Cartoline di stagione: 11° turno 2013/2014
26 ottobre 2012, Camp Nou, Barcellona Il Cavaliere pallido ha giocato la sua ennesima partita siderale |
Cartolina insolitamente lunga, questo week end, dal Camp Nou [card] per segnalare una delle più belle partite della stagione. Avevamo ammirato un
grandissimo Bayern annichilire a inizio mese il City in trasferta [vedi], qualche
bella partita dell'Arsenal, soprattutto quella con il Napoli. E poco più.
Soprattutto il secondo tempo del clásico,
intensissimo, ha tenuto fede alle attese, mostrando il meglio che possano
offrire attualmente il Barça e anche il Real: un Iniesta a livelli siderali, un
Neymar che si è annunciato con un gol e un assist, alcuni bei giovani del Real
(Carvajal, Illarramendi, Jesé), varie occasioni blancas sventate da un eccellente Víctor Valdés. La scelta del Tata
Martino sembra rivelarsi azzeccata: la squadra viaggia in testa sia alla Liga
sia al girone di Champions senza particolari patemi (2 soli pareggi in 13
partite); la qualità del gioco è migliore, più brillante, rispetto all'opacità
della seconda stagione; certo, non è più quello guardiolano del biennio hapax 2009-2011; ma la memoria di quegli
automatismi vertiginosi (triangolazioni in area, continuum tra pressing e possesso) riemerge a sprazzi, come nel
secondo tempo del clásico. La ricerca
di Martino è quella di nuove soluzioni (in primo luogo i lanci lunghi);
soprattutto appare voler coniugare le qualità ormai assodate con un maggiore
pragmatismo, che si risolve in un atteggiamento più attendista della squadra,
con baricentro più basso, e nell'innesco di ripartenze veloci negli spazi,
lanciate da Iniesta in modo superbo e finalizzate non solo da Messi (sabato
sera apparso un po' in tono minore) ma anche da un umilissimo Neymar. Non si
vede al momento, in Europa, a parte il Bayern, un'altra squadra così
equilibrata e così bella.
Più complesso, ovviamente, il discorso che riguarda il Real.
Le macerie lasciate da Mourinho sono ancora fumanti e la storia dice che le
squadre che il portoghese abbandona dopo averle prosciugate di ogni risorsa
nervosa (Porto, Inter, Chelsea e ora Real) faticano a lungo prima di rimettersi
in piedi. Carletto nostro sembra avere le qualità (saggezza, esperienza,
bonomia, oltre che sapienza tattica e gestionale) per poterci riuscire. Il
problema è che, oltre alle macerie lusitane, la rosa è stata indebolita da un mercato
di immagine più che di sostanza: la vendita, senza sostituzioni adeguate, di
uno dei tre migliori assistman di questi anni (Ozil, al pari di Iniesta e
Totti), di un grande centravanti capace come pochi di fare reparto da solo e di
creare spazi per chi arriva da dietro (Higuain), oltre che di alcune riserve di
qualità come Callejon, Albiol e lo stesso Kakà, non ha trovato compenso tattico
alcuno. Né Bale, né Isco né Illarramendi hanno le caratteristiche per colmare
le partenze di Ozil e Higuain. E le difficoltà di creare gioco e pericolosità
lo confermano.
Altro che sopracciglio ... |
Come da copione, la stampa spagnola ha scatenato un uragano su Ancelotti dopo la sconfitta (di misura): l'epiteto più
garbato che ha ricevuto è stato quello di "miedoso" (fifone, pavido)
per aver schierato Sergio Ramos centromediano e Gareth Bale centravanti. Ora,
tutto possiamo dire di Carletto, tranne che sia un fesso e che non sappia il
fatto suo. A differenza di chi si limita a guardarla, gli allenatori sanno che
una partita dura 95 minuti e che si schierano 14 giocatori lungo quell'arco di
tempo. Il nostro ha ritenuto che il Barça si sarebbe lanciato all'attacco nel
primo tempo (come poi è stato) e ha schierato tre attaccanti capaci di involarsi
negli spazi (Cristiano, Bale e Di Maria): indisponibile Xavi Alonso, ha messo
al suo posto Ramos, col risultato che il Tata ha subito dovuto esiliare Messi
sulla destra. Passata un'ora e placatasi la furia blaugrana, ha operato i
cambi: prima il più giovane e fresco Illarramendi, per cominciare a tessere il
gioco nella metà campo altrui, poi Benzema quando gli spazi si sono ristretti e
il gattone poteva provare a dare il suo meglio (e infatti: terrificante
traversa che meritava il tripudio dell'incrocio), e infine il promettentissimo Jesé, che ha
pure segnato. Con questo assetto il Real ha fatto tremare più volte Valdés e
avrebbe meritato il pari. Questo dice l'analisi tattica: il resto è mancia
mediatica.
Semmai ci sarebbe da alzare il velo su uno dei molti luoghi
comuni: checché si strombazzi, il Real ha pochi campioni in rosa, ed
è semmai zeppo di giocatori sopravvalutati. Campione era Casillas, ma si è
appannato, e lo sono solo Ramos, Xavi Alonso, Ronaldo e, in potenza, il giovane
Isco. Ma ci fermiamo qui. Sopravvalutati a vario titolo sono Diego López,
Modric, Bale, Khedira, Di Maria e Benzema: ottimi giocatori, ma non dei
campioni che sappiano fare la differenza. La linea di difesa, poi, è composta
da ronzini, da Pepe e Arbeloa a Coentrao e Marcelo. Ci sono invece dei
promettentissimi giovani oltre a Isco: Varane e Carvajal, Illarramendi, Morata
e Jesé. Carletto nostro si sta misurando con questi limiti, oltre che con le macerie
e il contesto ambientale. A naso ne saprà uscire vincitore alla lunga. Ha vinto
ovunque e vincerà anche a Madrid: magari a cominciare proprio dalla Décima.
Azor