17 settembre 2013

Videomessaggi

Riccardino parla ai fideles, tra le piante e i marchi degli sponsor
Ecco un esempio da proiettare nelle aule didattiche di 'strategia della comunicazione': il videomessaggio alla nazione rossonera con cui Kakà annuncia di non volere busta-paga per tutto il tempo in cui sarà costretto a stare fuori per infortunio. Non quantificabili: il tempo dell'assenza e il quattrino cui rinuncerà - d'altra parte, si dice abbia rinunciato a svariati milioni di euro pur di tornare a Milanello. Naturalmente siamo nel perimetro della tradizione, la proprietà del Milan ha una certa esperienza in situazioni di questo tipo. Siamo di fronte a un ennesimo, tipico saggio di estetica berlusconiana. Che ottiene il risultato previsto: la rosea on line lancia il sondaggio ("è un bel gesto?" oppure "è un gesto fatto solo per l'immagine?", ovviamente), stampa e talkshow non possono ovviamente rinunciare al boccone, e in cavalleria (o perlomeno nella penombra) vanno immediatamente alcuni fatti assai più rilevanti: 1) la prestazione desolante della squadra a Torino; 2) la dimostrazione di assoluta anti-sportività esibita nei minuti finali della partita; 3) il totale velleitarismo del nuovo 'progetto' tattico (due punte e trequartista), di cui proprio il brasiliano avrebbe dovuto costituire l'ingrediente chiave. Di tutto ciò si potrebbe parlare per ore e ore.

La disperazione di Massimiliano Allegri
Col senno di poi, ci voleva poco a immaginare che Ricardo Leite avrebbe sofferto l'impatto con la Serie A, dopo quattro anni di desuetudine agonistica. Lo si è visto gettare il cuore oltre l'ostacolo, cercare velocità, ritmo, giocate che gli venivano normali nella vita precedente. Ha chiesto a se stesso più di quel che poteva dare, e ha pagato quel che normalmente si paga in situazioni analoghe; si aggiunga che, intorno, ha ormai gente di tasso tecnico ben diverso da quella cui era abituato, e questa è una pur minima attenuante. Ha comunque palesato come il suo modo di giocare sia sempre lo stesso: è per natura un incursore, uno che cerca gli spazi per sé, un 'attaccante' e non un 'centrocampista', per semplificare. Più o meno, come Boateng; un solista. Si dice che il bel Cagliari del povero Allegri giocava così: due punte e un trequartista; Matri (rieccolo) più X, e il trequartista era Cossu. Da Cossu a Kakà: giocatori differenti in tutto. Il povero Allegri si trova così (costretto o meno, che sia o non sia una decisione sua) a ricominciare tutto daccapo, nella stessa situazione di un anno fa. Rispetto ad allora ha Balotelli in più (mai visto così nervoso), El Shaarawy in meno. Ha recuperato De Jong, che è la vera tragedia nel roster rossonero, perché occupa la zona che si prese (per necessità) l'anno scorso Montolivo dopo il suo infortunio contribuendo e non poco alla risalita. Ha la stessa difesa, oltretutto dimezzata dagli infortuni e con pochissime (o nessuna) alternativa credibile ai titolari - specie ai centrali. Ha sostanzialmente abbandonato al suo destino anche Njang, che era sempre in campo nelle migliori prestazioni della scorsa stagione, tra gennaio e febbraio. Non ha più Boateng. Ha tra le mani, insomma, una squadra senza qualità, o con pochissime qualità. E la concorrenza è aggueritissima. Perciò si accettano scommesse sulla possibilità che il prossimo videomessaggio alla nazione abbia accento toscano: "D'accordo con la società, rinuncio allo stipendio fino a quando la squadra non comincerà a giocare a calcio". Purché ci sia anche per lui, come per Riccardino, il sostegno e l'affetto di tutti.

Mans