Stacco imperioso: chapeau! |
Sorprese, sì, ma l'effetto sorpresa prima o poi svanisce. Per l'Islanda ai quarti. Per il Galles in semifinale; mentre definire 'sorpresa' l'Italia è un controsenso logico e storico; e lo stesso dicasi (ma in negativo) per l'Inghilterra. I Dragoni sono stati infilzati agevolmente dalla Lusitania, come il risultato classico (conseguito già nel primo tempo) lascia intuire. Bene o male, il protagonista è sempre lui, il numero sette: la sua squadra vince la prima partita nei 90 minuti (la prima su sei) e pesca il biglietto per Saint-Denis. Cristiano ha fatto un bel gol. Molto simile, anche nella dinamica dell'azione, a quello che Pelé segnò all'Italia nella finale del 1970 (per il confronto: qui Pelé, qui Cristiano), e va giustamente lodato. Prima, aveva fatto ridere, per le continue proteste e per un goffo tentativo di rovesciata. Ma il suo calcio solipsistico prevede ogni tanto qualche bel colpo, anche se spesso superfluo nell'economia dei singoli match, specie se di qualche importanza; mercoledì sera, l'eccezione ha confermato la regola. Con ciò, che oggi lo si esalti per il primato dei gol realizzati nelle fasi finali del campionato d'Europa è semplicemente comico. Dei suoi tanti celebratissimi record, il più inutile e forzato è certamente questo.
L'assenza di Ramsey ha pesato molto, specie sulla capacità di creare pericoli da parte dei gallesi. Restava il solo Bale, a cantare e portare la croce: ha fatto quel che poteva, certo non aiutato dalla rude scarponaggine dei suoi compagni (Robson-Kanu ha fatto intravedere il motivo per cui in Francia è arrivato senza lo straccio di un ingaggio), superati (nemmeno troppo alla lunga) dalla migliore qualità tecnica degli avversari. Il suo torneo è però da giudicare, nel complesso, eccellente. Uomo-squadra.
Neuer è gigantesco, ma Griezmann lo beffa con tocco lieve |
I francesi sapevano, nel comporre il tabellone, che l'impatto con la Germania ci sarebbe stato in semifinale. Se c'è da perdere coi tedeschi - avranno pensato - meglio che ciò non accada a Parigi (l'evento avrebbe un impatto simbolico inquietante), ma - eventualmente - nella più defilata Marsiglia. Non è accaduto, la Francia prevale e ringrazia le raffinate qualità di Griezmann e la propensione a gioco contronatura di una Mannschaft declinante, che davanti ha solo fantasmi e roboticamente manda al cross (per chi?) gli esterni di difesa, che a loro volta assi non sono. Ecco: l'undici nettamente inferiore alle attese rispetto a due anni fa è stato proprio quello di Gioacchino Manicarrotolata: troppo bayernizzato e guardiolizzato, privo di attaccanti affidabili (Gomez, si sa, tende a marcar visita - come Khedira -, e Podolski viene ormai convocato solo per gestire i selfie e tenere allegra la truppa), con leggende al tramonto (Schweinsteiger, Özil), e altri pezzi da novanta in crisi d'identità (Götze, Müller) o inconsistenti (Draxler). Niente doppietta (mondiale più europeo), probabile fine di un ciclo.
Domenica sera, dunque, finale burocratica a Saint-Denis. Naturalmente i media hanno già scelto il tema, Griezmann contro Cristiano, la rivincita della finale di Champions e così via; ovviamente, la voglia di parlare di calcio non c'è. Anche noi ne abbiamo poca, in fondo. E allora diciamo solo che non si vede come il Portugal possa intralciare la marcia dei francesi verso la gloria pallonara sempiterna e il terzo titolo europeo. Non si vede, ma non è detto che un 'come' non ci sia e faccia capolino nella notte di Parigi.