30 giugno 2013, Estadio do Maracana, Rio de Janeiro Le menti: Carlos Alberto Parreira abbraccia Luiz Felipe Scolari |
Il Brasile non ha giocato secondo tradizione ("jogo bonito" e amenità del genere), ma secondo i dettami più avanzati del calcio attuale. Ha giocato all'europea. Meglio: come il Bayern di Heynkes, che è stato evidentemente ben studiato, vivisezionato e illustrato ai giovani verdeoro. La prima mezz'ora è stata tra le più belle della stagione 2013. La fase difensiva cominciava da Fred, Neymar e Hulk, che impedivano alla Spagna di avviare il gioco nella sua metà campo: un pressing spettacolare [che si può rivedere qui]. Appena gli iberici perdevano palla scattava una ripartenza fulminea, travolgente. Fred ha giocato come Mario Mandžukić, una partita impressionate, da area ad area. Anche Neymar ha smesso i panni del fenomeno per assumere quelli del campione. Si è fatto un mazzo in mezzo al campo, e ha segnato un gol per il quale Paolo Condò ha scomodato nientemeno che il paragone con l'"artistica violenza" del regista John Woo e del "suo iper-realismo": che, in effetti, ha fatto secco Casillas.
Il braccio: Neymar "John Woo" ha appena stecchito Iker Casillas |
La partita - oltre che molto bella - segna un punto di discontinuità: la Roja è battibile. Ad Euro 2012, dapprima l'Italia dei gironi (con il muro di centrocampisti) e poi il Portogallo della semifinale (con un pressing asfissiante) avevano mostrato la via. Studiando il Bayern (e anche il Borussia di Kloppo) contro le due regine spagnole, Parreira e Scolari hanno trovato l'assetto capace non solo di inibire ma anche di soverchiare il gioco degli spagnoli.
Per i campioni del mondo si apre il problema del ricambio generazionale (Casillas e Xavi costituiranno lo snodo più delicato, a occhio) per provare a rilanciare la supremazia che dura dal 2008. Il grande merito della coppia di CT brasiliani è stato di quello di aver trasformato - in cinque sole partite, sfruttando al massimo le potenzialità che offriva il torneo - una raccolta di belle figurine in una squadra. Certo non ancora invincibile, certo ancora perfettibile, ma capace di superare in un filotto Italia, Uruguay e Spagna. In casa, ok. Ma lo sarà anche tra 12 mesi ...
Azor