L'atmosfera incantevole di una notturna (invernale) al Goodison Park |
In Spagna, invece, il gioco è mediamente meno gradevole rispetto all'Inghilterra: più tecnico, forse, ma meno fluido e intenso; soprattutto, ormai squilibratissimo per l'abissale differenza di valori tra le due società maggiori e le altre. Non vince chi fa più punti ma chi ne perde di meno: due li ha lasciati al Valencia (terza "forza" da anni a distanze abissali) il Real, in casa. Il Barcellona, invece, ha dato gas in un solo quarto d'ora, allenandosi con il Real Sociedad. Lo scadimento degli sparring partners è preoccupante, e non è un caso che Sky in Italia non abbia riacquistato i diritti televisivi di un campionato sempre meno divertente.
Come era prevedibile, fatica invece il PSG, per il quale è tornato in auge lo scioglimento dell'acronimo datone da "Libération" fin dai tempi di Wiltord, Cauet e Guivarc'h: PSG = Pas Sûr de Gagner [vedi]. Come direbbe mastro Arrigo, è un insieme di solisti difficile da fare giocare come una squadra. Carletto nostro avrà molti problemi per tentare l'impresa e non è detto che ci riesca. I campioni sono solo due: Ibra e Silva; più un altro che ha tutta l'aria di poterlo diventare come Verratti. Gli altri sono dei mezzisangue sopravvalutati: i vari Pastore, Lavezzi, Lucas, Menez, etc. Nel mazzo ci sono dei buoni giocatori come Sirigu e Motta, ma anche una manica di ronzini a cominciare dalla paurosa linea difensiva. Faticherà in campionato - un torneo di caratura ancora improbabile, dove Ajaccio e Lorient mostrano di essere al livello di compagini di centroclassifica della Championship o della nostra B - dove peseranno soprattutto i gol di Ibra e quelli impediti da Silva. Ma temo che non reggerà il confronto con gli squadroni europei. Non basta collezionare le figurine per costruire una squadra, e Leonardo, aldilà dei petrodollari, non pare ancora maturo nel ruolo di dg vincente. Può sembrare un paradosso, ma è una rosa che - a mio avviso - andrebbe rifondata.
21 agosto 2012, Goodison Park di Liverpool Marouane Fellaini stampa sul palo il pallone dopo un'irresistibile serpentina che ha steso Michael Carrick e impietrito David De Gea |
Sarà un caso, ma in questa decade ferragostana le squadre di blasone che hanno vinto sono anche quelle che cercano il gioco attraverso la costruzione, il ritmo, la fluidità della circolazione e del possesso della palla: la Juventus di Conte, il City di Mancini, il Barcellona ereditato da Villanova (che ha il merito di porsi nel solco guardioliano). Qualche colpo a vuoto lo hanno dato invece il Chelsea (della cui vittoria in trasferta a Wigan ho visto solo gli HL, ma che ha perso male il Communty Shield), lo United e il Real, che continua a soffrire i limiti tattici del gioco di Mourinho, sostanzialmente "reattivo" come quello di Di Matteo e Ferguson. Tra domani e domenica scenderanno in campo l'Udinese di Guidolin, la Fiorentina di Montella e la Roma di Zeman, per chi ama il bel calcio. Un gettone lo metto anche sulla Benemata di Stramaccioni, ma solo per fedeltà ai colori, perché il progetto mi sembra ancora molto in fieri.
Azor