21 marzo 2013

Ma Giaccherinho lo abbiamo noi ...

Schierando Poli, Antonelli, Cerci e Giaccherini, Cesare ha messo sotto il Brasile infliggendogli una lezione di "gioco giocato" che rimarrà impressa nella memoria: una decina di occasioni a favore, uno sfrontato 4-3-3 nella ripresa che si è meritato il premio di un'Eupalla curiosamente generosa coi giallo verdi alla fine del primo tempo, al punto che gli Azzurri si sono permessi il lusso di finire la partita anche con Diamanti e il vecchio Gila. Una partita spettacolare, tra le più belle della stagione. Un'amichevole per modo di dire (i brasiliani hanno menato che era un piacere), che gli Azzurri hanno cercato di vincere fino all'ultimo secondo, mostrando quel carattere che un tempo si diceva essere solo prerogativa dei tedeschi e degli inglesi.

Uno degli action-painting di Cesare Prandelli
Il calcio brasiliano vive un'altra delle sue stagioni "tecnocratiche", ove si ricorre all'organizzazione di gioco prima che alla fantasia [leggi]. La squadra che batté ai rigori l'Italia di Sacchi nel catino di Pasadena nel 1994 era di modestissima qualità tecnica: Taffarel, Jorginho, Branco, Mauro Silva, Aldair, Dunga, Márcio Santos, Mazinho, Zinho, Romário e Bebeto. L'unico campione era Romário, gli altri al più dei buoni giocatori, molti dei ronzini. Stasera in campo la Seleção mi è sembrata ancor più mesta qualitativamente, senza alcun campione, con qualche giovane (sopravvalutato) di talento come Neymar od Oscar e molti ronzini. Per questo il Brasile è favoritissimo per vincere il Mondiale del prossimo anno. Luiz Felipe Scolari e Carlos Alberto Parreira in panca sono due garanzie di pragmatismo. Come è accaduto stasera: gioco in mano all'Italia, due azioni in contropiede e due gol.

Noi ci accontentiamo di Giaccherinho e di un altro dei capolavori di Prandelli, che tanto mi ricordano l'intensità cromatica dell'action-painting di Jackson Pollock.

21 marzo 2013, Stade de Genève, Genève, Amichevole
Italia - Brasile 2:2 (0:2)
Azor