
Nella scorsa stagione, le nazioni che avevano portato almeno un club agli ottavi erano dieci; otto nelle due stagioni precedenti; nove nell'edizione 2012-13 e in quella che la precedette. E così via. Sparisce completamente il calcio dell'est, sempre in campo a marzo, dal 2010, con gli squadroni di Russia e di Ucraina. Sparisce un pezzo di Europa meridionale, nessuna squadra di Istanbul o di Atene è riuscita ad andare avanti. Celtic, Ajax, PSV sono ormai club che solo occasionalmente superano il girone, club per i quali difficilmente torneranno giorni gloriosi. Cancellati dalla geografia del football intesa come mappa agonistica.
Novantasei partite, delle quali venti chiuse con risultati schiaccianti (uno scarto minimo di tre gol), per qualificare sedici squadre, sedici sulle venti che potevano immaginare di andare oltre la prima fase. Dunque, è evidente, si tratta di calcio finto. Di competizione fasulla. Di spettacolo esclusivamente televisivo - ammesso che siano davvero 'spettacolari' alcuni match da considerare alla stregua di amichevoli di lusso e nulla più (le sfide tra Real e Dortmund, tra Barça e City, tra Atletico e Bayern). Seguito, negli stadi, da un pubblico per lo più rilassato, chissà quanto occasionale e turistico.
Novantasei partite facili, poco meno di novantasei partite inutili. Senza pathos, senza sorprese. Difficile immaginare che qualcuno si sia divertito davvero. Non ci sono commenti o rilievi interessanti da proporre. Le prime emozioni autentiche arriveranno lunedì, all'ora di pranzo, non dai campi ma dall'urna di Nyon, naturalmente in diretta televisiva.
Mans