La Südtribüne dell'Iduna Park (più noto come Westfalenstadion): impressionante muro giallonero |
Epocale, certo, la rotta del Barça in Baviera. Peggiore, per la palese e totale dimostrazione di inferiorità, il disastro madridista a Dortmund. Per l'ennesima volta, Mourinho ha mostrato la propria inconsistenza. In tre anni non è stato capace di fare dei Blancos una squadra capace di variare temi e atteggiamenti tattici, di esibire una riconoscibile identità. Del resto lui, The Only One, progetta di essere la sola riconoscibile identità degli XI che guida. L'eroe delle fortezze assediate. Il calcio, invece, è sempre altrove. Le memorabili scoppole subite dal Barça del Pep sono persino poca cosa rispetto alla lezione subita al Westfalenstadion. Di fronte non c'era la squadra più celebrata del pianeta, il Gigante da abbattere, il rivale storico e presuntuoso. C'era una compagine costituita da uomini che difficilmente (esclusi un paio) troverebbero posto nella panchina del Real. E che al Real hanno impartito una lezione di gioco, di organizzazione, di modernità, rendendo giustizia al lavoro di Klopp (quest'anno dedito solo al torneo continentale, e giustamente: i piatti della Bundesliga, per questo ciclo, potevano bastare) e esibisce nudo al futuro il calcio del Real e del suo magnifico entrenador, che forse anche quest'anno riusciranno nell'impresa di alzare la Copa del Rey (ma non è detto) e nulla più. Per buona sorte del club, il portoghese se ne andrà.
24 aprile 2013, Signal Iduna Park, Dortmund
Borussia Dortmund - Real Madrid CF 4:1 (1:1)
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