5 aprile 2014, Stadio "Giuseppe Meazza", Milano La Nemesi |
E' un po' di tempo - esattamente dal 27 maggio 2013 [vedi] - che non scriviamo di Inter su Eupallog. Per due motivi principalmente: come avevamo previsto (e non ci voleva molto), la squadra, affidata a Mazzarri, non ha combinato nulla di significativo sul piano dei risultati; gli effetti del passaggio di proprietà da Moratti a Thohir cominciano solo in queste ultime settimane ad essere perscrutabili e dunque a essere commentabili (dopo che da ottobre a oggi si sono affastellate solo millanta illazioni sulla stampa).
Ma partiamo proprio da Diego Alberto Milito, cui tutti gli appassionati della Beneamata (quorum ego) sono affezionati per le gesta eponime del Maggio 2010. Pochi però amano ricordare come il nostro eroe, alzando la Coppa nel ventre del Bernabeu, chiese in Mondovisione un aumento di stipendio. Facciamo allora due conti, a bilancio del quadriennio che è da allora intercorso. Diego ottenne subito l'aumento: i costi sono noti, 4,5 milioni netti a stagione (è il più pagato in rosa), cioè 9 lordi nel bilancio della società. In quattro anni l'ex bomber è dunque costato 36 milioni. A fronte di 115 partite giocate, 45 gol e 8.084 minuti in campo in gare ufficiali. E 3 soli trofei, nella declinante stagione 2010-2011: Mondiale per Club (terzo gol nella semifinale con il Seongnam, e 88' in finale senza reti), Coppa Italia (gol del 3-1 dopo essere subentrato all'87°) e Supercoppa italiana (in campo per 90' ma senza reti). Se vogliamo essere crudi: 12 milioni di euro a trofeo, 800.000 euro per ogni gol segnato, 313.000 euro a partita, 4.453 euro a minuto giocato.
Proseguiamo con qualche conto sugli stipendi percepiti (a libro paga societario) negli ultimi quattro anni dagli eroi del Triplete: Cambiasso 32 (4 netti stagione); Zanetti, 20 milioni (2,5 netti); Chivu 16,8 (2,1 netti); Samuel 16 (2 netti); Castellazzi, 4 milioni (0,5), per indicare solo i giocatori in rosa (senza contare cioè gli Stankovic, etc., degli anni trascorsi). Nota bene: non intendo fare il solito discorso moralista su quanto guadagnano i calciatori di fronte a chi non arriva, come sul dirsi, a fine mese - lo stato attuale del capitalismo è questo. Il discorso riguarda la società, cioè la dirigenza. Quella Moratti.
Apriamo i libri contabili. Stagione 2011-2012: ricavi 205,8 milioni di euro, costi 320, stipendi 166,4, risultato netto di esercizio -89,8, debiti netti 301,3, patrimonio netto 96,8. Stagione 2012-2013: ricavi 177 milioni di euro, costi 274,3, stipendi 133, risultato netto di esercizio -82,7, debiti netti 293, patrimonio netto -0,3. Si noti bene l'ultima cifra perché spiega i problemi attuali di Thohir: dovendosi accollare i debiti di Moratti non ha un patrimonio su cui accreditarli, a meno di ipotecare le strutture (da Appiano Gentile alle altre); per questo sta facendo "finanza creativa" con le banche asiatiche che dovranno garantirgli il credito, ipotizzando espansione del marketing (contratti TV, amichevoli, magliette e brand vari) in quell'area. Non sarà facile, e per questo ha chiesto a Moratti una dilazione sui tempi di subentro nel frasi carico dei debiti societari.
Per favorire l'espansione asiatica del marchio Thohir ha bisogno che l'Inter si qualifichi per l'Europa League dalla porta principale (4° posto): altrimenti si svaluta il "brand" e la (remunerativa) tournée americana di fine luglio inizio agosto diventa impossibile (con un 6° posto). Per questo il povero Mazzarri è sulla graticola. A sei partite dal termine della stagione il bilancio agonistico è peggiore di quello dello scorso anno. Non ci voleva molto a immaginarlo [ri-vedi]: l'allenatore è di caratura modesta, nonostante quel che dice(va) l'emulsione giornalistica. Perfettamente adeguato alla mediocrità attuale della rosa, peraltro. L'idea di calcio di Mazzarri è ormai archeologica rispetto a quella che si gioca in Europa: non solo a livello di Bayern o Chelsea, ma anche di Southampton o Celta Vigo. In altri termini, Mazzarri incarna perfettamente l'arretratezza culturale del calcio italiano rispetto a quello concorrente oltre frontiera.
Un destino segnato |
L'idea di Thohir è quella di svecchiare finalmente la rosa, fare rientrare i giovani di valore che sono in prestito altrove, innestare alcuni anziani di esperienza nei reparti: Vidic per la difesa, un centrocampista al posto di Cambiasso e una punta che garantisca la doppia cifra al posto di Milito. Per arrivare a questi sacrificherà un paio di giocatori tra Handanovic (che ha Bardi alle spalle), Guarin (Duncan), Alvarez (Botta), Ranocchia (Vidic/Rolando) e, se necessario, anche lo stesso Icardi: diciamo 30 milioni almeno in entrata, per spenderne al massimo 40 in uscita, e andare in pari a bilancio con le plusvalenze.
A quel punto si ripartirà con un progetto tecnico nuovo. E' ovvio che il destino di Mazzarri è già segnato: le dichiarazioni presidenziali sono solo di facciata per non precipitare la situazione nelle ultime partite della stagione. A ben guardare, Thohir arriverà là dove Stramaccioni aveva proposto a Moratti esattamente un anno fa di arrivare (fare fuori la vecchia guardia, puntare su giovani di qualità e su un impianto di gioco europeo). Quest'ultimo non ebbe il coraggio di sacrificare i suoi veterani, perché è un danaroso sentimentale. Thohir ha il vantaggio di poter tagliare i ponti e ripartire. Se saprà azzeccare il nuovo tecnico l'Inter potrà puntare ad arrivare a -20 anziché a -40 punti dalla Juventus, e magari guadagnarsi l'Europa League dalla porta principale. L'attraversata del deserto è appena cominciata. Ahi noi.
Azor
Fonti: Internazionale FC - Gazzetta dello Sport - Transfermarkt - FC Internews