pulce. A differenza di Neymar, tuttavia, Messi non è solo un bravo giocatore sudamericano venuto a sviluppare la sua carriera in Europa. Messi è cresciuto in Catalogna. Messi è il calcio.
Sceicchi ed emiri seminano il terrore in questa maniera: non lanciano camion e furgoni su folle inermi, ma tonnellate di denaro nelle casse di club e calciatori. Allo scopo di impadronirsi di un gioco che il fondamentalismo sunnita aborre e vieta di praticare. C'è qualcosa che stona o inorridisce, da qualunque punto di vista si guardino le cose. Le complicità sono diffuse, le analisi dense di contraddizioni, e dunque fermiamoci qui.
Parliamo di calcio.
La partita del week-end era senz'altro quella di Wembley, transitorio home degli Spurs. Ospiti i campioni in carica; star designate: Kane, Eriksen, Alli. Dei Blues potevano e dovevano fare un solo boccone, per tanti motivi. Ma il Chelsea ha un DNA ormai italiano, dai tempi di Vialli, Zola, Ranieri, giù giù fino a Di Matteo e passando ovviamente per Mourinho, cioè l'unico allenatore al mondo che da anni non si vergogna più di erigere – quando serve – barricate umane gigantesche davanti alla propria area di rigore; ora anche Conte, perché a Conte (come a Mourinho) non piace perdere e ormai ha anche il diritto d'infischiarsene del bel giuoco, ha un titolo da difendere e nessuna collaborazione (a sentir lui) da parte dei suoi datori di lavoro. A Wembley questa squadra di campioni ha messo in campo otto giocatori di movimento normalmente abituati a curarsi più di difendere che di attaccare. Alcuni (gli esterni) lo sanno fare, più (Alonso) o meno (Moses) bene, ma certo attaccano con giudizio, non scriteriatamente. Alonso ha timbrato una doppietta giovandosi chiaramente di una prestazione non mirabile di Lloris, ma va detto che l'unica rete degli Spurs porta il nome del centravanti di riserva del Chelsea, l'inguardabile (e anzi, per quanto si è visto finora, inutile e dannoso) Batshuhayi. Una bella partita dai sapori antichi, in uno dei teatri più prestigiosi (anche se rifatto, ha ancora un suo perché), e dunque sia ben chiaro che per sfilare il titolo a quelli là i pretendenti dovranno sudare parecchio. D'altra parte, prima o poi anche Hazard tornerà a fare il suo lavoro.
Anche la Liga è iniziata, anche la Serie A. Mesto il 2-0 del Barça, normale il 3-0 (esterno) del Real, bello il 2-2 interno del Girona (club catalano all'esordio nella Primera División) contro l'Atletico, ma sono stati due punti buttati, in superiorità numerica, la banda del Cholo a dieci minuti dalla fine era sotto di due. Poi, alla distanza e specie di questi tempi, la qualità migliore dei singoli ha la meglio e detta la sua legge.
In Serie A goleade e inizio morbido per tutte le 'grandi' o presunte tali, il VAR ha risolto qualche problema e qualcun altro lo ha trascurato. La musica di Juve e Napoli è sempre la stessa (va beh, la Juve quando gioca in casa non ha problemi, le 'piccole' sanno che non c'è trippa per gatti e si esercitano nel pressing alto, così tanto per accompagnare il picnic con un allenamento che potrà tornare utile in altre circostanze), il Milan sembra molto migliorato, l'Inter più affidabile. La Roma sgraffigna tre punti a Bergamo più per fortuna che per merito, ma certo l'Atalanta migliore di un anno fa – per ora – non sembra. La Lazio è inchiodata dalla coraggiosa Spal. Questa sintesi brevissima ma ricca di luoghi comuni non può interessare a nessuno: alzo le mani (dalla tastiera) e saluto cordialmente gli eupallici, ovunque essi si trovino in questo scorcio d'agosto.
Mans