12 agosto 2012, Allianz Arena, Monaco Mario Mandzukic contende una palla di testa a Neven Subotic. Il croato ha debuttato nella sua nuova squadra con un gol al 6° |
Ho visto invece la finale italica [scheda] e quella albionica [HL | FM] e ne ho tratto alcune buone sensazioni. Quattro tecnici italiani, due dediti al "gioco giocato", per dirla con Cesare nostro, e due più legati alla tradizione del gioco all'italiana. I primi avevano vinto la lunga marcia dei rispettivi campionati, i secondi le coppe nostrane e, Roberto Di Matteo, la Champions. In gara secca, ed entrambi in rimonta, questa volta hanno prevalso Antonio Conte e Roberto Mancini, anche se hanno certamente pesato le (peraltro ineccepibili) espulsioni che hanno costretto in dieci il Chelsea per 50 minuti e in nove il Napoli per la mezz'ora supplementare.
La qualità del gioco, affidata a campioni di vario calibro, è stata adeguata all'occasione e - val la pena rimarcarlo - il calcio italico non ha sfigurato al confronto, anzi. Le partite sono state entrambe belle: emotivamente più intensa quella di Pechino, agonisticamente più tirata, fino all'ultimo, quella di Birmingham. Merito degli interpreti, dai Cavani e Pandev ai Torres e Lampard (per dir solo dei perdenti), ma anche di chi li ha messi in campo. Una partita non può far testo, ma certo piace rilevare come abbiano prevalso, alla fine, le squadre che hanno cercato costantemente di costruire il gioco.
12 agosto 2012, Villa Park, Birmingham Carlos Tévez sgancia al 53° la sua bomba destinata all'angolo alto di sinistra della porta di Petr Čech. E' il gol del sorpasso del City |
Sei gol a Pechino e cinque a Birmingham (e tre a Monaco) rivelano anche una felice tendenza realizzativa, specchio di un gioco meno speculativo rispetto a un passato anche recente. Certo, Walter Mazzarri e Roberto Di Matteo sono culturalmente portati a un gioco di rimessa ("reattivo", direbbe Wilson), che insegue la posizione più che il possesso. Ma entrambi, ovviamente, non rinunciano alla ricerca del gol, anche se Torres non ha la potenza devastante di mettersi sulle spalle la squadra che aveva Drogba e il nuovo arrivato Hazard è apparso ancora spaesato; anche se la volate di Lavezzi restano probabilmente insostituibili e Pandev ha limiti caratteriali (come si è visto) e realizzativi che alla lunga peseranno.
Per concludere, provvisoriamente come è opportuno sulla soglia della stagione: il calcio di élite del continente è partito col piede giusto, proseguendo nella traccia culturale lasciata dal grande Europeo di giugno. Perseguendo il gioco giocato. Speriamo che in corso d'opera lasci un po' indietro anche il calcio sguaiato e isterico.
Azor