16 settembre 2013, Liberty Stadium, Swansea Per quanto ronzino acclarato, Jonjo Shelvey uccella di stile il pur bravo Mignolet |
Bravi soprattutto a convertire al nuovo verbo una paurosa manica di ronzini in campo: eponimo, lunedì sera, l'improbabile Jonjo [sic all'anagrafe] Shelvey, non rimpianto ex dei Reds, che ha segnato una rete e distribuito gli assist per le altre tre, di cui due, generosamente, agli attaccanti del Liverpool. 2:2 alla fine, un punteggio inusuale nella Premier mourinizzata di quest'anno (che viaggia a una media, antitelevisiva, di meno di due gol a partita). Soprattutto, una bella partita capace di coniugare la fitta rete di passaggi di prima al ritmo tipico delle squadre britanniche: un tiki taka, appunto, in salsa inglese, che a differenza dell'orrizzontalità ipnotica del Barça punta in verticale molto più spesso. Oltretutto proprio al termine di una settimana in cui le dichiarazioni di Piqué avevano infiammato e diviso l'universo calcistico spagnolo tra fautori e detrattori del tiki taka. La partita di Swansea mostra che esiste una terza via. Certamente più gradevole di quella mostrata dalla partita in contemporanea che si svolgeva a Parma tra due squadre più o meno equivalenti: là dove al Liberty Stadium si apprezzavano ritmo e qualità, al Tardini è andata in scena la solita partitella italica senza ritmo, spezzettata, con i giocatori che attendevano la palla sui piedi per fare il loro scattino interrotto dall'ancata o dalla pedata dell'avversario di turno. The times they are a-changin' ...
Azor