E così, senza nemmeno una Copa da lucidare in bacheca, adesso rimangono solo Venezuela ed Ecuador, ed è ragionevolmente difficile pensare che possano inaugurarla in tempi brevi: ha teoricamente una chance migliore l'Ecuador, che organizzerà il torneo nel 2023, mentre tra quattro anni toccherà al Brasile, che chiuderà così un'infinita kermesse politico-agonistica, dopo mondiale e olimpiadi.
L'attesa |
Già. Finalmente il Cile, nell'atmosfera rovente e premoderna del Nacional di Santiago - stadio 'antico', quasi completamente privo di copertura, e dunque spalancato sui cieli e orizzonti andini -, ha alzato l'ambìto trofeo, al termine di una lunghissima partita preceduta da una protratta esecuzione degli inni nazionali (un concerto, in sostanza), grazie alla freddezza dal dischetto dei suoi uomini migliori (irridente la battuta 'a scavetto' di Alexis), e grazie soprattutto all'ormai conclamata allergia della Pulga per questo genere di partite e di competizioni. Come Pelé, come Maradona, anche lui rischia di concludere la carriera senza un titolo sudamericano nel palmarés: a differenza di quei due satanassi, però, è tuttora privo di titoli mondiali, ed è impossibile misurare la sua indifferenza al riguardo.
Palloni scagliati in orbita |
Un'astinenza che stride clamorosamente, perché la sua generazione, a differenza di quella del Pibe, è considerata una delle più fenomenali nella storia del futebol argentino. E forse è proprio questo il problema. Messi, certo. Ma anche Aguero, Higuain, Tevez, Di Maria, Lavezzi, Pastore e quant'altri, troppi forse per riuscire a comporre e stabilizzare una linea offensiva di valore potenzialmente storico; anche perché, nonostante si frequentino da una vita, sono e restano fondamentalmente solisti, poco adatti alla convivenza (escluso Leo, che rimane comunque di spessore pedatorio indubbiamente superiore). Ma in mezzo al campo? Giocatori normalissimi (Biglia, Banega), il punto debole della squadra è (da anni) sicuramente quello; senza un reparto di mezzo d'acclarata qualità, un XI anche stellare difficilmente si consacra, e resta aggrappato alle pur sublimi capacità d'improvvisazione dei singoli. In più, tra i top-players c'è sempre qualcuno che inciampa e trascina nella caduta la squadra. E' toccato ieri sera al Pipita, che ha ciccato clamorosamente il suo rigore, esplodendolo in curva: una replica perfetta del penalty sapidissimo che mancò il 31 maggio nell'ultima di Serie A, al San Paolo, con grande gioia di Claudius Lotitus. Sarà meglio che impari, o che smetta di tirarne. Così come Di Maria ha replicato l'infortunio muscolare che gli impedì di proseguire il suo nobilissimo mondiale, l'anno scorso: sarà meglio che impari a controllare la propria corsa e a non superare limiti di velocità oltre i quali, evidentemente, il suo motore s'ingrippa.
Già ... |
Sicché, allo stato, alcuni di questi celebratissimi pedatori si tengono stretto il mondiale giovanile, vinto nel 2005 e nel 2007; altro per strada, con la maglia della Selección, non hanno più raccolto. E, del resto, l'Albiceleste era riuscita nell'impresa di mancare la finale casalinga proprio 4 anni fa, e prima ancora di perdere la finale del 2007 (contro il Brasile, in Venezuela), ma anche quella del 2004 (sempre contro la Seleçao, in Perù), e l'ultimo trionfo risale, com'è noto, al lontano 1993, ottenuto contro gli 'ospiti' messicani in Ecuador. Grazie al tremendismo sottoporta di Gabriel Omar Batistuta.
Già ... |
La finale di Santiago è stata di intensità altissima. Giocata - per dire - a un ritmo molto più alto della finale di Rio un anno fa. E il Cile ha meritato di vincerla, nonostante una scontata inferiorità tecnica ma grazie a un'organizzazione superiore e alla tigna di chi non vuole farsi fregare il portafoglio proprio a casa sua. Lì, al Nacional, La Roja aveva perso le gare decisive nelle edizioni del 1945 e del 1955, contro Brasile e Argentina; era uscito poi sconfitto da due finali comunque raggiunte - nel 1979, a opera del Paraguay, in tre partite, e nel 1987, contro il 'solito' Uruguay, a Baires. In una notte, contro un avversario teoricamente più grande, ha chiuso il baule dei brutti ricordi e l'ha portato in soffitta.
Intanto, le telecamere inquadravano lo sguardo di Leo (meno perso nel vuoto di quello che potemmo ammirare un anno fa). Stavolta più incredulo che assente. Coraggio Leo, due o tre occasioni ti restano ancora: mai dire mai.
Mans