Cartoline di stagione: 14° turno 2015-16
In dieci uomini si gioca meglio, disse un giorno Nils Liedholm, e quello che pareva essere un paradosso di circostanza divenne una delle sue frasi più celebri. Del resto, gli starà spiegando Boskov in qualche giardino del paradiso di Eupalla - dove i due (insieme ad altri) spesso si incontrano nel corso della passeggiata mattutina a far chiacchiere di pallone -, espulsione c'è quando arbitro sventola cartellino di colore rosso (variante di un'altra sua celebre massima).
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Già uscito dalla linea laterale del campo, tra un attimo Nagatomo tornerà negli spogliatoi del San Paolo. |
Già. Il big-match del San Paolo, il rendez-vous tra due XI che, finora, interpretavano le loro partite in modi così diversi da far dubitare che appartenessero allo stesso campionato, l'atteso partitone è finito, come spesso capita, con polemiche tipicamente 'latine', con la rabbia del Mancio per l'espulsione (a suo dire ingiusta: mezzo fallo e un rosso? assurdo) di uno dei giocatori peggiori tra quelli che ha in rosa: il giapponese Nagatomo. Il fattaccio accade agli sgoccioli del primo tempo, col Napule avanti di un gol, un Napule debordante a tratti, a tratti impreciso, visibilmente nervoso, ma attrezzato di un centravanti devastante - se mai l'aggettivo-participio presente può essere meritato da un protagonista della pedata contemporanea. Un Napule indiscutibilmente superiore, che gioca sempre di prima e in velocità (l'ormai solito, noto spartito di Sarri); la tensione, tuttavia va a discapito della precisione e dunque, costretta a difendere la sconfitta dall'alba della partita, l'Inter rientra negli spogliatoi con un solo gol sul groppone e un uomo in meno da ripresentare sul campo.
Già, non è un paradosso e si è visto. In quelle situazioni, le squadre forti - anzi, i giocatori veri, e dunque forti - non sono a disagio. Gli altri temono di avere già vinto ma purtroppo c'è ancora da correre giocare faticare, e non sanno più se attaccare, difendersi, tener palla. Si smarriscono nelle proprie inattese incertezze, perché non sanno bene come si comporterà l'avversario. Lo scacchiere è andato in pezzi. La partita a scacchi è finita, anzi è stata interrotta e ora ne inizia un'altra. L'Inter (che non ha un 'gioco' organizzato per attaccare coralmente) può affidarsi ai suoi incursori, uomini di talento, solisti, egoisti ma pericolosissimi. Specie quando e se non c'è nulla (più nulla) da perdere.
Higuain sfonda una seconda volta, sventrando letteralmente il cuore della granitica difesa nerazzurra. Gigantesco. Poi Ljajic, con un tiretto che riesce a passare senza deviazioni tra diverse paia di gambe, accorcia, ed ecco che la partita, per l'Inter, è in discesa ripidissima. Il Napoli ha le vertigini e l'ansia, mostra di non saper gestire la tensione, sbaglia tutto (passaggi, posizioni, tempi di gioco), non attacca e non difende, non pressa e non arretra. Si offre inerme all'Inter e a uno stadio terrorizzato.
Per puro caso non finisce due a due. Due pali nelle ultime due azioni, ecco il bottino ospite. I sapientoni, finalmente, si azzardano ad affermare che l'Inter "è da scudetto". Ma è stata una partita 'sui generis', probabilmente irripetibile.
Restano i dati. Contro la prima e la terza in classifica, il Mancio (ora secondo) ha fatto zero punti.
Intanto, da dietro, il rombo del diesel bianconero è sempre più vicino e preoccupante. La Roma si va sfaldando more solito, se non cambia guida adesso rischia di uscire da tutte le giostre. Il Milan è in officina, Sinisa sta cercando di assemblare il suo prototipo con quel che ha, e a San Siro sabato sera la gente è tornata a divertirsi. Non accadeva da anni.
Non accadeva da anni, già. Il nostro campionato, quest'anno, è forse il più divertente d'Europa.
Mans