13 aprile 2014, Anfiled, Liverpool Il pallone, le telecamere, l'emozione intraducibile |
Degna cornice di una partita bellissima, vinta dal Liverpool sul City, grazie anche alla spinta ambientale e allo spirito del momento. Match, peraltro, non decisivo: importante per installare i Reds in testa alla classifica, ma non ancora risolutivo per il titolo di una Premier mai così appassionante come in questa stagione del dopo Ferguson.
Al secondo anno della guida di Brendan Rodgers, il Liverpool sta fiorendo al pieno delle sue possibilità (e dei suoi limiti). Sul giovane allenatore nord irlandese torneremo nei modi dovuti a un profilo che si annuncia grande: il mainstream giornalistico lo etichetta come "allievo di Mourinho" solo perché era allenatore delle giovanili del Chelsea quando il portoghese guidava la prima squadra; in realtà, Rodgers ha un'idea di gioco (palesata negli anni di Swansea) molto diversa da quella di José, da cui ha appreso semmai insegnamenti importanti per la gestione del gruppo e la valorizzazione dei singoli (per dirne una, quella di Coutinho, che ha rischiato di vedersi rovinata sul nascere la carriera dall'incompetenza nerazzurra).
Restiamo qui, brevemente, ai 90 e passa minuti di ieri. Scandibili in tre atti. La prima mezzora nel segno della consueta furia rossa, incontenibile per velocità, imprevedibilità e concretezza: 2:0 al 26°. La seconda mezzora in cui i Citizens hanno ripreso in mano il gioco e sono rientrati pazientemente in partita, grazie non solo alla qualità dei singoli (su tutti Silva) ma alla determinazione d'insieme, che ha sfruttato le (persistenti) incertezze difensive dei Reds (42 gol subiti in 34 partite): 2:2 al 62°. Nell'ultima mezzora sono saltati gli schemi e ha trionfato l'epos: a pesare non potevano non essere gli errori e le imprese dei singoli. Silva ha sfiorato la terza rete, Kompany ha ciccato un pallone e il giovane Philippe Coutinho ha segnato il gol più importante e forse più bello della sua precoce carriera di 21enne.
Un pomeriggio memorabile, per chi ha avuto la fortuna di esserci e per chi l'ha vissuto in diretta televisiva. E' raro che un match di vertice in Premier deluda le attese di spettacolo e di agonismo, ancora meno che si risolva nel tatticismo speculativo. Perché è vissuto come un tributo: al football e a chi lo ama come beautiful game.
Azor